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LIAM POV'S

Ho perso mio padre ancora prima di conoscerlo, so cosa vuol dire non avere parte della propria famiglia e so quanto Elle sia distrutta in questo momento. Ci si sente impotenti, deboli, stupidi in parte colpevoli...ma contro la morte non si vince lei è una stronza che porta via tutto di una persona, senza alcuna pietà lasciando alle spalle solo i rammarico a chi non ha potuto fare niente per salvarli, è cosi sciocco quanto noi esseri umani teniamo alla nostra vita e a quella dei nostri "cari" ci facciamo prendere in giro da una cosa incontrollabile che un giorno, non si può sapere quando, ci porterà via tutto lasciandoci nel buio; sono seduto sul divano di Elle con lei sulle mie ginocchia, si è rannicchiata contro di me come una bambina e io la sto cullando come si fa con i bambini, credo che abbia smesso di piangere ma non ne sono sicuro; dovrei chiamare Austin per dirli che non lo raggiungeremo e devo anche ordinare qualcosa da mangiare. Non voglio muovermi, se potessi rimarrei qua cosi per tutta la vita; come se Elle mi avesse letto nella mente si alza senza guardarmi, e si avvia verso non so dove, la guardo muoversi lentamente con le spalle leggermente incurvate è una brutta storia, anche se in effetti non so quale malattia abbia sua sorella; sento i suoi passi avvicinarsi di nuovo, si siede accanto appoggiando ciò che dovrebbe essere il suo portafogli sulle ginocchia, raccoglie i capelli in un groviglio in cima alla testa con unico movimento fluido del braccio e apre il portatile, appena lo schermo si illumina appare una schermata per prenotare ciò che mi sembra un volo: nome, cognome, data luogo di nascita di nascita, partenza e arrivo a Madrid (E); il mio cervello ci mette un bel minuto per capire che Elle sta andando in Spagna domani mattina...da sola, tira fuori una carta di credito dal portafoglio scorre un ultima volta tutti i dati per essere scura che siano esatti, inserisce il codici per concludere il tutto, tira fuori il telefono mette una sveglia prestissimo, chiude il portatile e ce lo appoggia sopra, si alza di nuovo e torna con un foglio in mano che presumo sia il suo biglietto.

Non mi ha ancora guardato in faccia, sono arrivato da più di un ora e mi ha guardato negli occhi una volta sola per ciò che era un minuto appena sono arrivato, è pallida, è triste, è distaccata siamo vicini ma non osa sfiorarmi; dire che mi che vederla chi mi distrugge è dire poco.

Sta affogando nel suo dolore e nono so come riportarla a galla; allungo una mano stringendo la sua, non voglio essere invasivo, non la obbligherò a parlare se non vuole farlo, ma vorrei tanto che mi guardasse, questo silenzi è assordante e averla cosi vicina ma lontana è straziante. Mi sto rendendo conto di quanto poco conosca Elle, ha una famiglia di cui non parla quasi mai, evita qualsiasi discorso che la riguardi, è sempre: imparziale, gentile con tutti, parla, scherza, sorride ma non parla mai di se stessa, non so quale sia il suo colore preferito, non ha mai raccontato aneddoti di quando era piccola, non dice cosa le piace e cosa non le piace, ma una cosa che so per certo è che nascondersi dietro a un sorriso apparentemente sincero le riesce benissimo, frega tutti sembrando felice e serena come se non avesse problemi, come se il mondo non la toccasse.

Si gira verso di me con la testa ancora china e sussurra con la foce roca dal troppo pianto: <<Liam puoi anche tornare a casa, sto bene...>> mi sta prendendo in giro, sul serio ha appena passato mezzora a piangere addosso a me e ora mi dice che sta bene; è chiaro che non sta bene ma lei è Elle non lo dirai mai come sta realmente; le metto una mano sotto al mento per farle incrociare lo sguardo al mio, i suoi occhioni stanno pregando perdono, stanno urlando tutto il suo dolore, sono spenti, lucidi, gonfi...ma è comunque la più bella ragazza che io abbia mai visto, le passo il pollice su una guancia, scuoto la testa e la imploro: <<Elle fami venire con te...>> non è una domanda è una richiesta, spero che accetti ma invece di rispondere accenna un sorriso rammaricato e scuote la testa allontanandosi dal mio tocco, se vuole che io soffra con lei ci sta riuscendo benissimo, lo vedo quanto sta male e sto provando a starle accanto ma non sono capace, non sono bravo, non so come si fa ad essere forti, mi alzo dal divano e le dico:

Beyond the limitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora