La mia stanza del dormitorio era dove soggiornavo maggiormente. Dalla festa, mi sono ripromesso di non andarci mai più, ma era improbabile. Non per colpa degli altri, ma per causa mia. I muri che avevo issato per proteggermi erano destinati a sgretolarsi.
E pensavo che Louis ce l'avrebbe fatta, che lui gli avrebbe abbattuti. Invece gli ha solo fatti crescere con le cose che mi aveva detto la scorsa notte.
Non volevo nemmeno ripensarci.
Ogni tanto passavamo per i corridoi e non ci dicevamo nulla, nemmeno una piccola occhiata.
Eravamo solo due fantasmi che cercavano di esistere e cavarsela nella vita. Ignorammo quella notte, e la notte prima, e quelle precedenti, ma soprattutto ignorammo il presente. Non ho cercato di aggiustare qualsiasi cosa ci fosse tra di noi. Sapevo per certo che nemmeno lui ci aveva provato; col suo umore, ne dubitavo.Lo odiavo per non aver fatto da solo, quello che in realtà avrei dovuto fare anche io. Insieme.
Volevo che lui corresse fottutamente veloce verso di me per poi pregarmi in ginocchio per il mio perdono. Pregarmi perché una dannata parola fuoriuscisse dalla mia bocca. Pregarmi per una semplice occhiata che avrebbe risolto tutto. Pregarmi per il mio amore. Un amore che potrei avergli già concesso inconsciamente. Non ero pronto. Non mi è stato permesso di preparami all'amore perché è solo un momento caotico nella tua vita dove il cuore corre libero mentre il cervello tenta di riacchiapparlo. No, questo non mi è stato permesso. Ma ci proverò comunque.
Alla fine, quello che fa più male è quando guardo Louis. Ancora lo contemplo.
Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero sprofondato quando la porta della stanza si aprì rivelando la figura di Louis, che si lanciò sul suo letto.
Continuai con i compiti, digitando sul computer senza pensare. Le dita iniziarono a fare male e desiderai di fermarmi, ma i pensieri erano troppo lontani per poterci fare qualcosa. Dovevo finire al più presto.
"Scusa."
Non volevo sentirlo, non ci volevo discutere, quindi rimasi in silenzio. Per quanto mi riguardava Louis poteva anche parlare per tutta la notte.
"Scusa se ho detto quello che ho detto. Mi dispiace di averti deluso, perché so di averlo fatto. Mi dispiace di averti deluso quando avevi bisogno di me. Scusami."
"Fai silenzio, sto cercando di finire i miei compit-" Mi interruppe immediatamente sedendosi vicino a me nel mio piccolo e cigolante letto. "No, ascoltami."
Continuai a scrivere al computer ma alla fine lo ascoltai.
"Non te lo meritavi, Harry. Lo so questo."
"Allora perché lo hai fatto Louis?" chiesi, guardando il soffitto.
"Perché...lo ho fatto e basta," fece un pausa ma poi, "sono strano."
Risi piano "No, penso solo tu sia un assoluto stronzo spezza cuore."
"Ti ho spezzato il cuore?"
"Non ho detto il mio."
"Ma lo era."
"No, non porto il peso delle parole al mio cuore. E' uno spreco di tempo. Stavo parlando in generale."
"Lo vedo.." mi guardò "..ma rimango comunque strano."
Gli sventolai le mani fasciate dei guanti davanti agli occhi, "Se tu sei strano io cosa sono allora?" Le parole 'strano' si fecero spazio nella mia immaginazione,
"Fragile."
Lo guardai mentre sentivo gli occhi sempre più bagnati, e lui continuò.
Sei fragile, un fiore morbido che spunta a malapena per germogliare. Ma sono stato io a cambiare le stagioni, in modo che non fiorissi. E mi dispiace per questo.
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SKIN || l.s.
Fanfiction----LA TRADUZIONE DEVE ANCORA ESSERE REVISIONATA, QUINDI SCUSATE PER EVENTUALI ERRORI---- Trama: Harry soffre di 'afefobia'. Rifiuta di toccare la pelle e di essere toccato. Louis è il suo compagnio di stanza e vuole solo dare una sbirciatina sotto...