9. Quasi libera

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Sono rinchiusa in questa cella da parecchi giorni, ormai non valgo più nulla. Le uniche persone che vedo sono delle delinquenti e dei poliziotti che mi trattano male. Vorrei rivedere dei volti familiari, come quello di- di Dylan. Mi manca da morire.

Ogni volta che passa un giorno spero che mi liberano, ma questi desideri non vengono mia realizzati. Sto sempre a guardare questo orribile soffitto pensando alla mia vita e a cosa mi sto perdendo di essa. Penso che ormai non potrò più vivere come prima, sono successe troppe cose in un mese circa, troppe cose da sopportare.

I miei pensieri vengono interrotti quando sento un uomo avvicinarsi alla mia cella.

"Figliola mia, ti farò uscire di qui, anche a costo di perdere la mia corona." dice mio padre con aria preoccupata. So già che non è vero, il potere per lui è la cosa più importante, anche più di me! Non gli rispondo e lui sbuffa.

"Te lo prometto." conclude prima di andarsene. Sospiro e sento, piano piano, il mio volto rigarsi di lacrime. Non riesco più a sopportare nulla, inoltre sono cambiata da quando è successo quel fatto. Mi sento più vulnerabile, però, sono molto più aggressiva e rabbiosa; ho sempre bisogno di sfogarmi.

"Non li accettiamo, voi siete il re, ma vostra figlia ha assassinato un uomo." sento dire dall'altra stanza. Io non capisco proprio! Il re dovrebbe avere il massimo potere, no? E perché non mi lasciano andare, essendo sua figlia? Magari ha fatto qualcosa di cui nessuno va fiero, quindi lo rispettano. Non ne ho idea.

"Io farò uscire mia figlia, a tutti i costi!" sbraita per poi uscire dalla struttura. Mi accascio a terra e provo a buttare fuori tutte le lacrime che ho. Vorrei prendere a botte qualcuno, chiunque.

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Non riesco a dormire, ho troppi pensieri che vagano nella mia mente. Dalla piccola finestra della mia cella scorgo la luna. Poi un qualcos'altro attiva la mia attenzione. Sobbalzo vedendo un ragazzo, ma non uno qualunque, Dylan.

Mi avvicino alla finestrella, però è troppo in alto rispetto a me, quindi mi metto in punta di piedi. Dylan mi fa dei gesti con la mano: io, andare, te, aiutare, tranquilla, aspetta. Ho capito! Mi vuole far evadere, ma questo comporterà molti rischi! Ho molta paura, ma anche adrenalina! Questa sensazione è stupenda.

Vedo il dolce ragazzo prendere un attrezzo, sembrano delle grosse tronchesi, e con tanta forza riesce a rompere una sbarra, poi la seconda ed infine la terza. Festeggio silenziosamente e poi ritorno subito seria. Gli mimo un grazie e lui sorride.

Rimango ferma a vedere quel che succede, ma noto che ha delle difficoltà a rompere il vetro, siccome non ha un panno per proteggersi la mano. Impreco a bassa voce e mi guardo intorno. Perfetto, posso aiutarlo. Tiro via ferocemente la federa del mio cuscino e ma attorciglio sopra le nocche. Con tanta forza tiro un pugno, ma il risultato è il nulla più totale.

Provo a tirarne un altro e ricevo la stessa cosa di prima. I miei occhi, per puro caso, si scontrano con i suoi. Rimango allibita da quella bellezza, il mio corpo si rilassa e la strana sensazione di sempre ritorna. Ritiro il pugno e- e ce la faccio! Il vetro si spacca!

"Forza." esclama Dylan tendendomi la mano. La afferro e lui mi tira verso l'altro, tanti pizzichii addolorano le parti del mio corpo, infatti mi ritrovo con dei graffietti provocati dal vetro rotto. Poso i miei piedi sulla parete e striscio fino a che esco del tutto.

Mi accovaccio a terra, più che a terra, sulle sue gambe.

"G-grazie." e gli sorrido. Mi accarezza la guancia con il pollice e subito ci alziamo.

"Dobbiamo sbrigarci, poi ti racconterò tutto."

Iniziamo a scappare, l'adrenalina si impossessa del mio corpo, non ci posso credere che sto scappando da una prigione! L'aria sventola i miei lunghi capelli ed io finalmente mi sento libera- a dire il vero, quasi libera. Non potrò mai esserlo del tutto fino a che sono sotto la tutela di mio padre, quindi per sempre.

Cerco di lasciare questi brutti pensieri da parte e mi godo la brezza che colpisce il mio viso.

Piano piano sento delle goccioline scendermi sulla nuca, poi diventano sempre più forti. Rido, è la prima volta che sto sotto la pioggia senza un riparo.

"Amo la pioggia." affermo allargando le braccia. "Rimaniamo un po' qui?" gli chiedo e lui fa un'espressione stranita.

"Ma prenderemo una polmonite!" esclama ridendo. Non mi interessa, voglio stare qui.

"Fa niente!"

"Tu sei pazza!" ride ancora di più, poi si toglie la sua camicia e la porge sopra le nostre teste, in modo da coprirci il più possibile.

"Senti, Lady, io ti ho liberata, sia di mia spontanea volontà, ma anche perché tuo-" lo blocco posizionando il mio indice sulle sua morbide labbra.

"Si, ho capito, mio padre!" scoppio a ridere. "Sei ossessionato da lui! Ma ora non ne voglio più sentir parlare!"

"E' import-" lo blocco, mi alzo in punta di piedi. La pioggia avvolge il mio corpo. Gli prendo il viso tra le mani e senza pensarci due volte poso le mie sottili labbra sulle sue. Inizialmente sembra un po' preso dalla sprovvista e impacciato, ma poi si lascia andare ed approfondisce il bacio. Mi prende con una mano il fianco, e con l'altra il viso, passandola fra i miei capelli.

E' la sensazione più bella del mondo, un mix tra paura, ansia, gioia, amore e passione.

Ci stacchiamo e sorrido sulle sue labbra. Mi sento bene, finalmente.

Lui mi guarda negli occhi e poi, di punto in bianco, riprende a baciarmi. Mi lascio andare completamente.

Mi sento arrossire. Lui sorride e intravedo le sue dolci e piccole rughette al termine dei suoi occhi. Rimango abbracciata a lui, in imbarazzo. Lo stringo forte e lui pure, mi prova a coprire con la sua giacca.

Mi sento protetta. Mi sento bene. Mi sento amata. Mi sento così solo con lui.

Vi piace questo capitolo? Io lo adoro! Ovviamente non è la fine! Ci saranno molti altri capitoli <3

My only sunrise || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora