Questa one-shot non è scritta a scopo di lucro.
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Secret keeping, stop the bleeding
Lost a little weight because I wasn't eating
[...] Found loving you was sunshine, but then it poured
And I lost so much more than my senses
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Miami, Florida
Sinuhé richiuse la porta d'ingresso con sommo sollievo: nessuna traccia di quel becero negligente di Austin Mahone. Di contro, sfoggiò uno smagliante sorriso in direzione di Lauren, che era appena entrata e si dondolava timidamente sui talloni, sempre a disagio quando stazionava tra le mura di casa Cabello-Estrabao.
- Oh, cara, non startene lì impalata. Vai di sopra e pensaci tu a quella povera bestiola. Non fa che piangere da giorni. Ha rifiutato anche la compagnia di Dinah. Spero tu abbia miglior sorte -.
- Farò del mio meglio, signora -.
La giovane si avviò al piano di sopra lentamente, tentando di racimolare la migliore idea per risollevare l'umore di Camila. Ah, come si pentiva di non averle impedito di frequentare quel teppista borioso!
Bussò, afferrando prontamente la maniglia. Anche al cospetto di un rifiuto, non avrebbe esitato a entrare. Da troppo tempo, ossia da quando avevano litigato animatamente in seguito all'infelice rivelazione riguardo Austin, avevano preferito abbandonare i fili del loro rapporto in uno stato di usura, senza preoccuparsi di reciderli di netto o ricucirli, sperando però, che non si spezzassero mai.
- Camila? Sono Lauren -.
Non ottenendo risposta, optò per un avviso, Ora entro, e una irruzione non autorizzata, adoperando una maniera delicata che era suo tratto distintivo.
Camila sedeva a terra contro il letto, e si abbracciava le gambe. Tra le ginocchia soffocava le lacrime che non avevano mai cessato di erompere. Così raccolta, appariva molto sottile e indifesa, quasi scavata.
- Ciao, Lolo - pigolò, emergendo appena con il capo.
Era pari a uno scricciolo ancora incapace di volare, anzi; ancor più fragile. Aveva occhi gonfi e arrossati, sulla fronte rughe di dolore, sulle guance le righe lasciate dalle lacrime.
Lauren richiuse la porta con garbo, dietro di sé, e sedette accanto. Il suo volto era scolpito in una dolce gravità che faceva emergere sì, una certa preoccupazione, ma al contempo rassicurava.
La minore non sembrava aspettare altro. Sciolse ogni intrigo simil-fetale in cui si era raggomitolata e coricò la testa sulla sua spalla. Finalmente, non le pesava più. Calò le palpebre perché la luce del giorno non potesse ferirla, ma il sole continuasse ugualmente a vegliarla.
- Scusa per l'ultima volta – sussurrò al suo orecchio. A causa dell'alito caldo che vi batteva, un fremito scaturì dalla sua pelle. - Mi sono comportata molto male con te, quando non lo meritavi. Non sai quanto sia grata di vederti -.
Lauren la indusse a tacere con un sibilo ben modulato. Adagiò il capo contro il suo e le passò un braccio intorno alla vita. Lascia a me il tuo dolore, sembrava dire. Saprò cosa farne.
- È tutto a posto, Camz. Avevi bisogno di spazio. Non importa più -.
- Sì che importa! Avrei dovuto dare retta a te e a Dinah. Oh, che disastro! -. Camila cercò la sua mano per stringerla nella propria. Le rivolse uno sguardo implorante. - Sono sempre stata qui a piangere per lui, senza possibilità di frenarmi. Non sai quanto mi rimproveri a riguardo. E più mi dico che non dovrei e più non riesco a fare diversamente. Sono ancora innamorata, Lo -. Sospirò, affranta. - Pensavo ci tenesse quanto me, che mi volesse. Invece se la faceva con altre quattro -.
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The Moon told me
FanfictionRaccolta di one-shot ispirata ai primi due album da solista di Camila Cabello, "Camila" e "Romance". Contiene ventiquattro capitoli, sia inediti che extra, per quanto riguarda le fanfiction presenti sul mio profilo. "Señorita" non è presente a causa...