"Lady, lo so che è un momento orribile, ma mi dite, per favore, se volete che vi riporti a casa." mi domanda con tutta la gentilezza del mondo. Mi accarezza la mano dolcemente, mentre sono sdraiata nel suo materasso sotto le coperte. Non so come fa a mantenere la calma, io non posso sopportare questo fardello, quello di aver ucciso un uomo; e in oltre, stavo per essere violata.
Non mi va per niente di tornare a casa, sì, li ho la mia gattina e Juliette, ma non ho voglia di spiegare tutto a mio padre. A dire il vero non ho voglia di parlare con nessuno, non ne ho neanche le forze.
"N-non v-voglio torn-are a c-casa." balbetto, non riesco a parlare in modo corretto. Ho tutto confuso nella mia mente. Prima ho l'immagine di due uomini che mi inseguono, poi mi prendono e provano farmi del male, arriva Dylan e mi salva, u-uccido un uomo con una pietra.
"Va bene, state tranquilla, mi occuperò io di voi." è l'uomo migliore che abbia mai conosciuto nella mia vita. Mi bacia in fronte e si sdraia di fianco a me, mi avvolge con le sue braccia, come segno di protezione. Ora ne ho veramente bisogno.
"Ora provate a dormire, vi proteggerò io." annuisce, ma so già che, pure se ci provo cento o mille volte, non riuscirò ad addormentarmi.
Passo tutta la notte a rifletter su quello che è successo, mi scoppia la testa. Provo a togliere il braccio di Dylan da sopra di me e lo poso dolcemente sul materasso. Mi stiracchio e vado in bagno. Mi faccio un bagno caldo e confortante, cosa che non sono riuscita a fare prima, poiché non ne avevo le forze. Mi strofino violentemente la pelle, provando a togliere segni incancellabili del dolore provocato da quelle due belve.
Solo di una cosa mi do conforto: ho salvato Dylan, come lui ha fatto con me. Sento dei passi e mi sale l'affanno, non riesco più a respirare. Poi una sagoma nera di avvicina alla tendina del bagno. Mi divincolo e provo ad uscire dall'acqua, cercando di non cadere per il pavimento bagnato. Di colpo si apre la tendina e sobbalzo urlando. Piano piano sento le mie guance rigarsi di lacrime.
"No, no tranquilla, sono io. Va tutto bene." mi prende il viso e mi abbraccia. Il mio cuore batte a mille e non capisco più niente. Mi stringe ancora, mi sta facendo calmare, più o meno.
2 giorni dopo
Sono ancora sdraiata sul suo materasso. Sto per sfinire dal sonno, non dormo da tanto e ho anche le allucinazioni. Inoltre ho una paura matta di mio padre, chissà quanto è infuriato o preoccupato per la mia assenza.
"Devi riuscire a dormire Lady." mi incoraggia.
"M-ma come f-fai a rimanere cos-così calmo?" gli chiedo, sempre con voce smozzata.
"Sai, Meredith, mi sono successe tante cose per cui dovrei essere triste o arrabbiato, ma provo a controllarmi. Penso che prima o poi tutto si risolve, anche se le ferite sono troppo profonde." è così saggio quest'uomo, lo ammiro davvero tanto. Ah giusto, l'ho costretto a darmi del 'tu'.
Ogni giorno sono perseguitata da quelle due sagome, dalla paura. Sono stanca di sentirmi così.
Senza accorgermene inizio a chiudere gli occhi e a perdermi in un lungo sonno.
"Meredith! Meredith!" urla qualcuno di cui non conosco la voce.
"Chi è?" sbraito, sono in una stanza completamente bianca, ho quasi il mal di testa per colpa di questa forte luce.
"Siamo noi!" risponde uno.
"Chi?" chiedo provando a farmi sentire. Di colpo sbucano due persone. Gli stessi uomini.
"Lasciatemi!"
"Lasciatemi!" urlo ancora più forte. La paura pervade il mio corpo. Quelle due sagome si avvicinano sempre di più, lentamente.
"Lasciatemi!" ripeto con tanta angoscia. Inizio ad avere il respiro affannato e mi sento delle goccioline cadermi dalla fronte.
"No! Meredith, va tutto bene, era solo un incubo, ci sono qua io!" mi consola una voce maschile, abbracciandomi. Mi sdraio di nuovo e scoppio in lacrime.
"Non ce la faccio più! Questo crimine che ho commesso mi sta logorando! Ho bisogno di stare bene e rilassarmi, ma non ci riesco!" sbraito piagnucolando.
Appena finisco di dire ciò, la porta si spalanca. Rimango allibita da chi vedo sul ciglio, con espressione feroce.
"Cosa ci fai, figlia, in casa di questo pervertito!" sbraita indicando Dylan.
"Lui non è un pervertito! E, padre, non puoi permetterti di giudicare le persone che non conosci!" urlo contro a lui. Sospira bruscamente e gira verso sinistra il volto.
"Ora vattene!" finisco, mi guarda in cagnesco e poi fa un cenno ai suoi alleati.
"Non puoi parlarmi così!" fa una pausa. "Ora prendetela!" e i suoi due soldati vengono contro di me. Io cerco di scappare e vedo Dylan in disparte, non ci credo! Questi due mi stanno per aggredire e per costringermi ad andarmene e lui non fa nulla!
"No, no lasciatemi!" mi prendono le braccia e mi trasportano con tanta facilità. Scalcio all'aria e piango.
"Dylan fai qualcosa!" gli sbraito, non è possibile che se ne stia lì impalato a guardarmi.
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"Dimmi, figlia, cosa ti ha fatto quel mascalzone?" a rispondergli è il silenzio più assoluto. Non posso raccontargli quello che è successo, non ci riesco neanche.
"Rispondimi! E se non lo farai giuro che lo uccido con le mie stesse mani!" sbraita facendomi sobbalzare e facendomi scendere una lacrima.
"Padre! Smettila, lui non mi ha fatto nulla! Anzi mi ha salvato la vita!" lo fisso negli occhi, lui fa un'espressione confusa.
"S-salvata da che cosa?"
"Da chi!" rispondo. Sto per impazzire. Mi guarda ancora in quel modo.
"D-due uomi-ni-" respiro. "Due uomini stavano p-per vi-violentarmi." provo a finire ma quello che ho dentro esce sotto forma di goccioline.
"Cosa?" sembra non credermi.
"S-si, è quasi successo. Ma-ma poi Dylan mi-mi, mi ha salvata." singhiozzo. Mi è molto difficile parlarne. Ho la mente confusa. Da una parte c'è la paura e dall'altra il senso di colpa.
"Sciocchezze." rimango allibita. "Volevi solo stare nello stesso letto con quel disgraziato."
"Sei serio padre! Mia madre mi avrebbe creduta e supportata!" urlo senza smettere di piangere. Lui abbassa lo sguardo.
"E ho ucciso quell'uomo!" il mondo mi crolla, non so neanche io come ho fatto a dirlo in questo modo. Lui sbianca in un attimo. Lo odio, come fa a pensare che io potrei inventarmi una cosa del genere? Non è possibile! Già sapevo che non era una delle persone migliori, ma ora- ora è uno degli uomini peggiori del mondo intero! Non crede a sua figlia. Non crede a me.
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My only sunrise || Dylan O'Brien
FanfictionLondra, 1902. Lady Meredith, figlia del re Albert Edward, oltre alle sue passioni per il pianoforte e la lettura, ha un hobby particolare: osservare dalla grande vetrata della sua camera un giovane pastore. La Belle Epoque dovrebbe essere un period...