Sbattei le palpebre, massaggiandomi gli occhi col dorso della mano.
Non appena mi svegliai venni subito travolto da quel tanfo insopportabile, ormai familiare.
Faceva più freddo del solito. Era inverno. Era già passata tutta l'estate.
Nessuno era ancora venuto a cercarmi.
Lui non era più venuto a cercarmi.
Mi raggomitolai nella sottile coperta. Nonostante il gelo, ero coperto di sudore.
Un altro incubo.
Sapevo che poteva capitare, dopo quello che...dopo l'incidente. Non ero stupido.
Ma all'inizio sembrava tutto normale.
"Normale".
Piangevo, nel buio, e solo i singhiozzi che mi suonavano così lontani rompevano il silnzio.
Mi sentivo sporco, e colpevole, mi sentivo come se fosse colpa mia.
Ma quando ero esausto a causa delle lacrime e delle urla e dei tentativi di richiamare l'attenzione di qualcuno, riuscivo a dormire sonni leggeri.
Ora, invece, le mie notti -sempre se quelle erano effettivamente notti- erano tormentate da tutte quelle scene e quelle sensazioni e pregavo solo che uscissero dalla mia testa e che mi lasciassero stare.
Avevo perso la cognizione del tempo, che giorno era? Che ore erano?
L'estate era passata, sì, ma solo un'estate, o altre quattro?
Che anno era?
Per quanto ero stato qui?
Era tutto così scuro e l'aria e l'atmosfera sembravano essere arrabbiate con me, facendo le difficili e tacendo per farmi capire il loro odio nei miei confronti.
Non si lasciavano sfuggire un rumore, non un sibilo, non uno scricchiolio.
Anche quando mi disperavo e mi sembrava di scorgere qualcosa nell'ombra e mi dicevo che ero pazzo, loro mantenevano il loro odioso silenzio.
Forse ero davvero pazzo.
Chissà cosa succedeva, lassù.
Magari, era scoppiata un'altra guerra.
Non ci si poteva aspettare molto dagli uomini, dopotutto, erano crature crudeli, capaci di pugnalarsi alle spalle e uccidersi a vicenda, lo sapevo bene.
Fortunatamente dalla mia posizione non avevo ancora avuto modo di capire se ogni tanto ci fossero dei bombardamenti e la terza guerra mondiale stesse imperversando.
Sospirai. Mi scoppiava la testa. Portai lemani alla caviglia arrossata, sfiorando la pelle, ritraendo le dita al contatto col ferro freddo.
Non c'era più speranza per me.
I barattoli di cibo stavano per finire. Rimaneva solo carne in scatola. Che io non avrei mangiato.
Ero vegetariano, sapete.
E quando avevo fame e aprendo una lattina sentivo odore di carne, la gettavo via, brancolando nel buio in cerca di una zuppa.
A pensarci mi veniva da ridere; stavo morendo, eppure mantenevo le mie scelte e i miei ideali. Era una cosa così stupida. O forse no, forse aveva qualcosa di nobile.
Forse era la nobiltà interiore di un folle, chi può saperlo?
Di recente, continuavo a dirmi di essere partito con la testa, mentre magari ero ancora sano.
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I'll keep you safe. (frerard)
De TodoFrank ha vissuto l'inferno, non parla, ha paura. Gerard é solo un codardo che non vuole deludere i suoi cari. Sono venuti a contatto con due realtà completamente diverse. Frank ha un passato da dimenticare. Gerard un futuro da dedicargli. Possono, d...