Sindrome di Cotard.

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Sceso dal treno si guarda attorno e non vede
nient'altro che desolazione,
non nota nessun dettaglio
di quei passanti,
quelle persone vuote,
gusci privi di vita,
che gli passano affianco senza mai fermarsi,
neppure se cadi in terra strascinando,
facendo fatica ad alzarsi.
Esseri più che umani disumani
e lui che si guarda le mani decomposte,
nel petto ha un cratere e
chi ha causato tutto questo è
ancora là fuori libero,
libero di vivere,
di sognare.
Libero di respirare aria pulita
e non questo maledetto smog
che persuade i polmoni
solleticando il dolore eterno.
Eterna,
eterna è l'insoddisfazione che lo porta
a mangiare i pezzi
del suo corpo per pranzo ed
infierire costantemente tagli
sul suo corpo cercando,
provando,
tendando di sentir dolore ma nulla.
Nulla di tutto ciò lo ferma
dal provocarsi incenti danni al cuore
e all'animo.
L'anima che abbandona il cuore,
il corpo oramai vuoto implora pietà
mentre i polmoni fischiano dal freddo,
le papille gustative lentamente muoiono
e la vista cala.
Tutto questo è quello che ha causato una fottutissima
troia che ora è la fuori a scopare,
a fare del male a qualcun altro
con la consapevolezza,
la certezza,
di farcela.
Ed io...
Ed io non posso farci nulla.
Mi hai svuotato,
mi hai ucciso.
Mi sento morire in preda al panico.
Mi divora la sindrome di Cotard.

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