PICCOLA PAZZA

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Lui mi urlò: "Mamma non rompere!" Cavolo quanto era scontroso quel ragazzo. Bussai più forte di prima e lui finalmente aprì la porta.

Mi fissò qualche istante, e poi gli comparve un sorrisetto sul volto. Io cercavo di evitare il suo sguardo.

"Ah sei tu, che vuoi?" Non c'erano dubbi, mi voleva provocare, ma io non avrei reagito, non oggi, non qui.

"Tuo padre ha detto che è quasi pronta la cena, dovresti scendere" Lui mi squadrò poi con tono annoiato si voltò, mentre stavo per allontanarmi parlò.

"Perché non mi guardi?" Io ero scioccata. Perché dovrebbe interessargli se lo guardo o no? Subito dopo continuò dicendo: "Vuoi giocare al gioco del silenzio?... Sai che perderesti miseramente"

"Questo lo dici tu" Controbattei subito girandomi e incrociando lo sguardo con quei suoi occhi color carbone.

"Hai appena perso" Mi disse sbuffando e con il solito sorriso beffardo stampato in faccia.

"Io non stavo giocando con te" dissi facendogli l'occhiolino e poi girandomi nuovamente per andarmene. Lui mi afferò il polso e mi portò vicino a lui. Sembrava che mi volesse dire qualcosa, ma non lo fece, si limitò a fissarmi. Avevo le guance in fiamme. Ma cosa stavo facendo?

"Credo che dovremmo scendere adesso" Lui mi guardò e annuii, scendemmo le scale e prendemmo posto al tavolo. Non aveva mai smesso di guardarmi.

La serata fu molto tranquilla e piacevole, la passammo a ridere e scherzare. Tutte le volte che i nostri sguardi si incrociavano sentivo un brivido sulla schiena. Pensai a ciò che mi aveva detto Noah, ero persa nei miei pensieri e non mi resi conto che la sig.ra Wilson mi aveva fatto una domanda. Mi girai verso di lei.

"Scusi non ho sentito la domanda..." Lei mi guardò sorridente e ripetè ciò che aveva detto.

"Da quando sei tornata ti sei fatta degli amici?"

"Sì, ho conosciuto due ragazzi molto simpatici" Avevo un sorriso stampato in faccia mentre parlavo di loro, mio padre intervenì.

"Uno dei due è più di un amico" Mio papá fece una risatina e Abby disse subito:

"C'era da aspettarselo da una ragazza così bella" Sorrisi a quel complimento, quando lo guardai sembrò quasi infastidito, cavolo era veramente bello.

Finita la cena io e papá tornammo a casa, eravamo esausti e andammo a dormire. Durante la settimana seguente non era successo niente di speciale tranne la verifica di matematica e l'interrogazione di inglese. Io e Noah ci stavamo conoscendo meglio e passavamo molto tempo insieme. Lui aveva conosciuto mio padre e con enorme gioia andavano molto d'accordo. Brad non si era fatto vedere tutta la settimana, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine. Lui andava a scuola un giorno si e gli altri sei no. Era venerdì e quando tornai a casa mio padre mi disse una cosa che mi fece rimanere un po' male.

"Hey tesoro... mi hanno chiamato e devo andare via per una settimana... mi dispiace non poter passare insieme quel giorno" Si riferiva al compleanno di mamma. Il giorno dopo, il sabato, sarebbe stato il compleanno di mia mamma, ne avrebbe compiuti 45. Sentii un pezzo del mio cuoricino rompersi. Sapevo che mio papá lavorava per il bene del mondo e lo dovevo accettare, l'ho sempre fatto e sempre continuerò a farlo.

"Tranquillo papá non importa... mamma non avrebbe mai permesso che tu non andassi a lavoro se avessero avuto bisogno del tuo aiuto, nemmeno il giorno del suo compleanno" Lui mi baciò la fronte ed iniziò a preparare le valigie. Ormai era sera e mio padre se ne era andato, andai a letto, non ero pronta ad affrontare il giorno seguente.

Quel giorno mi svegliai alle 13:00, non mangiai niente, avevo lo dtomaco chiuso. Presi un album delle foto e iniziai a sfogliarlo. Le lacrime mi scendevano dalle guance, cavolo mi mancava così tanto! Passai tutto il pomeriggio a piangere guardando foto e video della nostra famiglia. Eravamo così felici e spensierati, ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco. Non ce la facevo più!

Approfittai dell'assenza di mio padre per uscire a fare un'enorme cazzata. Luke e Noah non potevano uscire, avevano un'importante partiita di calcio. Mi vestii con un vestito un po' corto, mi stava benissimo, misi i miei anfibi, mi truccai un po' e uscii. Sapevo che oggi c'era una festa a casa di questo ragazzo, in realtá non sapevo nemmeno il suo nome, ma sapevo che erano tutti lì.

Era piuttosto vicina a casa mia e quindi decisi di andarci a piedi. Quando arrivai corsi verso gli alcolici e ne bevvi abbastanza da farmi dimenticare di tutti i miei problemi. Andai in pista e iniziai a ballare, sentivo che molti ragazzi mi guardavano. Tutti sapevano che stavo con Noah, aveva messo le cose in chiaro giá da un po' ormai, ma tutte quelle attenzioni mi piacevano. La mia testa stava girando, cavolo se mi piaceva! Io mi muovevo in modo sensuale e sentii un ragazzo avvicinarsi e sussurrarmi:

"Se vuoi puoi continuare questo balletto in camera mia... magari senza vestiti" Sarò stata anche ubriaca ma non ero stupida.

"Scordatelo brutto schifoso" Lo spinsi via, ma lui mi afferrò il polso e cercò di portarmi con lui. Una voce profonda dietro di noi mi fece rabbrividire.

"Hai sentito la ragazza? Ha detto che non vuole venire nella tua fottuta camera" Il ragazzo incredulo guardò me e poi Brad, abbassò lo sguardo e andò via.

"Che stai facendo ragazzina?" Io stavo barcollando, forse avevo bevuto troppo.

"Credevo di averti giá detto di non chiamarmi ragazzina" Dissi con tono sarcastico, lui alzò un sopracciglio e mi prese il polso avvicinandomi a lui.

"Sei ubriaca piccola pazza?" Non so se era l'alcool a parlare, ma cavolo se era sexy. Con quei riccioli ribelli che gli cadevano sulla fronte e quel sorrisino così provocatorio.

"Io non sono ubriaca e adesso lasciami" Stavo per cadere, ma lui mi prese per i fianchi impedendolo. Ci guardammo fissi negli occhi, ero diventata tutta rossa.

"G-g-grazie" Balbettai, cavolo se mi fosse venuta un'altra volta l'idea di ubriacarmi qualcuno avrebbe assolutamente dovuto impedirlo, ero patetica. Mi prese di peso e mi portò fuori, mi mise a sedere sulla sua moto.

"Adesso torniamo a casa, mia madre non mi perdonerebbe mai se ti lasciassi qui in questo stato... soprattutto con dei pervertiti del genere" Nel suo tono di voce potevo percepire una leggera gelosia, ma perchè? Lui mi mise il suo casco e mi disse di aggrapparmi a lui.

"Sei sicuro di voler dare il casco a me? E tu poi come farai?" Lui scoppiò in una risata, mi stava prendendo in giro.

"Io non metto il casco, adoro rischiare" Mi fece l'occhiolino, scosse la testa e partii. Mi portò a casa sua, salimmo le scale e mi portò in camera.

I LOVE MY ENEMYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora