L'infetto tenta di artigliarmi la giugulare, ma salto all'indietro e poi gli lancio il coltello dritto lì, in mezzo ai suoi brutti bulbi oculari.
Non serve a niente, dato che loro rimangono attivi fino alla decapitazione. Ora che ci penso, servirebbe un'accetta. Nel frattempo, Marco è stato più bravo di me: ha scoppiato la testa del secondo infetto. La schifosa creatura giace a terra come uno straccio secco.
Viene ad aiutarmi e spara un colpo alla gola del mio assalitore. L'infetto non è riuscito a mordermi, grazie a Dio, ma mi ha regalato un bel graffio sulla spalla destra.
Io e Marco ce l'abbiamo fatta insieme. Da solo sarei morto; lo sto guadando con la massima riconoscenza. Non c'è bisogno che parlo, lui mi prende e mi riporta nel ruscello a lavarmi.
"Non è superficiale, ma neanche troppo profonda" constata, spingendomi i lati del braccio mi fa sussultare di dolore. "Bisogna cucire."
"C-cosa?" balbetto miseramente, ma lui sta già allungando una mano e afferrando qualcosa nella tasca dei pantaloni. Una graffetta sottile e appuntita. La modella a mo' di ago, mi strappa un capello e la tortura comincia.
Ho urlato come un pazzo durante la sutura. Sono stanchissimo, seduto mollemente di fronte al fuoco mentre Marco arrostisce due scoiattoli.
"Mangia" mi esorta, ma io ho la nausea. Ho ancora in testa i volti bubbosi e maledetti degli infetti. Alla luce del sole, le loro vene nere e i loro dentacci marci si sono rivelati anche peggio di come li ricordavo.
"Tra cinque ore leviamo la tenda, Al. È troppo pericoloso anche qui, dannazione..."
Sospiro, sconsolato. Mangiamo in silenzio, come se l'attacco dei Samorì fosse stato una sorta di litigio tra noi. Poi marco spegne velocemente il fuoco e mi fa una bella sorpresa.
"Antidolorifico. Preso dalla farmacia, ho anche un antibiotico generico. Starai benone" mi porge una pillola e io lo guardo con occhi lucidi. Quante altre volte pensi di salvarmi la vita, Mac?
La notte è stellata, sulla città di Como. Ma noi non la vediamo, tutti infagottati nei rispettivi sacchi a pelo. L'antidolorifico ha avuto un effetto immediato e sto deliziosamente bene, almeno per ora. La fasciatura contiene il sangue, che comunque è finito da tutt'altra parte.
Non riesco a togliermi dalla testa io e lui nel fiume, nudi e vicini. Vicini lo siamo anche ora, e io sento che sto per fare una figura di merda.
"Oi, Alex."
"...Mh?"
"Ti stai masturbando."
Ecco, e non è neanche una domanda. Dio, e ora che mi invento? Niente. Quindi confermo con un flebile "Sì, Mac."
Lo sento sbuffare e rigirarsi nel sacco. Quando tira la zip delle mie coperte e sbircia dentro penso di aver sottovalutato il suo carattere pepato. È davvero una bella sorpresa.
"Devi farlo proprio qui?" chiede, incerto.
"E dove? In mezzo agli zombie?" mi indispettisco.
Marco scoppia a ridere, e non c'è traccia di fastidio nel suo tono. Come sempre appare sereno, come se fosse normale che il suo compagno di viaggio si stia segando a pochi centimetri da lui.
"Amico, sono dieci minuti che te lo stai menando. Così non dormo. Vuoi una mano, per caso?"
Il respiro mi si blocca in gola. Lo guardo a labbra schiuse, cercando di capire se sta scherzando o no. "Ecco..."
"Sul serio? Ahahah!" Marco continua a sganasciarsi e io mi sto innervosendo. A che gioco sta giocando?
A un certo punto il mio cervello si spegne. Cessa di elaborare parole sensate appena Marco infila una mano nel mio sacco, tra le mie gambe che si stringono, prese alla sprovvista.
"Marco..."
"Ssh, buono."
Non ci crede neanche lui. Ci guardiamo nell'ombra della notte, trovandoci diversi, nuovi. Finalmente i suoi occhi si fissano sulla mia bocca.
"Hai due labbra stupende, sai?"
Batto le palpebre, mi sento come ubriaco. "Mac," lo chiamo di nuovo, per capire anche se quello che ho sentito è vero. "Sono un uomo. Possiamo benissimo saltare la fase del corteggiamento a parole e..."
"Lo so, lo sento che sei un uomo."
Marco si è acceso; lo percepisco da come la sua mano grande stringe la mia virilità mandando in pappa i miei neuroni. Il bello è che lo fa con naturalezza, sta seguendo l'istinto e questo potrebbe farmi impazzire. Quando capisco che si sta toccando anche lui, mi eccito enormemente e inizio a gemere senza ritegno.
Mi spoglio di ogni cosa: vestiti e freni. Non ho più la minima inibizione e mi avvento sopra di lui come un pipistrello ematofago sulla vacca da ciucciare.
Marco tenta di dirmi qualcosa, ma non saprò mai cosa: la mia bocca sta divorando la sua. Entrambi sappiamo di carne di scoiattolo bruciato e voglia di sesso. Stringo il suo pene e glielo massaggio prima piano, poi con più energia. Mi fa strano stringere l'organo di un uomo... ma di uno strano piacevole, mi sa di proibito. Si fa scivoloso e i suoni di slittamento carnale mi fanno godere come mai nessuna cosa al mondo. Godo come se qualcosa si fosse sbloccato in me, qualcosa che ora mi ha reso libero.
"M-Mac, ti va se... Ah..." non riesco a finire la frase né a fare di questa serata una degna sessione di sesso, perché l'orgasmo mi coglie sul ciglio della lacrimazione. Dovrei vergognarmi; i miei versi sono quanto di più simile a quelli di un animale in calore. Marco non si scandalizza, anzi, preme la fronte contro la mia e strizza le palpebre. Sento pulsare il suo uccello nella mia mano e qualcosa, nel cuore, si stringe.
È stato bellissimo, e mi faccio paura da solo.
Restiamo ad ansimare senza dirci nulla per almeno cinque minuti. Poi, decido di rompere il silenzio con una delle mie stronzate ammazza-atmosfera.
"Marco, questo... cambierà il nostro rapporto? Io so che- insomma, porti la fede al dito, ancora..."
"Rilassati, amico. Siamo fottutamente soli al mondo. Non pensare a niente" sussurra con dolcezza, accompagnandomi tra le sue braccia, e quelle di Morfeo.
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Fame di carne
AdventureAlex e Marco credono di essere gli ultimi rimasti sulla Terra. Si abbracciano appena s'incontrano, non credono ai loro occhi. Hanno vagato singolarmente per anni, disperati, soffrendo la mancanza di contatto fisico. Più che per gioco, il sesso tra...