13. Invidia

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Scappo via da quel posto, non posso credere a quello che ho sentito! Lo so, Dylan ostacola la mia vita, la vita che mi ha costruito mio padre, però non ha mai fatto niente di male. Io sono innamorata di lui, ma non posso farlo vedere perché causerebbe molti, ma molti, disagi.

Scoppio in lacrime, ormai è l'unica cosa che riesco a fare. Vorrei poter abbracciare mia madre, lei riuscirebbe a capirmi. Chissà se lei amava veramente mio padre, oppure fu costretta a sposarlo, come me e sir Troys? Oddio, William! Io non voglio sposarlo. Sarei la persona più infelice del mondo. Devo sbrigarmi ad andarmene con Dylan, ma come facciamo se lui sta così male e se mio padre continua a controllarlo dandogli la caccia?

"Ei," mi fa sobbalzare Juliette. "Cosa ci fai qui triste e tutta sola?" mi chiede accarezzandomi il braccio, faccio un sorrisetto di compassione per poi tornare seria.

"Nulla, ero avvolta dai miei pensieri." abbasso lo sguardo.

"Vieni con me."

La seguo con calma, ma con un pizzico di curiosità. Mi porta all'interno della grande sala in cui è avvenuta l'incoronazione, ormai vuota. Inizia ad indicare il trono e sbatte un piede.

"Tu, tu ti siederai su questo trono per il resto della tua vita, e io? Io che fine farò? Non voglio essere una serva per il resto della mia vita! Quando tuo padre sarà morto non avrà alcun erede dopo il mio gesto, ed io potrò essere la principessa!" si avvicina a me e con fare elegante sfila dal suo vestito strappato un pugnale. Rimango allibita.

Un dolore atroce prende vita dal mio stomaco, non riesco neanche ad urlare dal male che mi fa. La vista inizia a farsi appannata, non vedo quasi più nulla, ma riesco a scorgere una figura inquietante dietro Juliette: l'uomo che ha provato a violentarmi. Sta sghignazzando. Poi il nero mi avvolge.

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"Oh dio mio, figlia mia!" esclama mio padre facendomi aprire leggermente gli occhi. Schiudo le labbra per provare a parlare, ma non esce fuori nulla. Non so com'è possibile che io sia ancora viva. Vorrei correre nelle braccia di Dylan, ma non ne ho la forza.

"P-padre." sussurro.

"Oddio, figlia mia, sei viva!" esclama con troppo entusiasmo. Mi bacia la fronte con un sorriso stampato in faccia. Provo a girarmi su un lato ma urlo dal dolore. Ora che realizzo- ora che realizzo la mia migliore amica mi ha pugnalata! Mi scende una lacrima, quasi tutte le persone a cui voglio bene mi voltano le spalle, tutte tranne Dylan.

"Non sappiamo chi è stato a farti questa atrocità, ma lo scopriremo!" mi accarezza la mano, ma subito dopo se ne va. Rimango sola in questa stanza, a pensare a tutto ciò che la vita mi mette contro.

"Tutti ti odiano. Lo sai. Pure Dylan e pure io!" urla mia madre, un brivido percorre il mio corpo. Cammino, anzi corro, verso la finestra di camera mia. La vedo lì, che svolazza nel cielo urlandomi le peggio cose. Provo ad andare da lei. Poggio un piede sulla ringhiera della mia vetrata e salto. Il vuoto si impadronisce del mio stomaco e poi tutto nero.

Urlo, urlo senza finire. Entra nella stanza Carter, aspetta, Carter?

"Principessa, dovete stare tranquilla, vi porto in un posto appartato, così potrò spiegarvi tutto." afferma. Mi prende in braccio e mi porta fuori nascondendosi dalle guardie. Io mi addormento fra le sue braccia.

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"Eccoci." dice mentre mi poggia su un letto.

"Questa è casa mia." afferma fiero di sé. Scoppio in lacrime, non so a cosa pensare, so solo che ho tanta paura.

"No, state tranquilla," esita. "Ero fuori di me, non capivo quello che facevo, sapete com'è! Un uomo sconosciuto totalmente a caso inizia a picchiarvi. Come reagireste? Io avevo il terrore che potesse uccidermi. Per favore, principessa, perdonatemi, anche per averci provato con voi." termina. Sembra molto sincero, gli sorrido e gli accarezzo la mano.

"Stai t-tranquillo. H-hai ragione." sospiro e lui inizia ad avvicinarsi a me. Non so che cosa fare, mi attrae molto. Lascio he lui affondi le sue labbra nelle mie. Dovrei ritrarmi, lo so, sono innamorata di Dylan, però non ci riesco. Non sono neanche in grado di farlo. Sto facendo un grave errore.

Carter si sposta posandosi leggermente su di me. Afferra violentemente i miei polsi e li blocca. Inizio ad ansimare e lui mi lascia una striscia di baci sul collo fino ad arrivare al petto. Fa un succhiotto poco sotto al mento.

Lascia i miei polsi per togliersi la maglietta. Rimango stupefatta dalla bellezza dei suoi muscoli ben scolpiti. Si posa di nuovo su di me e io ansimo ancora di più, appena si avvicina con le labbra alla mia pancia gli sposto il viso. Non posso.

"S-scusami." facendo quel gesto provo un po' di dolore, ma non importa, ho fatto bene.

"Principessa, fate sul serio?" faccio cenno di sì e lui si ritrae per sdraiarsi sul letto.

"Non-non posso, e n-non voglio." affermo, provo ad alzarmi ma urlo.

"Vi riaccompagno in ospedale." mi prende in braccio come prima e fa ciò che ha detto.

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Mi fa mettere comoda sul lettino e se ne va, posandomi un semplice bacio sulla guancia. Vorrei scoppiare in lacrime, come sempre, ma non riesco. Ormai ho svuotato tutto ciò che era dentro di me.

Scorgo un qualcuno fissarmi. Giro il volto e capisco subito chi è. Un sorriso a trentadue denti scaccia la tristezza, almeno per due minuti.

"Ei," Dylan mi lascia un dolce bacio sulle labbra e poi continua. "Mi sei mancata, e grazie per avermi aiutato." poi, però, diventa serio e molto perplesso. Inizia a toccarmi il mento per farmelo alzare. E ora mi ricordo, oddio mio.

"Cosa- cos'hai sul collo?" sa bene cos'è, ma ha paura di ammetterlo a se stesso. Gli tolgo la mano dal mio collo e abbasso lo sguardo.

"S-scusa." non me la sento neanche di mentire, sarebbe peggio.

"C-Carter?" sbraita, chiudo gli occhi. "Lo sapevo! Uno così sexy non si può rifiutare! Non ti basto io? Vero? Dillo! Tanto so che è così, non ti basta il bravo ragazzo?" urla con gli occhi pieni di lacrime che stanno per uscire, sembra volerle nascondere, ma non riesce.

"N-no certo che mi basti tu! Non riuscivo a ritrarmi, scusa!" mi giro dall'altro lato del letto, mi fa male vederlo così. So che quello che ho fatto è sbagliato. Odio me stessa per questo!

"Io me ne vado." afferma con voce smozzata.

"No- no aspetta! Non ti ricordi del nostro piano? Dobbiamo andarcene insieme-"

"Sei ancora una bambina, non credo che sia la migliore delle idee. E in ogni caso non intendevo di andarmene in Francia ora, voglio solo tornare a casa." sbatte la porta facendomi sobbalzare.

"Ti amo-" sussurro a me stessa.

Wow, 1132 parole! Adoro questo capitolo <3. Andate avanti a leggere!

My only sunrise || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora