Questa one-shot non è scritta a scopo di lucro.
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So we're there, now it's real
Now that you have me, do you want me still?
[...] Weakness, tension in between us
I just wanna give in and I don't care if I'm forgiven
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Cilento, Italia
Anni ottanta del Novecento
Pur viva, alle campane vespertine, la campagna russava appena, come un vegliardo stremato dalla fatica. Poiché si avvicinavano sempre più le calende di maggio, le cicale intensificavano il loro canto sera dopo sera. Figlie elette di Demetra al pari di Persefone ctonia, bramavano di ricongiungersi presto alle braccia della madre amata, una volta inaugurata l'estate.
In quella solenne transizione di stagioni, nel buio più pesto dell'intera costiera, due figure felpate, per sangue più simili l'una all'altra che ai loro familiari, si avventuravano oltre ai confini tracciati dalla faida. Nella mente di entrambe riecheggiava il monito di ogni sera: dovremmo smetterla. Ma nulla, nemmeno il pensiero dei cattivi rapporti che intercorrevano tra i loro genitori e avi, avrebbe potuto dissuadérle dal silenzioso abbandono delle brande per ricongiungersi al proibito; proibito che aveva troppo un buon sapore per rinunciarvi facilmente.
Camila si chiuse la porta del retro alle spalle senza che emettesse un cigolio: era ormai diventata esperta. Con il cuore in gola, superò in punta di piedi la cuccia di Dorado Cabello, il suo fedele pastore maremmano. Scavalcò il cancelletto che separava la tenuta dai campi e, una volta lontana di qualche metro, iniziò a correre a perdifiato verso il fienile, che si ergeva proprio accanto agli ulivi degli Jauregui.
Lauren, bisbigliava a tratti, mentre lo circumnavigava nell'oscurità. Tornata al punto di partenza, andò a sbattere contro una sagoma ancora ignota. Trasalì, spaventata. Ma quando riconobbe le braccia che l'avvolsero con urgenza, il sussulto si trasformò in un sospiro di sollievo.
- Camila -.
Se v'era stato un tempo in cui la sua voce roca e suadente la irritava al punto da portare Dorado con sé nei campi per tenerla a distanza, ora non esisteva suono che le garbasse maggiormente.
- Mi hai chiamato in un altro modo l'altra sera... -.
Lauren tacque e, sbloccata la soglia del fienile, le passò un braccio sotto le natiche per prenderla in collo. Volteggiò un paio di volte al buio, sulle labbra un sorriso, gli occhi sbarrati per catturare ogni particella di luce che Camila emanava, e atterrò su un cumulo di fieno fresco e odoroso ancora di primavera.
- Amore mio - sussurrò, tra i suoi capelli voluminosi.
Non avevano molto tempo, a dire il vero. Era la norma.
- Ho atteso stasera come se ne andasse della mia vita -.
- Ti hanno vista? -.
- Macché, altrimenti sarei già morta -.
Camila si erse sul suo bacino come un'amazzone a cavallo. Ne ricercò le mani alla cieca, disperata e bisognosa, e quando le afferrò se le portò su ambo i seni, perché sentissero le capriole del proprio cuore, sotto di essi.
- Saremmo morte entrambe -.
- Disconosciute, diseredate, svergognate davanti a tutto il paese -.
Lauren si tirò a sedere e le strinse delicatamente i seni ancora coperti dal cotone della maglietta: al tatto erano minuti, rotondi come arance e sprigionavano un calore rassicurante. Le baciò il mento, chiedendo permesso.
Camila la ghermì per il viso e condivise il proprio respiro con il suo.
- Ti amo - bisbigliò, prima di suggellare il primo, appassionato bacio della notte.
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Un po' si vergognavano, a dire la verità; non tanto per il misfatto in sé, ma per ciò che esso avrebbe comportato, se fosse mai emerso alla luce del giorno e giunto alle orecchie dei loro vecchi.Tuttavia, frequentarsi di nascosto equivaleva ad assaggiare ogni volta un frutto esotico differente: poteva anche risultare una sgradita sorpresa dal punto di vista organolettico, ma tale era l'avidità di cibarsene, in virtù della curiosità e della dipendenza che ne derivavano, che era impensabile rinunciarvi, costasse quel che costasse.
Agli occhi di Camila, scaltra ventiduenne, Lauren rappresentava la compiuta ribellione alle pressioni matrimoniali. L'amava, l'amava davvero; l'amava certo più di quel molesto viscido di Rodrigo, trentuno, che invano tentava di convincerla a montare sul proprio trattore rosso ruggine. Se l'idea le faceva accapponare la pelle, Lauren le infondeva invece una soffice flemma, rassicurante come l'azzurra bonaccia del mare, al mattino presto.
La vita agreste, sin da quando erano poco più di un ammasso di fasce, aveva insegnato loro tutto ciò che serviva a conservarsi in un eventuale segreto: essere vento nei passi e piombo sul fieno, abbassare lo sguardo quando l'una rastrellava le olive e l'altra invece nutriva le bestie, nella speranza di non cadere in tentazione, e poi, a sera, farsi d'ombra e fumo di sigari, mandare scongiuri dietro di sé e in avanti preghiere.
Camila si svegliò all'energico canto del gallo, nell'aia. Mugolò di disappunto mentre si rigirava sul materasso per sfuggire alla luce prepotente del giorno. Pacifico che fosse esausta, data la frequente veglia notturna, e, diamine, odorava ancora di fieno in ogni parte! Ma le sue buone abitudini vollero che acqua e sapone cancellassero meticolosamente ogni traccia, o quasi. Anziché cingersi le tempie come al solito, legò il proprio fazzoletto di lino al collo, ben accorta a coprire una zona un po' troppo marcata per mantenere la facciata di fanciulla illibata. Raggiunse il pollaio con Dorado al seguito e un panierino al braccio. L'altra palma stringeva un bicchiere di latte fresco. Quando ebbe nutrito le galline, andò a recuperare pazientemente le uova del giorno. Anche se non poteva vederla, era certa che Lauren la stesse osservando, magari abbarbicata a una scala mentre raccoglieva la frutta matura. Dio, era così eccitante sapere di appartenersi!
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Lauren giunse a terra con un agile balzo. Si sgravò di alcuni biondi limoni che aveva accolto tra le braccia e ritornò sulla scala. Salì rapidamente i pioli, a due a due, e assottigliò lo sguardo in direzione della proprietà dei Cabello: Camila non era più nell'aia, ma sapeva bene dove trovarla.
Comandò a Juan di partire con il carico e, mentre il cassone verde muschio si allontanava sempre più, sgattaiolò quatta quatta dai frutteti di famiglia. Furtiva come un ladro, si inserì tra gli alti fusti del granturco nemico, su un sentierino battuto dagli stivali dei contadini. Le parve di girare in tondo per un'eternità, finché non sbucò proprio alle spalle di Camila, che invece era tutta intenta a bighellonare tra le proprie coltivazioni.
Infilò i pollici nei passanti della salopette consunta, dondolando sui talloni, improvvisamente non più certa della propria, rischiosa genialità. Ma poi il sentimento prevalse.
- Camz - mormorò, prima che la minore sparisse dietro l'angolo. Avanzò di un paio di passi, credendo di non essere stata udita, invece Camila le si era già avvinghiata al collo, dopo un rapido dietrofront.
- Cosa ci fai qui? – le chiese, allarmata, ispezionando i dintorni. - Se ci beccano ci ammazzano, Laur. Lo sai... -.
Lauren riposò la fronte contro la sua, impossibilitata a quietare lo scompiglio che si esagitava nello stomaco. Intrecciò le mani alle sue, socchiudendo lo sguardo.
- Ti ho vista - spiegò, con la genuinità di un fanciullo. – Volevo solo fare un saluto -.
Le diede un timido bacio sulle labbra, prima di allontanarsi. In un battibaleno fu di nuovo oltre la staccionata. Prese sottobraccio la scala, addentrandosi nel frutteto. Sorrideva.
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The Moon told me
FanfictionRaccolta di one-shot ispirata ai primi due album da solista di Camila Cabello, "Camila" e "Romance". Contiene ventiquattro capitoli, sia inediti che extra, per quanto riguarda le fanfiction presenti sul mio profilo. "Señorita" non è presente a causa...