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POV MARCO

Anche in mezzo alla gente, in mezzo alle donne, Alex ha scelto di nuovo me.

Siamo stati mesi a parlare di come ci mancasse la compagnia femminile, ed era sottinteso che entrambi non avessimo in programma di fare l'esuberante coppia da gaypride. Mai nella vita. Siamo nati etero e l'abbiamo messo in discussione. Siamo 'ridiventati' etero e ora lo stiamo di nuovo mettendo in discussione.

Perché le labbra di Alex non le ho ritrovate da nessuna parte, qua.

Neanche i suoi occhi e quell'aria da sporco principe azzurro con cui ho condiviso tutto. Tutto me stesso. Eravamo in simbiosi io e lui. Eravamo uno e non posso più negarlo a me stesso.

Come ho potuto pensare che Samantha sarebbe stata la mia svolta, la mia 'salvezza'?

Ora non so che fare. Alessandro mi guarda irrequieto, e sotto i vestiti il suo corpo tonico e caldo freme, ricordandomi cosa posso e non posso avere. Cosa avevo e cosa sono stato costretto a perdere. Ma ho scelto io, di perderlo. Perché l'ho scelto, giusto? ...Non lo so più.

"Al," lo chiamo, cauto "non dobbiamo fare passi falsi."

"Io sono stanco di questa... merda distopica, Marco. Con Vera è una bugia, è forzato. Lei mi tratta come il suo uccello portatile. Mi ha 'scelto' con un sorrisetto finto, mentre io guardavo Samantha che ti artigliava come un avvoltoio e ti portava via! Non mi hai rivolto più la parola, stronzo! Che ti ho fatto di male? Non sono stato abbastanza, per te? Il mio buco è un passato di cui vergognarti, eh?"

"Cristo santo, abbassa la voce." Gli premo una mano sulla bocca, e due lacrime gli piombano dagli occhi fino alla mia pelle. Sono calde, e per un attimo immagino di volerle leccare via, per assaggiare anche quella parte di lui. E anche qualcos'altro, assaggerei, l'interno della sua bocca: il suo alito sa un po' d'alcool, deve aver bevuto una birra in più ed è crollato emotivamente.

Ma resto al mio posto, mentre lui è aggrappato a me come un bambino il primo giorno d'asilo.

"Alex, ragiona con la testa, non con il cuore."

"Ah..." singhiozza amaramente. Si stacca da me e si lecca il muco limpido che gli è colato sulle labbra. La sua bocca è rossa come una ciliegia matura. Un tipo di bellezza oggettiva, la sua. Delicata. La curva della sua mascella trema, si contrae, e mi ricordo che soffre di una brutta forma d'ansia.

"Mi sento... esplodere. Mi scoppia la testa" articola a fatica, ansimando come una creatura ferita. "Io voglio te. Quello che c'era prima. Vaduz è stato il periodo più bello della mia vita..."

"Anche per me" ammetto. "Ma non devi lasciarti dominare dai fantasmi."

Perché ormai noi siamo fantasmi, Alex. Noi...

"Io ti amo, testa di minchia! Voglio stare con te, punto e basta. Se non ti è chiaro te lo ripeto pure in tedesco."

Rimaniamo per qualche secondo a fissarci. Questa frase gli è costato l'affanno. Ha le guance rosse e gli occhi pieni di speranza. La sua bellezza è ingiusta.

"Non mettermi in queste condizioni, Alex."

"È questa la tua risposta?" lui si fa lontano di un passo. "Cristo, allora è tutto vero."

"Vero cosa?" sono spazientito. Non mi aspettavo il coming out, ma neanche tutta questa difensiva.

"Che sono stato solo un pezzo di carne, per te" sputa a terra. "Io, il frocetto che si è preso la cotta."

Prima che possa ribattere, Alex cammina via barcollando pericolosamente. Un fulmine mi scoppia in testa e nel cuore: temo che possa fare qualcosa di avventato. Non può tornare in mezzo alla gente in quelle condizioni. Devo seguirlo.

Fame di carneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora