14. Buio

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2 giorni dopo

Sono abbracciata al mio cuscino, provo ad immaginare che questo insignificante oggetto sia lui. Non faccio altro che piangere, io l'ho capito ora, io ho capito che lo amo. Nessuno può prendere il suo posto, ne Carter e ne, di certo, sir William.

Qualcuno bussa alla porta.

"Non ci sono!" esclamo. Non voglio vedere nessuno, assolutamente nessuno. Scorgo Troys.

"Ho detto che non ci sono! Se dico che non si può entrare è così. Sono la principessa e devi eseguire i miei ordini!" sbraito scoppiando in lacrime, ormai la mia vita non ha un senso. Mia madre è morta, mio padre è un bastardo, sono stata quasi stuprata, ho ucciso un uomo, Juliette mi ha accoltellata e ho ferito Dylan. Sono una merda per questo! Mi odio. Mi odio. Odio tutto e tutti.

"Principessa, vi ricordo che io sarò il futuro principe, quindi non mi potete parlare in questo modo, a meno che non vogliate che la vostra vita diventerà un inferno. Ricordatevi che voi siete donna, non avete alcun diritto." spalanco gli occhi. Non posso credere a quello che ho sentito.

"Be', 'futuro principe' se non fosse stato per mio padre voi in questo momento non varreste nulla. Ricordatevi che io vi farò diventare importante, e io sono la figlia del re, quindi vi conviene stare a cuccia se non volete finire in grossi guai." mi alzo a fatica, urlando dal dolore ed esco dall'edificio. Sto facendo un grosso errore, potrei rischiare la vita, ma non mi interessa.

Raggiungo il posto che mi fa sentire protetta, oltre alle braccia di Dylan. Spalanco la piccola porta, ma non c'è! Mi sdraio sul suo materasso e provo a chiudere gli occhi. Penso a tutte le cose che sono successe qui dentro. Ho paura di averlo perso per sempre, ho fatto un errore irrimediabile, l'ho tradito! Lo so, mi sono tirata indietro quando stavamo per spogliarci del tutto, ma ci siamo comunque baciati.

Mi viene il vomito solo a pensarci.

Ormai vivo nel buio.

Mi avvolgo nelle coperte, anche se vorrei essere avvolta da qualcos'altro. Mi manca da morire.

Ore dopo

Mi sono addormentata nel letto di Dylan senza il suo consenso, sarebbe violazione della privacy, però non mi interessa.

Un cigolio mi fa sobbalzare. E' lui, devo nascondermi. Mi alzo di soprassalto e corro dietro la tendina del bagno.

"Entrate pure." esclama.

"Grazie!" dice una- una voce femminile! C-cosa? Mi sale un ansia incredibile, si vuole vendicare? Ho tanta paura.

Li sento farfugliare qualcosa, ma non sento bene. Muovo la tendina. Un rumore forte si espande in tutta la grotta. Cazzo. Impreco a bassa voce, spero non venga qui, spero non venga qui, spero non venga qui!

"Che diavolo ci fai qui?" esclama inorridito. Ecco, una cosa buona nella mia vita non esiste.

"Semmai, che diavolo ci fa L-E-I qui?" bisbiglio, scandendo per bene la parola 'lei'. Sembra una commedia.

"Non ti riguarda, torna da Carter." e li mi blocco. Mi ha appena spezzato il cuore.

"Sai che ti dico? Va bene, se non sai perdonarmi allora la cosa giusta da fare è andarmene, non conta quanto ti amo-" spalanco gli occhi, perché l'ho detto? Non me ne sono resa conto.

"C-cosa?" chiede perplesso avvicinandosi precipitosamente a me. Mi alzo in piedi ed esco dalla sua accogliente casa. Non ho neanche fatto caso alla donna o ragazza, quel che è, che era in salotto. Corro via. Sono una stupida, che problemi ho? Gli ho confessato che lo amo, solo per dire una stupida frase. Non ci credo!

Voglio andarmene subito, voglio sfuggire da questa vita.

Corro fino a casa mia, entro in camera e mi chiudo dentro. Dopo molto tempo rivedo Kira, la coccolo e la bacio, mi è mancata molto. Mi avvicino lentamente alla mensola sopra al mio letto. Sorrido alla vista della foto di mia madre. Lei era sempre dalla mia parte, mi capiva e mi voleva bene. Io non metto in dubbio il fatto che mio padre me ne voglia, però non lo capisco, perché si comporta così male con Dylan?

Entro nelle calde e morbide coperte del mio letto.

"Meredith! Meredith!" esclama qualcuno dalla finestra. Per fortuna mio padre non è in casa.

Mi affaccio e lo vedo, lo sapevo, è tornato da me. Scendo di fretta le scale e lo raggiungo. I miei occhi iniziano a brillare, la mia mente si libera, le farfalle prendono il possesso del mio stomaco. Gli corro incontro e gli salto in braccio. Chiudo gli occhi, gli prendo il viso, e senza pensarci lo bacio, lo bacio con foga.

"M-mi sei mancato." affermo per poi continuare.

"Senti per quella cosa che mi hai detto prima-" lo blocco con il dito.

"No, no, non farci caso, straparlavo." scendo dalle sue braccia e lo accompagno in camera mia.

"Si, si, tranquilla." mentre dice questa frase abbassa il tono della voce. Sono troppo felice per pensarci. E' tornato veramente da me, mi ha perdonata.

"Wow, bella camera." si mette a ridere, gli tiro uno schiaffetto sulla spalla. Ritorno a baciarlo, lo stomaco mi esplode da quanta ansia ho. Gli prendo con forza le spalle e lo trasporto lentamente sul letto. Mi sdraio e lui inizia a baciarmi il collo, ma si ferma.

"Perché ti sei fermato?" chiedo e lui sospira.

"Non riesco a vedere questo succhiotto." afferma un po' giù di morale.

"Continua, ti prego." e lui esegue gli ordini. Continua a baciarmi fino ad arrivare alla pancia. Il respiro si fa affannato. Torna a baciarmi le labbra e gli sbottono la camicia. Lui fa lo stesso con il mio vestito, con un po' più di fatica, ma ci riesce. Mi copro i seni, mi vergogno.

"Tu non ti devi vergognare di me, sei bellissima e io ti adoro così come sei." mi sorride e io mi lascio andare.

Iniziamo a fare l'amore. Un mix di emozioni mi avvolge, non so neanche descriverle. Lo amo da impazzire, è l'uomo perfetto per me. Mi sto concedendo a lui anche se per la mia religione non potrei, dovrei aspettare al matrimonio, ma non mi interessa.

My only sunrise || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora