Il freddo nelle ossa è quello che mi fa svegliare.
Il soffitto gocciola qualcosa e, sebbene non abbia ripreso ancora del tutto conoscenza, la puzza di muffa mi dà già la nausea.
Una gattabuia, proprio come quelle dell'immaginario collettivo. Grigia e minimale.
La testa mi fa malissimo e sono tutto intorpidito.
"Hiii, carne fresca! Venite a vedere, ragazzi!"
"Cazzo, questo sì che è un bel panorama..."
Fischi e altri versi simili alle scimmie mi spronano a schiarirmi la gola e guardarmi intorno. Sono completamente nudo in una cella rettangolare, dove tre pareti su quattro sono a sbarre e lasciano chiaramente vedere in faccia i miei vicini. Tutti uomini. Tutti pederasti, evidentemente, dato che qui il crimine maggiore sembra essere questo.
Mi copro istintivamente quando vedo che un vecchio bavoso davanti alla mia cella, secco ed emaciato, ha già iniziato a masturbarsi selvaggiamente guardandomi.
"Sei bellissimo, cazzo! Girati! Facci vedere!"
"Vieni qui, avvicinati! Avvicinati, dài!"
Vogliono che gli faccia il balletto. Quello alla mia sinistra vorrebbe afferrarmi e fottermi attraverso le sbarre. Un po' come Keira Knightley in quella scena dei Pirati dei Caraibi, dove era l'unica bona in una prigione di trogloditi.
Sento che sto già per impazzire. O per vomitare. Questo deve essere l'inferno. Questa gente ha completamente perso l'umanità e io... io sto per avere una crisi di panico. Sento l'ansia crescere dentro di me e diventare qualcos'altro... disperazione. E adesso? Che ne sarà di me?
"Hey, pssst, amico."
Controvoglia, mi volto al richiamo. È l'uomo della cella a destra, non saprei dargli un'età. È tutto sporco e barboso, come un cristiano nelle catacombe ai tempi dell'inquisizione.
"Che vuoi?" gracchio, sconvolto.
"Avvicinati."
"Te lo scordi!" ringhio.
"No, non hai capito. Oh, vabbè, resta lì."
Il suo tedesco è molto elementare, riesco a capirlo bene. Infila la faccia nelle sbarre e mi fissa attentamente. "Ascoltami bene. Tra pochissimo arriveranno i medici a prelevare il tuo sperma. Noi, qua, serviamo solo e soltanto a questo. Ora: cerca di liberartene, il prima possibile, con più orgasmi, così ne avranno una piccola quantità e non diventerai padre contro la tua volontà. Se hanno poca sborra, non possono fare l'inseminazione artificiale. Vecchia tecnologia; gli serve una buona quantità anche da conservare."
"Ma che cazzo... stai dicendo? È uno scherzo?"
Non può essere, non ci credo. È una tattica per far arrapare questi tre schifosi porci che mi circondano! Non ci casco.
"No, devi darmi retta, frate-" s'interrompe, poi struscia a ritirarsi in un angolo. Sentiamo rumori simili a cigolii; una porta in fondo al corridoio buio si è aperta.
"M-ma io non gli darò mai quello che vogliono" dichiaro, per rispondere al tizio.
Mi risponde il vecchio masturbatore dall'altra parte del corridoio. "Tranquillo! Ti tireranno quel bell'uccello che ti ritrovi fino a fartelo scoppiare! Gah-ahahahahaha!"
Il cuore mi batte all'impazzata. Perché intuisco che ha ragione. Prima che io possa elaborare un piano di aggressione o qualcosa di simile, quattro tizi in tuta monouso bianca, guanti e mascherine si piazzano davanti alla mia cella.
"Costa, Alessandro. Unità duezerocinqueotto." Recita uno, e un altro apre la porta.
Mi accorgo che qualcuno deve avermi sedato. Non ho forza per alzarmi e azzannare il collo di questi mostri in bianco.
I quattro entrano, richiudono la porta e cominciano i fischi e le battute di mano dei vicini di cella.
"Che cazzo volete? No! ...no!"
Peserò sì e no poco meno di ottanta chili, eppure mi trascinano e sollevano come un pezzo da macello.
Urlo, mi dimeno come una bestia allo scannatoio. Capiscono immediatamente che non sarò collaborativo.
"Signor Costa. Prenderemo quello che serve in ogni caso." Dichiara uno. "Occorre una fiala del suo liquido seminale, dal momento che ora non ha più diritti civili. Ma sua moglie, Vera Hartmann, sì e non è ancora incinta. Si sottoporrà all'inseminazione artificiale."
Il tizio più alto e largo dei medici – o infermieri, o aguzzini – mi si piazza dietro e mi blocca le braccia dietro alla schiena. Poi fa qualche passo indietro, mi trascina a sedere sulle sue gambe, sopra alla branda di legno della cella. Altri due mi divaricano le cosce e le tengono. Un secondo dopo, sento già l'erezione del tipo che mi tiene le braccia, in mezzo alle mie chiappe nude. Altro che 'la pederastia è proibita, qui': vogliono fottermi tutti! Non ho più una dignità, quindi devo andare fino in fondo.
Urlo come un ossesso e do una testata all'indietro. Sento un bel 'crock' del naso di quello dietro. Il tipo urla e bestemmia, e io riesco a liberare le braccia. Mi butto a terra e scalcio come un cavallo imbizzarrito. Mi ritrovo a quattro zampe e troppo tardi capisco di aver assunto la posa peggiore.
Uno degli aguzzini, quello che ha parlato, mi pianta uno scarpone tra le scapole e mi schiaccia al suolo. I due dietro si fiondano tra le mie gambe e iniziano a ravanare alla ricerca del mio povero pene moscio e spaventato. Lo stivale di quello si sposta dalla mia schiena al mio collo, premendo il punto dove il fucile mi aveva colpito. Il dolore mi sta facendo impazzire e rischio di soffocare. Ma non mi sentiranno implorare, dovessi morire!
Il medico si abbassa, sfila una boccetta di liquido non identificato dalla tasca e se lo passa sulle mani guantate. "Ti piace forte, o gentile?" mi fa, e i suoi scagnozzi scoppiano a ridere.
Non mente. Sta davvero per fare una cosa schifosa.
Sono bloccato a pancia in sotto e il medico mi infila la mano tra le gambe, cospargendo il mio pene di gel inizia a massaggiarlo in un modo che... cozza terribilmente con l'atrocità della situazione.
"N-no! Brutta testa di cazzo" ansimo come una iena infuriata. "Però... sei bravo a menare cazzi, sai?"
Pessima idea quella di provocarlo. Mi artiglia con l'altra mano la faccia e la sua mascherina si abbassa, per farmi vedere la sua da vecchio butterato.
"Ti conviene collaborare, giovanotto piglia-in-culo."
I fischi e le incitazioni volgari dei vicini di cella mi mettono i brividi. Non sono minimamente eccitato anche se il massaggio non è niente male... Che schifo, il genere umano e io in primis. Non può essere vero. Quella stronza di Vera non avrà mai un figlio da me!
Faccio finta di rilassarmi, inizio a gemere per finta. Il mio pene si gonfia appena, facendo credere al tizio che mi ha in pugno. La sua stretta si allenta e anche gli uomini dietro mollano la presa, rimanendo a palparmi o infilarmi le mani tra le natiche. Sono distratti.
Con uno scatto di reni, sguscio e balzo come un fottuto scoiattolo. "State lontani!"
Il medico sbuffa, mentre i tre gorilla si precipitano ad afferrarmi di nuovo.
Dopo altri dieci minuti di lotta estenuante, il mio pene è ancora gloriosamente floscio e ho lividi e graffi dappertutto.
"Fermi, fermi" il medico sbuffa, sfilandosi i guanti fatti di gel ormai secco. "Perché diavolo non gli avete somministrato un afrodisiaco, prima? Stiamo rischiando di ferire l'organo che ci interessa."
"Quindi, capo, che facciamo?"
"Perché non ci divertiamo un po' con questa troietta?" propone l'altro, quello che si è innamorato del mio culo.
Il medico schiocca la lingua e rimette su la mascherina. "Tu sta' al tuo posto. Ritorniamo. Non finisce qui, Costa. Ti diamo qualche ora di riposo e una buona dose di Viagra."
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Fame di carne
AdventureAlex e Marco credono di essere gli ultimi rimasti sulla Terra. Si abbracciano appena s'incontrano, non credono ai loro occhi. Hanno vagato singolarmente per anni, disperati, soffrendo la mancanza di contatto fisico. Più che per gioco, il sesso tra...