5. Eroe

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Io e Dylan usciamo dal teatro, c'è una leggera brezza, quindi per provare a riscaldarmi mi accarezzo il braccio. Ho indosso solo un abito, senza un giacchetto.

"Tenete." mi dice, posandomi sulle spalle il suo gilet.

"Grazie." sorrido e abbasso lo sguardo.

"Scusatemi se sono spartito, ma tuo-" lo fermo, so già cosa vuole dire.

"Ma mio padre ti ha licenziato perché pensa che io potrei provare qualcosa per te! Io gli ho comunicato fermamente che non potrei mai provare nulla per te!" affermo mettendomi a ridere, ma lui sembra non aver gradito. Come mai?

"Si, avete indovinato." conclude secco.

"E' meglio che vi riporto a casa, Lady." aggiunge per poi sorridere calorosamente.

"Grazie mille, ma non ne ho voglia. So già che appena tornerò dovrò subirmi tutte le ramanzine sul fatto che me ne sono andata senza parlargli, oppure i soffocanti complimenti." mentre dico questo, lui si accarezza il mento pieno di barba.

"Allora vi porto in un posto." mi afferra di colpo la mano ed iniziamo a correre, lo seguo e capisco che stiamo raggiungendo un luogo mai visto prima.

"Dove stiamo andando?" esclamo quasi senza fiato. Mi è mancato tantissimo quest'uomo. Il vento gli ha smosso i capelli ed ora ce li ha tutti scombinati, sinceramente lo preferisco così.

"Adesso lo vedrai!" perché mi deve lasciare tutta questa curiosità!

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In lontananza, nel buio, percepisco degli alberi, un grosso prato, una montagna e una piccola caverna.

"Siamo arrivati." mi comunica con il suo solito sorriso a trentadue denti. Non capisco cosa intende, dato che siamo di fronte a quella grotta che avevo notato prima. Ma ora che la guardo bene capisco che c'è una porta in legno. Tende la mano e la spalanca.

"Accomodatevi." e mi fa passare, sorrido e lo guardo. C'è un materasso a terra con tanti cuscini, delle candele e un tappeto con tante toppe. Attaccato a dei chiodi sul soffitto c'è una tenda con dalla parte opposta la zona bagno.

"Q-questa è casa tua?" chiedo stupita ma desiderosa di una vita così precaria e affascinante.

"Si. Fate come se fosse casa vostra." dice e così io mi siedo sul materasso. A dire il vero è veramente comodo.

"E'-è magnifica." e lui fa una faccia stranita. Si siede di fianco a me e mi guarda prima di parlare.

"Come può una signorina come voi, dire che questa fogna è magnifica?" mentre parla si tocca il mento, strusciando le sue dita sulla ruvida barba.

"Ho sempre sognato vivere in queste situazioni, odio con tutta me stessa la vita che faccio io." lui fa una piccola risata e si passa la mano destra fra i suoi capelli tutti scompigliati, ma così adorabili.

"Siete unica, Lady Meredith." arrossisco, è dolcissimo. Chiude gli occhi lentamente ed inizia ad avvicinarsi al mio volto, seguo lo stesso movimento. Ho le farfalle nello stomaco, sto per baciare il ragazzo di cui sono sempre stata infatuata. Mi ricordo quando lo guardavo dalla vetrata, pensavo di non avere speranze.

Appena schiudo le labbra tutto svanisce, i castelli in aria che mi sono fatta, stanno crollando.

"Scusatemi Lady, forse è tardi." non capisco, che gli prende?

"Oh-oh si troppo tardi, mio padre sarà preoccupato." sospiro ed esco da quella graziosa grotta.

Stavo per realizzare uno fra i miei tanti sogni, e invece lui lo ha distrutto. Non so, forse ho sbagliato qualcosa, o forse ho solo frainteso. Non ne ho idea. Inizio a correre e provo a godermi l'aria fresca. Sento qualche rumore ma me ne frego e continuo a correre. Mi fermo per riprendere fiato e percepisco altri rumori, questa volta più vicini. Si, sono dei passi. Mi guardo intorno, l'ansia sale. Sono una giovane ragazza da sola di notte, pure ben vestita.

"Ei-Ei-Ei." esclama un qualcuno, guardo ancora attorno a me ma l'unica cosa che vedo è una sagoma.

Essa si avvicina sempre di più ed io mi volto dandogli le spalle. La paura sale sempre di più, l'affanno si fa più forte. Corro dall'altra parte, ma un'altra figura, ancora più grossa mi blocca. Sono molto più vicini e li vedo meglio: hanno la barba lunga, sono molto alti e possenti, hanno dei vestiti eleganti e i loro occhi sono iniettati di rosso. Uno di questi lo riconosco! Era uno spettatore del mio spettacolo. Si trovava di fianco a Dylan quando lo avevo visto.

Provo a scappare, ma questi due vermi mi prendono i polsi.

"Aiuto!" esclamo più volte. Tiro qualche calcio, ma l'unico risultato di questo è il nulla più totale. Inizio a piangere e provo ancora a lottare.

"Sei così bella." dice quello dietro di me posando le sue labbra sul mio collo. L'altro passa la sua mano destra su tutto il corpo, prima sui seni e poi arriva al ginocchio, provando a tirare su il mio lungo ed elegante vestito.

"Lasciatemi, per favore!" urlo ancora di più, ho tanta paura. Piango ancora e ancora. Quello dietro di me mi afferra i fianchi e mi fa girare verso di lui, strappa il corpetto dell'abito. Sto provando delle sensazioni orribili, non le so neanche descrivere. Ormai è finita, questo è il mio destino.

Appena sta per succedere uno dei due uomini, quello che conosco si ferma.

"Lasciatela andare!" esclama una voce che conosco molto bene.

Mi volto, eccolo il mio eroe! Sferra un pugno a quello dietro di me, però ne riceve uno dall'altro. Io mi rimetto i vestiti e urlo. Dylan tira un calcio nelle parti basse a uno dei due e poi viene buttato a terra, lo continuano a picchiare, perde sangue, mi gira la testa. Accadono troppe cose in fretta. Provo a cercare qualcosa a terra per aiutarlo, mi tremano le mani e sono in panico. Scorgo un qualcosa di spigoloso, lo prendo. E' l'oggetto perfetto per aiutarlo: una pietra.

Prendo coraggio, alzo le braccia e senza pensarci due volte lo tiro in testa a quello posizionato sopra a Dylan. Cade a terra in fin di vita. Il mio salvatore si tira su e colpisce il rimanente.

Ci guardiamo negli occhi, io ho lo sguardo perso e terrorizzato, lui, invece, orgoglioso di avermi salvata e arrabbiato.

"Vieni qui." e mi tende le braccia. Sono bloccata, non so cosa fare, ho appena ucciso una persona e stavo per essere violentata. In un quarto d'ora la mia vita è cambiata. Si avvicina lui a me e mi abbraccia. Affondo le dita nella sua schiena e provo a rilassarmi, cosa impossibile.

"G-grazie." questa è l'unica cosa che riesco a dire.

My only sunrise || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora