Capitolo 7

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Sono le sette di mattina e io sono sul letto ancora assonnato. Penso alla giornata che sto per affrontare e alla festa di stasera, a cui non credo di partecipare. 
Mi alzo dal letto sentendo una fitta al fianco che mi fa contorcere dal dolore all'istante.

Si, sto ancora soffrendo, speravo che ci sarebbe stato un minimo di sollievo e invece niente...penso che oggi lo dovrò dire a mia madre, non posso continuare così. 
Cerco di riprendermi e inizio a vestirmi con qualsiasi cosa la mia mano afferri, il modo di vestirmi è l'ultimo dei miei problemi in questo momento.

Vado in bagno e mi fermo davanti allo specchio, la mia faccia assonnata è arricchita anche dagli occhi rossi, ho pianto un sacco questa notte, ma per il dolore.
Alzo la maglia che indosso e vedo un livido che mi preoccupa, gli altri segni se ne sono quasi andati ma questo rimane evidente come se fosse fresco. Sbuffo lasciando andare il bordo della stoffa e mi lavo i denti.

Anche se oggi dovrei essere felice perché finalmente rivedo il mio migliore amico, sono triste e per niente in forma. Ho paura di iniziare la giornata perché  temo di rovinare tutto dicendo quello che è successo a Tommy e a Marco, ho paura di trovarmi davanti Ryan e Claudio e soprattutto non so cosa provare alla vista di Piadina... ieri non ho smesso di pensarci per nemmeno un secondo e non riesco davvero a capire cosa mi stia succedendo.

Finito di sistemarmi i capelli, esco dal bagno e mi dirigo verso le scale, le scendo lentamente perché ho paura di sentire il dolore provocato dalle botte.
Appena mi trovo in sala mi incammino verso l'ingresso, senza la colazione e senza salutare nessuno.
Mia madre sentì la porta aprirsi e mi corse incontro, chiamandomi confusa. Non so cosa rispondergli, non ho la forza nemmeno di guardarla in faccia ora...

Me la cavo con un "scusa, stavo pensando." che mi libera dal suo interrogatorio e mi permette di andarmene il prima possibile. 
Vado diretto sul marciapiede e inizio a camminare verso la scuola, non me la sento di prendere la bici oggi.

Dopo alcuni minuti mi resi conto ti quanto facessi in fretta con quel mezzo a due ruote che mi conduceva all'istituto.
Vidi tanti ragazzi e ragazze presi a parlare di chissà cosa, ma non mi interessai molto e così decisi di abbassare lo sguardo e camminare dritto verso l'entrata.

A metà strada sentì qualcuno bloccarmi le spalle da dietro, sussultai a quel tocco brusco e, girando leggermente la testa verso il lato destro, mi resi conto subito di chi fossero quelle mani.
Anelli d'acciaio e neri che circondavano quelle dita fini e lunghe, mani grandi, che mi prendevano perfettamente tutto lo spazio presente tra il collo e la spalla,  e i gomiti coperti dalla stoffa nera di una felpa.

Eccolo, sapevo che lo avrei incontrato. E ora che vuoi farmi...Piadina?
Con mia sorpresa avvicinò la sua bocca al mio orecchio e iniziò a pronunciare frasi sussurrate. 

Piadina: Allora? Ti sono mancato?
...
Piadina: Sai, ho sentito che faranno una festa questa sera. Tu ci sarai?
...
Piadina: Penso che sia un'ottima idea andarci, ti divertirai.

Mi divertirò? E come? Non penso che sia il posto adatto ad un rifiuto umano che tutti odiano.
E poi...perché mi stai parlando in questo modo? Non lo hai mai fatto, che ti prende? Non hai voglia di deridermi urlando e attirando l'attenzione di tutti i presenti?
Prima che io possa rispondere alle sue domande sentì una voce che mi provocò un sorriso sul viso.

Marco: Lascialo stare. Non hai imparato proprio nulla dalla sospensione di questa settimana?
Piadina: Oh, ma guarda chi si rivede. Il guastafeste. 
Marco: Non incominciare. Non voglio finire di nuovo nei guai per colpa tua.

No Marco. Ti sbagli. La colpa è solo mia.

Piadina: Ah sì? E allora perché sei qui?
Marco: Perché voglio che lasci stare il mio migliore amico. Non ha fatto niente di male. È dolce, simpatico, comprensibile ed è la persona più intelligente e innocua che io conosca. Quindi perché dovete rovinare la vita ad una persona così meravigliosa!?
Piadina: E tu-

Non riuscì a finire la frase che si sentì un'altra voce intromettersi nel discorso.

Ryan: Perché le persone così mi fanno schifo. Sono troppo deboli e patetiche.
Piadina: Ryan...
Ryan: Secondo me Piadina è anche fin troppo buono con lui. Se fosse per me andrei oltre alle parole.
Marco: Sei così spregevole...
Ryan: Meglio che essere una nullità come il tuo amichetto qui. E fidati che anche tu non sei da meno. Sei fortunato solo che Piadina sia fissato solo con lui e non con te.
Marco: Mi fai così schifo. Cosa penserebbero i tuoi genitori se sapessero che razza di figlio hanno? Mi dispiace per loro.
Ryan: Lascia la mia famiglia fuori da questa discussione, non ti riguarda.  Pensa alla tua che sicuramente piange ogni giorno per la tua patetica vita.
Piadina: Ryan basta.
Marco: Tu sei la persona più orribile che io abbia mai incontrato. 
Ryan: Bhe, non devo per forza piacerti.
Marco: Ma questo non vale per Paga giusto!?
Ryan: Lui merita di non esistere.
Piadina: Basta. Smettila o ci metterai nei guai.
Ryan: Hey...ma che ti prende? Ti hanno buttato fuori da scuola per una settimana e torni con la coda tra le gambe? Non è che ti stai rammollendo anche tu?
Piadina: Come ti permetti. Se mai sei tu che stai iniziando a prendere la cosa troppo alla leggera. Ma ti senti quando parli?! Vuoi finire in carcere per qualche tua stupida ossessione?
Ryan: Ossessione? Quale ossessione? Io non ne ho.
Marco: Ah davvero!? E quindi voler ridurre Paga ad un rifiuto umano o come lo chiamate voi giorno per giorno e pensare che lui non debba esistere, non è un'ossessione!?

Basta...basta...Basta!
Io...non voglio restare zitto. Questa volta non voglio essere solo uno spettatore. Non voglio sentire e far finta di non aver capito. Non voglio sempre essere quello che subisce ma non si ribella. Mi sono stancato di sentire urlare, di sentire insulti e cose orribili e crudeli. Perché devo essere così innocente per tutti!?

Ryan: Non è un'ossessione è solo un desiderio...quello di non vederlo più sulla faccia della terra.
Marco: Ma come ti permetti!? Stai letteralmente augurandogli di morire!
Piadina: Ora b-
Paga: BASTA SMETTETELA STATE ZITTI!

Urlai con tutta la forza che avevo, finendo l'ossigeno. Iniziai ad ansimare e vidi tutti girarsi verso di me, chi preoccupato, chi spaventato, ma soprattutto chi sorpreso dal mio gesto.
Marco mi fissava sbalordito, occhi sbarrati e bocca aperta, ma le sue labbra accennavano un sorriso. Penso sia felice di aver visto il suo amico ribellarsi per la prima volta in tre anni.
Ryan era sorpreso ma non lo dava a vedere, mantenendo la sua espressione superiore e scocciata.
Piadina invece...bhe mi guardava come tutti, ma il suo sguardo era diverso, sembrava triste. Che gli è preso? Perché mi guarda con quel espressione?

Spostai ripetutamente lo sguardo su tutti e tre i ragazzi davanti a me e, sospirando per l'ultima volta, corsi via verso una direzione scelta al momento. Sentì solo dopo pochi secondi i passi di qualcun'altro che mi rincorreva. 
Girai dietro un angolo di una casa e mi nascosi nel piccolo vicolo che divideva le due abitazioni.

Cosa avevo fatto? Ho urlato e sono scappato via per quale motivo!? Per quale scopo!? Sarò sicuramente apparso più patetico di quanto già non lo fossi.
Ryan ha ragione...non merito di esistere, sono una nullità, una persona patetica. Perché mi ostino a vivere se tutti mi vogliono morto?

Sentì le lacrime rigarmi il volto e iniziai a scivolare sulla parete a cui mi ero appoggiato. Dei singhiozzi rimbombarono nel poco spazio presente rendendoli più forti, tanto da coprire i passi della persona che mi stava seguendo.

Paga: Perché proprio io? Perché non posso essere come gli altri?

Sentì delle braccia avvolgermi e con loro il calore di un corpo magro ma sicuramente più muscoloso del mio. Mi resi subito conto della piccola ma evidente differenza che c'era tra i due, il mio stato fisico, il mio corpo...sono troppo magro.

Delle mani mi iniziarono ad accarezzare la testa e a giocare con i miei capelli, sentì la delicatezza che questa persona ci stava mettendo in ogni suo movimento, erano dolci e cercavano di rassicurarmi. 
Di chi erano?

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