Una promessa

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Simone: "Allora sei riuscita a fare il compito che ti avevo assegnato?"
Io: "Si, ma non credo che si capisca." E gli sporsi il foglio.
Simone: "Dai, fammi leggere...Si capisce benissimo, hai fatto un ottimo lavoro! Ora proviamo a metterlo in pratica."
Io: "Facile a dirsi difficile a farsi."
Simone: "Dai, puoi farcela!"

Iniziai a ballare, però la mia prima interpretazione fu fallimentare.
Perciò Simone spense la musica e mi disse: "Pensa a quello che hai scritto, pensa a quel volto, che credo appartenga a qualcuno che prima ha cercato di ballare insieme a te."
Io: "Mi stavi spiando?!"
Simone: "No, ero semplicemente venuto a controllare se avessi dimenticato il mio borsone in aula ed é stato allora che vi ho visti ballare: sembravate così tanto affiatati e felici. Ho indovinato?"
Io non risposi e l'unica cosa che dissi fu:
"Sono pronta, riaccendi la base per favore."

Questa volta andò molto meglio, sapevo di doverci ancora lavorare, ma Simone era rimasto soddisfatto.

Verso la fine della lezione non riuscivo praticamente più a controllare il mio corpo, avevo troppa fame, però non lo diedi a vedere.
Salutai Simone e me ne andai a casa.
Fuori dall'aula c'era Sangio che credo mi stesse aspettando per tornare insieme.

Sangio: "Com'è andata?"
Io: "Ho ancora molto da lavorare, ma il film che abbiamo visto ieri mi aiutato molto."
Sangio: "Di che si tratta la coreografia che devi portare?"
Io: "É un passo che racconta la storia d'amore fra Romeo e Giulietta."

Stavamo camminando quando ad un certo punto iniziai a vedere delle stelle, non sentivo più il mio corpo, la vista mi sì annebbió ed io caddi a terra.
Sentivo una voce chiamarmi con un tono preoccupato, poi mi sembrò di essere sollevata da terra e trasportata non so dove, infine avvertii qualcosa di morbido sotto il mio corpo.
Quella voce continuava a chiamarmi e mi stringeva la mano, dopo un po' sentii anche una richiesta di aiuto e fu a quel punto che non sentii più nulla: divenne tutto completamente buio e silenzioso.

Pov Sangio
Avevo appena finito la mia ultima lezione del giorno quando vidi Giulia.
Parlammo un po' in corridoio e poi ci incamminammo entrambi verso casa.
La stavo guardando quando all'improvviso il suo volto divenne completamente bianco e poco dopo lei cadde a terra.

Ero nel panico più totale, stavo gridando il suo nome sperando che si risvegliasse, ma così non è stato.
Così decisi di prenderla in braccio e portata sul divano della sala relax, dopo di questo iniziai a stringerle la mano e infine urlai chiedendo aiuto.

Non riuscivo a capire che cosa fosse successo, dal nulla era caduta e non si risvegliava...
...Poi mi venne in mente una cosa: forse prima mi aveva mentito a proposito del cibo, forse non aveva mangiato nulla ed è stata quella la causa di tutto ciò.

Ero arrabbiato, perché probabilmente mi aveva mentito, però la paura che provavo nei suoi confronti era incredibilmente maggiore.
Dopo poco arrivarono dei membri dello staff che mi dissero di staccarmi da lei, perché l'avrebbero portata in infermeria.
Io non ne volevo sapere, volevo rimanere con lei e infatti gli urlai contro dicendo che probabilmente sarebbe stata spaventata e che quindi aveva bisogno che ci fosse qualcuno che la tranquillizzasse una volta che si fosse ripresa.
Resistettero un po', però alla fine ebbi la meglio.
La trasportarono con una barella ed io mi trovavo di fianco a lei, sempre a stringerle la mano.
Eravamo appena entrati in uno stranzino, quando arrivò un dottore che iniziò a visitarla.
Le attaccò una flebo e poi iniziò a scrivere qualcosa su una cartella.
Gli parlai gentilmente chiedendo in che condizione si trovasse Giulia.

Dottore: "Era disidratata, perciò le ho attaccato una flebo. Credo che sia svenuta a seguito di uno scompenso di zuccheri, forse perchè non ha mangiato abbastanza e si è allenata troppo."
Detto questo se ne andò ed io rimasi solo con lei.
Iniziai ad accarezzarle i capelli finchè non mi accorsi di star piangendo.

Un sogno divenuto realtà // sangiuliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora