Capitolo undicesimo - Gerard's POV

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-Gerard.-

Non mi piacevano le ombreggiature. Era troppo chiaro.

-Gerard, sul serio.-

Forse avrei dovuto scurirlo un po'. Si, decisamente. Calcare un po' di più.

-Gerard!-

Oh, avevo spezzato la mina.

-Che vuoi, Ray?-

Domandai, alzando gli occhi a cielo. Non volevo rispondergli male. Tuttavia non potevo farne a meno, e non mi interessava davvero, in quel momento. Mi sentivo uno schifo, e forse lo ero davvero. Cristo, ma che razza di persona ero?

La sera prima mi ero messo a piangere. Ero crollato. Davanti a lui.

Davanti a Frank.

Possibile che fossi così debole?

Sapevo che stava male. Quando ero rientrato nella sala, lo avevo capito subito, che qualcosa non andava. Frank stava così male, doveva aver visto qualcosa che lo aveva scosso.

Non mi aveva detto cosa. Non penso volessi sapere cosa, in fin dei conti.

Avrei dovuto essergli d'aiuto. Dargli un sostegno.

E invece, lui lo aveva fatto con me. Non era giusto, non era giusto che una persona come lui si sentisse nell'obbligo di tirare fuori parte della sua forza per concedermela.

Non potevo nemmeno immaginare cosa -e quanto- lo avesse disturbato.

Ma ero stato così egoista, così stupido a preoccuparmi più di me stesso che di lui. Voglio dire, sul serio, di cosa mai potevo lamentarmi io, in confronto a Frank? Mi ero ripromesso di tenerlo al sicuro, lo avevo promesso a lui, e invece sembravo solo fallire.

Cosa c'era di sbagliato in me?

Mi sentivo in colpa.

Però, non potevo negare che il contatto con lui mi avesse scioccato. Non me lo aspettavo. Per una settimana non mi aveva più detto nulla, non aveva fatto più nessun passo avanti. Nel profondo, ero felice. E dopotutto, quel suo tentativo di risollevarmi aveva funzionato.

Per un attimo, tra le sue braccia deboli e tremanti, ero stato io a sentirmi al sicuro. A non sentirmi inutile. A non sentirmi insignificante, un errore.

Ero così stanco di sentirmi in quel modo e di aver paura di tutto, di dover balbettare ogni qual volta parlavo, di dover combinare sempre qualcosa di sbagliato.

-Gerard ormai sembri sempre assente. Hai sempre quello sguardo trasognato, ma dove sei con la testa?- Mormorò il mio amico, e colsi della sana preoccupazione nelle sue parole.

Oh, no, non doveva preoccuparsi per me.

-Ray, tranquillo. Ho altre cose a cui pensare, ma niente di che. Forse sono un po' stanco.- Scossi il capo, accennando un sorriso sghembo.

Lo sguardo di Ray parve addolcirsi, le labbra incurvarsi verso l'alto, l'espressione un poco più rilassata.

-Beh,- Disse, dandomi una leggera gomitata al fianco, senza farsi notare dall'insegnante. -Sicuro non sia per Bert, mh?- Ghignò, facendomi un cenno nella direzione del ragazzo, che stava mordicchiando la sua penna, apparentemente assorto.

Ridacchiai, coprendomi la bocca.

-Sai, ho saputo in giro che vuole chiederti di uscire!- Quasi strillò, alzando e abbassando le sopracciglia ripetutamente.

Scoppiai a ridere. Bert McCracken che voleva chiedere a me, Gerard Way, di uscire? Oh, impossibile. Saranno state le solite voci.

-Toro, Way, cosa state raccontando di così divertente? Vi andrebbe di condividerlo con il resto della classe, di grazia?-

I'll keep you safe. (frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora