R9. Feel it twice - Kintsugi

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Questa one-shot non è scritta a scopo di lucro.

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I know love is the loneliest place when you fall alone

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Il dolore e la vuotezza d'animo che seguono a un furioso alterco con Lauren variano di volta in volta. Quello di oggi assomiglia solo in parte all'ultimo della serie: ho il cuore più grave, più palpitante. Mai ho calcato l'orlo del precipizio con la consapevolezza che sarei potuta cadere davvero perché rimasta senza appigli. Mai sono arrivata così allo stremo, così vicina al baratro.

Inerme contro la porta di casa, le ginocchia molli, osservo le violente carezze che la pioggia riserva alla finestra della cucina.


Spero l'acqua ti schiaffeggi come avrei voluto fare io.


Per quanto dolorosa sia la sua vicinanza, perché porta inevitabilmente a una collisione, mi tormenta assai di più la sua assenza. Lauren non mi ha mai abbandonato di notte. Ora che è fuggita chissà dove, anche l'ombra più familiare assume contorni sinistri.

Avanzo con passo cauto fino alle scale, giù dalle quali mi sono precipitata mentre la inseguivo. Lei era carne dell'incorporea naiade Dafne; io cieca e disperata come Apollo trafitto da una freccia erotica.

Il letto è un campo di devastazione, talmente sfatto che sembra ci abbia dormito un uragano. Indosso la felpa che Lauren ha abbandonato sulla sedia, prima di coricarsi e litigare. Per inebriarmi momentaneamente del suo profumo, accetto che il mio lo sostituirà pian piano.

Stringendomi nelle spalle, mi affaccio alla finestra. Tra il velario greve di nubi gravide di pioggia, si nasconde un unico spicchio di luna, forse crescente, forse calante; al momento non ricordo un solo proverbio che possa aiutarmi a scegliere. Interrogarla equivale a interrogare Lauren: non riceverò riposta. È pur sempre un tòpos leopardiano.


Perché, nella furia, hai dimenticato proprio il cellulare? Perché, anziché la giacca a vento, non hai preso me? Perché, invece di sbattere la porta, non hai sbattuto me? Devo dedurne che non mi desideri più, né sentimentalmente, né carnalmente? Devo permettere che nella mia mente si formi l'idea di un amore non più mutuo?


Inerte, con la fronte contro il vetro gelido, sbircio il mio alito caldo condensarsi, singulto dopo singulto. Le mie lacrime salate gareggiano con quelle piovane: trabocco di un dolore feroce che, neanche se mi esponessi al cielo piangente, come Lauren, potrebbe cessare, essere lavato via. I miei palmi esangui, chiusi a pugno, battono debolmente e invano contro la finestra. Le unghie scivolano su di essa con crudezza, ma senza la pretesa di ferire l'inanimato perché fagocitate dal nervosismo.


Lauren, Lauren: luce dei miei occhi, ossigeno del mio fuoco, la tua volubilità m'incendia e mi spegne! Impazzisco e rinsavisco a ogni tuo capriccio; eppure mai oso scendere dall'ottovolante che è questa relazione di egoismo. Ti voglio tanto quanto spero tu voglia me; e nel volerti, non faccio altro che annientarmi.


Se sapessi dove cercarla, la cercherei. Se sapessi a chi appellarmi, lo pregherei di riportarla a casa. Se fossi stabile e lucida, andrei io stessa.

Dopo che mi sarò disperata come un'anima in punto di morte, mi invaderà la furia. Imprecherò, bestemmierò il nome di Lauren finché ne avrò il coraggio. La raccomanderò all'Inferno, e subito dopo al Paradiso. La chiamerò angelo e demonio; e poi, esanimata, crollerò a terra, sul pavimento della soffitta. Solo allora, se avrà deciso di ricalcare i suoi passi nel verso opposto, lei mi accoglierà tra le sue mani gentili come una corolla appena recisa da una falce mortifera.

***

Un giorno nuovo sorge. Il sole fa capolino dall'oblò della soffitta con i suoi raggi impudenti. Confusa, mi sollevo dal pavimento. Le ossa reclamano pietà.


Allora è davvero andata come ho profetizzato. Dove sei, amore dolce e dannato? Dove sei, cerbero delle mie notti, mela d'oro dei miei giorni?


Sfarfallo lo sguardo ancora torpido oltre il mio limitato raggio d'azione, ed è proprio accanto a me che la sorprendo. Sembra dormire placidamente. Ha un braccio proteso verso l'alto. Le sue dita sfiorano una rosa che deve aver cessato di stringere nel sonno. Sorrido all'indirizzo del cesto di capelli corvini che le copre il viso, e in cui poi affondo una mano.


Non riuscirò mai a portarti rancore, per quanto tu possa ferirmi. Dinah, pur volendo bene a entrambe, dice sempre che giochiamo a più a distruggerci che ad amarci. Ma io mi limito a sorridere e a scuotere la testa: non ti vede come ti vedo io. Ed è inutile chiedermi di scegliere tra l'amore per te o l'amore per me stessa, quando li esigo entrambi.

La nostra relazione non è affatto una sottospecie di roulette russa. Non possiamo continuare a rischiare per poi trovarci con un pugno di mosche ogni volta.


- Lern – sussurro, stendendomi accanto a lei. Finiamo sempre così.

Non ci vuole mai molto perché si desti, perché, aprendo gli occhi, mi riveli un torbido oceano, una finestra su un mondo apparentemente nuovo. Ma forse è proprio perché non cambia mai, né nei pregi, né tantomeno nei difetti, che mi piace così tanto. Tanto da morirci?

- Camz -.

Le lettere lasciano la sua bocca come un fiume di sonora voluttà per le mie orecchie; una benedizione, una maledizione. Il mio soprannome è semplicemente l'invito a stendermi e stringermi sopra di lei, contro di lei; amalgamarmi tra le sue braccia come una farina forte con l'acqua.

Non riusciamo mai a scadere completamente in due enti isolati per la troppa paura di essere instabili. La paura è paura, come il dolore è dolore: prima o poi svanisce. L'amore, invece, resta? Ma soprattutto, basta?

I suoi baci mi suggeriscono di sì. Potremmo ferirci, dilaniarci come due demoni senza pace, ma a sanarci, colmando con oro fuso le crepe, saremo sempre e comunque noi.

- Perdonami, mi amor. Non voglio che tu pianga per l'irascibile testa di cazzo che sono -. So quanta fatica faccia per dirmelo. Non tutti sanno ramazzare con facilità l'orgoglio insieme al resto della polvere. È comunque una pietanza sempre difficile da digerire; ma il tempo aiuta. - Ci sto lavorando, lo giuro. E quindi, non so: ti va di fare colazione fuori? -.

The Moon told meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora