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Può una donna violentare un uomo?

Con Vera, lo stupro è all'ordine del giorno. E me lo fa in ogni modo: dalle parole ai lacci. Non sto scherzando.

Chiunque mi darebbe dell'ingrato, lei in primis. Lei che vuole montarmi ogni mattina e ogni sera perché 'Alex, fai il tuo dovere di uomo o riferirò tutto al centro statistico!'. Lei che mi sminuisce in continuazione e mi dà dell'impotente se non riesco, se non voglio venirle dentro.

Lei che da una settimana mi tiene in pugno, perché ha scoperto che tra me e Marco qualcosa bolle in pentola.

Il problema non è stato quando mi ha visto col labbro spaccato, ma quando ha trovato del sangue nei miei boxer. E quella sera mi aveva visto allontanarmi con lui. E Vera è tutto tranne che stupida.

"Pensi che io sia nata ieri, razza di frocio? So come va il mondo. Posso solo immaginare lo schifo che avete fatto in viaggio da soli. Se vi foste beccati qualche malattia del sangue..."

"Siamo perfettamente sani, stronza. Lo sai, so che hai accuratamente sondato il mio referto medico. Quindi non dire cazzate."

E qui chiudo la discussione amorevole con la mia mogliettina. Ah, no, per tutta risposta, lei mi sputa in faccia.

"Mi fai schifo, verme. Forse non hai capito che il destino dell'umanità è nelle mani delle donne e dei finocchi come te, a quanto pare! Tu prova solo a farti impalare ancora da un uomo e io, giuro, ti faccio sbattere al fresco. Povera Samantha! Non se lo merita! Le dirò tutto, se non ti decidi a mettermi incinta!"

Comincio a pensare di essere io, quello sbagliato. Per una sorta di meccanismo di difesa. Se continuassi a pensare che questa colonia è una prigione per ratti, darei ancora di matto come quella notte. Con Marco. Nudi e violenti nella foresta.

Mi sono fatto male, ma non mi sono mai sentito così vivo in tutta la mia vita. Da quel giorno, ovviamente, il suddetto non mi ha rivolto parola. Anzi, non l'ho proprio più visto in circolazione. Il mio culo si è ricostruito nel frattempo, sarei pronto per un altro round... Devo restare coi piedi per terra. Un altro passo falso e perderò la libertà, se libero mi posso definire. Questo posto mi sta stretto.

Mi sta soffocando. Vera mi sta uccidendo, mi sta togliendo la dignità e ogni aspettativa di vita. L'idea che il suo ventre possa concepire un figlio (il mio) mi fa venire il voltastomaco. Mi viene da vomitare, odio lei e il governo di questo posto.




Ancora nessuna traccia di Marco. Ho visto Samantha in giro col muso lungo. Ho un brutto presentimento.

Anche oggi ho indosso la divisa militare esplorativa, che è una sorta di navy seal riciclata. Sto sistemando delle casse di esplosivo sull'autocarro, quando i miei sospetti diventano realtà.

Vedo gli occhi scuri di Samantha, dall'altra parte della strada, che mi guardano con uno sdegno infinito. E prima di realizzare il tutto, mi ritrovo preso alle spalle.

"Signor Costa? Ci segua."

Sono i due gorilla della fanteria di Milligan.

"E se non volessi farlo?" ringhio come un puma inferocito, messo all'angolo.

Uno dei due soldati alza e abbassa il mento, in cenno di disprezzo. "In quel caso, ti sbatteremo al fresco senza neanche farti sapere l'accusa."

È una giornata di sole, ironia della sorte. In Germania non è così frequente, ma oggi la luce accecante del giorno si cura di mostrare a tutti quello che sono. Tutta la comunità si riunisce attorno a questo teatrino e mi vede trascinato nel tendone del nucleo italiano.

Milligan mi accoglie con un sigaro e gli scarponi sul tavolo. "Ebbene?"

"Ebbene cosa?" abbaio.

La capa di cazzo spinge la cicca nel posacenere e si alza in piedi. "Il tuo uomo ha cantato, sai? Adesso, ragazzo mio, mi dici che dobbiamo fare?"

Come può Marco aver confessato tutto? Questi bastardi l'hanno torturato o una delle nostre mogli ha parlato.

"Me lo dica lei." Non sto al suo stupido gioco. Sa benissimo cosa fare di me.

"Io propongo... di bypassare il processo. La tua cara mogliettina ci ha portato direttamente le prove."

Quella stronza di Vera ha testimoniato, con tanto di boxer incriminanti. Mi gira la testa. Sento i polmoni in iperventilazione.

"Dov'è Marco? Dove l'avete messo?!"

"Calmo, ciccio bello." Milligan mi guarda dall'alto in basso. Mi squadra con occhi diversi, forse lo eccita pensare che a un bel faccino come me piaccia prenderlo nel culo. E lui vuole mettermelo in altro modo, continuando a parlare: "Lo raggiungerai presto, nelle prigioni coloniali. Ma ci premureremo di mettervi in celle separate, non vorrei che si creassero... stalle per la monta." E i suoi uomini scoppiano a ridere.

"Portatelo via" conclude.

Prima che io possa ribattere o aggredire qualcuno, un calcio di fucile dietro alla nuca mi dà la buonanotte.

Fame di carneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora