Il sole abbaiante colpisce il mio viso. Il giorno che meno aspettavo è arrivato, non voglio mandare via Dylan, ma è la mia unica scelta. Mi vesto senza neanche aspettare Juliette. Non posso perdere tempo, ho paura di quello che mio padre potrebbe dirgli o, addirittura, fargli.
"Andate di fretta stamattina, Lady." sempre gioiosa la mia migliore amica.
"Si, Juliette, appena torno ti racconto tutto, ah, dimenticavo, dammi del tu." e lei senza obbiettare nulla mi sorride e abbassa lo sguardo.
Scendo di fretta le scale e noto che, stranamente, mio padre non è già a tavola. Senza farmi altre domande sfreccio via da questa villa e vado nel retro.
Per il troppo sole appoggio la mia mano sulla fronte, in modo tale da poter osservare meglio i campi. Strabuzzo gli occhi per una cinquina di volte e niente, non lo vedo. Ma dove si è cacciato? Se mio padre se ne accorgesse lo licenzierebbe subito. E poi mi viene in mente: mio padre.
Non è possibile, lo ha sicuramente mandato via. Lo odio, finalmente avevo trovato una persona, oltre a Juliette, che mi considera veramente per quella che sono, e non per la mia fama o ricchezza.
In lontananza intravedo i capelli biondi del 're', rientro di fretta in casa e mi chiudo a chiave in camera mia. La mia gattina è sdraiata comodamente sulle mie lenzuola rosa, così decido di distendermi con lei.
"Oh cara Kira, vorrei che la mia vita fosse più semplice, ma anche più difficile. Vorrei amare ogni singolo pezzo di pane che mi si pone davanti, invece di dare per scontato che quasi ogni sera mangio un enorme tacchino." canzono accarezzando la mia micetta dolce. "Mi piacerebbe riavere con me mia madre, abbracciarla per un'ultima volta." continuo, mentre le lacrime salatr iniziano a pervadere il mio viso.
"Oh, figlia mia, tranquilla, io sono sempre qui con te." strabuzzo gli occhi nel sentire la voce che mi parla.
"M-mamma?" sibilo, poi guardo attraverso la finestra e non vedo nulla.
"Sono qui, tesoro mio." e poi questa voce svanisce. Urlo senza smettere. Mi manca da morire, mi mancano i suoi abbracci, le sue coccole, le sue fiabe della buonanotte. Mi manca tutto di lei.
"M-mamma!" sbraito ancora, senza quasi più voce. Sento un forte rumore attraverso la porta, questo suono si ripete molte volte, poi sento delle voci.
"Meredith! Meredith!" ora lo distinguo, è mio padre. "Meredith, apri la porta!" urla di nuovo. Giro la chiave e lo lascio entrare. Ha un'espressione molto preoccupata.
"Cosa ti prende?" mi chiede esasperato.
"N-nulla, padre. Stai t-tranquillo." sbiascico. Mi guarda perplesso, ma il suo momento da 'padre premuroso' svanisce subito, infatti esce dalla stanza. Rimango di nuovo sola, o meglio, sola con i miei pensieri.
"S-scusatemi, posso entrare?" chiede una voce femminile dal retro della porta. E' Juliette, forse parlare con lei mi farebbe bene.
"Si, entra pure." e lei gira la maniglia. "Ah giusto, devo darti del tu." aggiunge con un sorriso stampato in faccia.
"Siediti pure." e le faccio cenno con la mano indicando il letto.
"Raccontami tutto." mi 'obbliga', ha ragione, mi ci vorrebbe un po' di sfogo.
"Be', mi manca molto mia-mia madre-" mi blocco, prendo un lungo respiro e continuo. "E sono innamorata, almeno credo-" e lei spalanca la bocca posando i palmi delle mani sulle sue guance.
"Dai, dimmi chi è!" non me lo chiede neanche, vuole saperlo a tutti i costi.
"E' un pastore, be', a dire il vero è lo stesso pastore che ora lavora come contadino qui!" esulto, lei fa uno strillo di gioia.
"Si, è veramente carino." e mi da una gomitata.
"Però-" mi sale la tristezza in tutto il corpo.
"Però?" domanda aspettando il mio continuo.
"Però credo che mio padre lo abbia obbligato ad andarsene, dato che ha notato un minimo interesse da parte mia per lui." concludo abbassando lo sguardo. La mia migliore amica mi accarezza la schiena e prova a consolarmi. Io, infine, appoggio il mio volto sulla sua spalla.
4 settimane dopo
E' passato un po' di tempo da quando ho visto lui, ammetto che mi manca da morire, ma ho altre cose a cui pensare, per esempio al mio concerto di pianoforte che si terrà questa stessa sera, sono agitatissima e vorrei che mia madre, di cui sto osservando il suo ritratto accanto ad un nuovo mazzo di fiori, ci fosse allo spettacolo.
Osservo, poi, il paesaggio dalla mia solita vetrata, ma qualcosa manca, come da 4 settimane a questa parte. Ho provato a cercarlo in città, ma non l'ho trovato.
"Pronta per sta sera?" chiede Juliette entrando in camera mia, dolce e solare come sempre.
"Si." dico soltanto e poi poso le mie dita sul piano e le faccio scivolare.
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Arrivano in fretta le 21 e io mi sono allenata molto. Ora mi ritrovo dietro le quinte a sudare come una pazza. Prendo due grossi respiri e mi tocco il petto, provando a calmarmi, ma questi tentativi non funzionano.
"Ed ora, come gran finale, abbiamo il piacere di ascoltare le dolci e melodiose sinfonie della figlia del re: Lady Meredith!" sento dire dal presentatore, poi una raffica di applausi lo seguono. Cammino con piccoli passi fino al centro del palco e faccio un breve inchino. Tra la folla posso vedere mio padre, dei suoi nobili amici, Juliette e tante altre persone sconosciute.
Mi siedo sulla panchina del pianoforte, premo il primo tasto e poi gli altri che vanno a seguire, di colpo sento un rumore stonante e capisco che esso lo emette il medesimo oggetto che sto utilizzando. Vado in panico, ma provo ancora a suonare.
Alzo un attimo lo sguardo e rimango allibita. Tutto d'un tratto le note sembrano volare e io non sbaglio più. Spero che mi faccia sempre questo effetto, ma sarà molto difficile.
Sorrido al pubblico facendogli vedere i trentadue denti, ma l'unico che fisso è lui. Questa sera però è diverso, i capelli sono pieni di gel e pettinati da un lato, ha una camicia, stranamente non strappata e sopra un gilet grigio molto raffinato.
Finisco la mia performance e scendo di fretta il palco, non ascolto neanche quello che dicono su di me e vado subito da Dylan.
"Mi sei mancato." affermo sorridente.
"Anche tu." conclude, guardandomi gli occhi.
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My only sunrise || Dylan O'Brien
FanfictionLondra, 1902. Lady Meredith, figlia del re Albert Edward, oltre alle sue passioni per il pianoforte e la lettura, ha un hobby particolare: osservare dalla grande vetrata della sua camera un giovane pastore. La Belle Epoque dovrebbe essere un period...