"Ora vai subito in camera tua a dormire, domani abbiamo ospiti." mi comunica mio padre appena apriamo le porte della grande villa. respiro l'aria da ricconi che 'mi era tanto mancata'. Non ho assolutamente intenzione di avere ospiti. Vorrei solo chiudermi in camera mia oppure a casa di Dylan e restare sola, a pensare al male che mi affligge.
In ogni caso meglio così, preferisco accettare questo tipo di ordini, piuttosto di sentire le sue lamentele. Lo odio con tutta me stessa.
Salgo di corsa le scale ed ignoro pure Juliette che tenta di salutarmi. Entro nella mia stanza a chiave e mi sdraio sul mio grande letto. Lentamente chiudo gli occhi. Mi farebbe bene una bella dormita.
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"Buongiorno, Lady. Oggi ci sono ospiti!" esclama quella dolce e sempre disponibile ragazza. Non voglio uscire dal mio letto, ho bisogno di riposare tranquillamente. Il problema è uno: ho paura del sonno. Questo mi causa sempre gli stessi incubi. Non ce la faccio più! Potrei sbottare da un momento all'altro.
"Buongiorno, di a mio padre, per favore, se possiamo rimandare. Non mi sento molto bene!" sbiascico senza aprire gli occhi.
"Va bene, Lady."
No, basta. Potrò aver fatto quest'orribile azione, ma non permetterò di fermare la mia vita e perdere alcuni momenti di essa! Devo essere forte, come quando una volta Dylan me lo disse.
Mi alzo in piedi e in men che non si dica sono già pronta e preparata al meglio. Scendo le grandi scale e scorgo un signorotto alto e possente, con una grande pancia e una folta barba. Dovrebbe essere sulla cinquantina di anni.
"Buongiorno." saluto in modo cordiale. L'uomo sembra osservarmi per bene con un sorriso malizioso, devo ammettere che mi mette molta angoscia.
"Buongiorno, Lady." dice, senza togliersi quell'espressione di dosso.
"Figlia, ti presento l'uomo che resterà con te per il resto della tua vita. Il tuo promesso sposo." annuncia fiero di sé, e un po' compiaciuto. Spalanco gli occhi. Non posso sposarmi con quest'uomo. Mi viene la nausea solo a pensarci, non voglio neanche concedergli la mia verginità! Ho paura. Vorrei picchiare mio padre, è tutta colpa sua!
"Padre, credo ci sia un errore." affermo, non so neanche io cosa voglio dire, ma devo fargli cambiare idea.
"No, no. Andrai all'altare al suo fianco."
"Siete veramente graziosa, signorina." dice quell'uomo così pauroso. Ormai è troppa la paura che mi perseguita, ogni attimo della mia esistenza lo dedico a quei due mostri che hanno rubato la mia vita. Vorrei solo stare serena per almeno un secondo, vorrei solo stare con Dylan.
"Grazie." faccio un breve inchino e mi allontano per uscire dalla stanza.
"Dove andate, Lady, non volete conoscermi meglio?" mi chiede, accompagnando alla sua frase un tossito.
"Esatto, figlia, resta ancora un po'." conclude quel disgraziato di mio padre. Mi siedo sullo stesso divano di quell'uomo, ma molto più distante.
"Mi presento, sono William Troys." e mi porge la mano. Lentamente la stringo con la mia, subito dopo, senza che se ne accorga, la strofino ferocemente sul vestito; era esageratamente sudata. Lo ammetto, i ragazzi sudati diventano molto più sexy, ma di certo non lui! E' un uomo anziano che non ha tutto questo fascino, almeno per i miei gusti. No, ok, non lo ha per i gusti di nessuna donna o ragazza che sia.
"Sapete già chi sono io, quindi è inutile che mi presenti." esito prima di continuare. "Che occupazione rivestite?" chiedo.
"Sono un famoso banchiere. Se voi lo vogliate sapere, posseggo un'enorme villa, con tanto di bestiame da accudire e dei campi pronti per gli schiavi." ecco, si è fregato da solo. A me non interessa essere ricca, io voglio solo essere felice con l'uomo che amo.
"Bene." concludo poco convinta.
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Saluto quest'uomo e corro in camera mia, chiudendomi a chiave. Sento bussare qualche volta alla porta e decido di aprire. Sospiro di sollievo nel vedere chi c'è sul ciglio.
"Buona sera, Juliette."
"Salve, Lady. Come stai?"
"Potrei stare meglio. Tu?" chiedo. Lei abbassa lo sguardo.
"Tuo padre-" si blocca e le scende una lacrima. Non ho idea di cosa voglia dirmi. "Tuo padre mi ha picchiata." sbotta. Non ci credo, ha alzato le mani ad una povera donna!
"Cosa ha fatto!" sbraito. "Per quale motivo?"
"Pensava che io sapessi dove tu fossi." ora capisco.
"Giuro quando lo vedo-" mi blocco per non esagerare, vado ad abbracciare ed a consolare la mia povera amica. Non pensavo avrebbe mai fatto una cosa del genere. Sono stupita e alquanto disgustata dal suo orribile comportamento.
Esce dalla stanza e io mi corico a letto. Kira è distesa di fianco a me, come sempre. Provo a chiudere gli occhi e finalmente cado in un profondo sonno.
"Vattene! Vattene!" intravedo quella stessa sagoma che mi perseguita sempre.
"Sposami!" urla ed ora lo vedo bene. E' l'uomo di oggi. Urlo ancora di più e di più. Lui viene verso di me, non ha buone intenzioni. Attorno a me c'è il nulla più totale. Appena mi sfiora la guancia con le sue enormi mani, un altro uomo appare dietro di lui. E' il mio eroe, il mio Dylan.
Poi vengo catapultata in una scena diversa, in cui mi ritrovo sopra Dylan. Lui è seduto e mi tiene i fianchi, poi mi passa una mano fra i capelli. Io gli stringo le spalle. Sono desiderosa di lui e lui di me.
"Ti amo." dice e freneticamente si avvicina al mio volto. Mi bacia con foga, aggiungendo la lingua. Inizio a togliergli la maglietta rotta e lui fa lo stesso con il mio vestito.
Iniziamo a fare l'amore. Appena finiamo, apro gli occhi e sobbalzo urlando. Vedo il volto di William che mi sorride.
"Sposami!" sbraita di nuovo. Io urlo ancora più forte.
"Aiuto!" esclamo.
"Va tutto bene." mi coccola una donna, alzo il volto e vedo dei lunghi capelli dorati, degli occhi color ghiaccio e la pelle chiarissima. Mia madre.
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My only sunrise || Dylan O'Brien
FanfictionLondra, 1902. Lady Meredith, figlia del re Albert Edward, oltre alle sue passioni per il pianoforte e la lettura, ha un hobby particolare: osservare dalla grande vetrata della sua camera un giovane pastore. La Belle Epoque dovrebbe essere un period...