Capitolo 10

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Le lezioni sono finite da dieci minuti, Marco e Tommy sono tornati a casa e io ho finto di andarci, ma ho deviato appena fui abbastanza lontano da loro.
Marco ha insistito molto nel volermi accompagnare, ma sono riuscito ad inventarmi una scusa che reggesse.

Adesso mi sto dirigendo al parco per incontrare il ragazzo che mi ha sconvolto la vita dalla prima superiore ad ora. Solo che una cosa è cambiata. Prima mi faceva piangere, ora mi fa impazzire il cuore. Ma non so se posso chiamarlo ancora amore.

Arrivo fino ad una panchina su cui mi siedo all'istante, sfinito dalla scuola. Respiro aria nuova finalmente. Stare chiuso per ore in una stanza senza nemmeno potersi alzare tutte le volte che vuoi, è come essere rinchiusi in una prigione.
Alzai gli occhi e guardai il cielo coperto dai rami e dalle fronde degli alberi. Chissà com'è poter voltare.

All'improvviso vidi buio e sentì delle mani grandi e calde avvolgermi il viso coprendomi gli occhi. Un brivido piacevole mi percorse tutto il corpo e d'istinto sorrisi.
La sua voce era un sussurro gradevole e le sue labbra mi sfioravano l'orecchio destro.

Piadina: È da tanto che mi aspetti?
Paga: No...tranquillo.
Piadina: Lo sai che il tuo sorriso è bellissimo?
Paga: Grazie...

Il cuore minacciava di uscirmi dal petto e continuò ad aumentare la velocità dei suoi battiti quando Piadina mi tolse le mani dal volto e si fermò davanti a me.
Eravamo vicinissimi, il suo viso era a cinque centimetri dal mio. Non so se mi voleva baciare o meno, ma io non potevo non pensare che sarei stato felice se lo avesse fatto.
Mi fece un dolce e lieve sorriso prima di riavvicinarsi al mio orecchio, questa volta il sinistro,  e continuare a sussurrare.

Piadina: Vorrei tanto baciarti ma c'è troppa gente...
Paga: Bhe, io non ho niente da perdere. Che differenza fa se altre cinque o dieci persone mi guardano male?
Piadina: E se ci vede uno dei tuoi amichetti?
Paga: Sono andati a casa. Piuttosto...sei tu quello ad aver paura. Per caso temi che Ryan o Claudio ti vedano?
Piadina: Non mi interessa se mi vedono o no quei due. Anche perché non potrebbero farmi nulla...ma a te, si.
Paga: Quindi lo stai facendo perché ti preoccupi per me?
Piadina: Si.
Paga: Non devi, ormai sono abituato ad essere trattato male. Quindi perché non la finisci di pensarci e agisci?
Piadina: Scusami? Ti ricordi con chi stai parlando vero?
Paga: Il mio bullo.

Sottolineai MIO per fargli capire che ormai non poteva più tirarsi indietro. Ha iniziato lui, mi ha baciato e si è dichiarato a me. È tardi per pentirsene.

Piadina: Prima ascoltami...poi deciderai cosa fare.
Paga: Sono qui per questo.

Il suo tono di voce è cambiato, non ha smesso di sussurrare ma noto un po' di tristezza e preoccupazione. Ha paura che lo rifiuti?
Lo vedo spostarsi dalla posizione in cui è ora per sedersi al mio fianco.
Unisce le mani e inizia nervoso a giocare con i pollici. Il motivo per cui mi ha trattato male per tutto questo tempo è così brutto? Può davvero allontanarmi da lui?

Piadina: Ascolta io...non so nemmeno da dove iniziare. 

Sbuffò ripetute volte, cercando le parole giuste o semplicemente l'argomento da cui incominciare.
Lo sguardo era fisso costantemente alle sue mani, che non smettevano di muoversi.

Lo sentì fare un ultimo sospiro prima di iniziare a parlare.
La sua voce ora tremava e le pause tra una frase e l'altra erano frequenti. Non voleva arrivare dritto al punto da quello che ho capito, era come se stesse cercando di giustificarsi in qualche modo. E iniziò proprio dal giorno in cui mi era sembrato davvero diverso.

Piadina: Partiamo da lunedì mattina. Sono venuto da te in modo differente dal solito, tanto che ti sarà sembrato strano e sicuramente avrai anche pensato che io sia impazzito di colpo...ma c'è un motivo preciso per cui lo ho fatto. Ed è, che mi mancavi...voglio dire...ti vedo tutti i giorni a scuola e ti rivolgo spesso la parola, ma quando sono stato sospeso non ho più visto il tuo volto e non ho più sentito la tua voce...mi sembrava tutto così vuoto. Così quella mattina appena ti ho visto non ho più ragionato e mi sono avvicinato a te in quel modo. Ti chiedo scusa se ti ho fatto un'altra impressione o se ti ho spaventato.  In effetti è strano vedere la persona che ti tratta male tutti i giorni comportarsi così. 
Paga: Non devi scusarti. In realtà, non so bene cosa ho provato. Però mi hai sorpreso.
Perché volevi che venissi alla festa?
Piadina: Perché avevo già deciso di dichiararmi una volta per tutte, dovevo farla finita, non riuscivo più a fingere. Poi questo è l'ultimo anno che passo in questa scuola, sarebbe stato più difficile incontrarti gli anni successivi. 
Paga: Che intendi con fingere?
Piadina: È qui che volevo arrivare. Sono sicuro che ti sarà sembrato strano il modo in cui ti ho trattato il primo giorno di scuola di ormai quasi tre anni fa.
Paga: Si, non capisco perché ti stavo così antipatico. Non ti avevo fatto nulla in fondo...
Piadina: No...qualcosa hai fatto...
Paga: Mh...?
Piadina: Mi hai fatto impazzire il cuore.

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