Prima Parte: 하나

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Profumo di biscotti

Il primo dei cinque sensi che si attivò fu il tatto: sotto di lui c'era qualcosa di morbido e piacevole. Non sembrava un prato, non riconobbe i fili d'erba.
Successivamente si attivò l'udito: tante voci si sovrapposero stordendolo. Credette di sentire anche una canzone in sottofondo a lui nota. Forse Lovely di Billie Eilish.

Lentamente un odore fresco di bucato misto ad un piacevolissimo profumo di biscotti arrivò alle sue narici. Ciò lo fece sorridere dolcemente. Era a casa.

Per ultimi aprì gli occhi, si guardò intorno, cercando di orientarsi, e poi si alzò. Non aveva male da nessuna parte stranamente, eppure ricordava di aver sbattuto la testa da qualche parte. Forse lo spigolo del comodino?

Tornando a guardarsi intorno Jeongguk si rese conto di essere circondato da un bianco brillante. Ebbe un dejà-vù quando intravide intorno a lui delle persone stravaganti vestite lo stesso di bianco. Un'idea gli balenò alla mente: stava sognando di nuovo? Eppure quella volta sembrava così reale...

«Buona giornata, amico!» esclamò un ragazzo in skateboard dai capelli lunghi, salutandolo con la mano. Anche lui vestito di bianco. Jeongguk sobbalzò vedendolo sfrecciare davanti ai suoi piedi ma ricambiò il saluto con un sorriso sgargiante. Ora sapeva che era la parte del sogno in cui si sarebbe girato ritrovandosi in fila e davanti ad un edificio.

Così fece e davanti a lui vide una decina di persone vestite in modo normale, quasi come lui. Sapeva che in quel momento il sogno si sarebbe interrotto bruscamente mentre cercava di scorgere la scritta del grande edificio che gli si parava davanti. Non successe, al contrario quando sollevò lo sguardo vide perfettamente l'insegna che troneggiava sulla facciata. "Centro smistamento angeli" scritto a caratteri cubitali.

Aggrottò la fronte non capendo cosa voleva dire. Abbassò lo sguardo e notò che stava indossando gli stessi abiti di quella mattina: una maglietta degli All time Low, jeans chiari e scarpe un po' rovinate ma che amava. Perché il sogno questa volta sta continuando? Si chiese il diciottenne più confuso che mai. Non era mai andato oltre la fila di persone nonostante avesse sempre voluto sapere dove si trovava.

Ora che aveva scoperto il nome del grande edificio provava un senso di curiosità ma misto ad una leggera paura, anche se non ne capiva il motivo.

In poco tempo si ritrovò all'interno della struttura e si guardò intorno meravigliato. Sembrava tutto essere stato costruito utilizzando i modelli greci dei palazzi. All'ingresso vi era una statua alta qualche centimetro in più di Jeongguk rappresentante un uomo barbuto con in mano il mondo.

Il ragazzo ridacchiò ipotizzando che il proprietario di quell'edificio doveva avere un ego così smisurato da paragonarsi a Dio. Dalle vetrate enormi entrava una luce intensa che però, stranamente, non dava fastidio agli occhi e non bruciava sulla pelle. Regalava un calore piacevole, come l'abbraccio di qualcuno.

Angel with a shotgun | TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora