Capitolo quattordicesimo - Frank's POV

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-Come hai potuto farlo...-

Dice lei, parla così a bassa voce, non riesco a sentirla bene sopra il rumore dei miei respiri e dei battiti del mio cuore.

Il mio cuore.

Batte così forte. Mi fa quasi paura.

Lui ride, ride e non ne capisco il motivo.

Io non ho riso.

Lei non ha riso.

-Davvero credi a quel moccioso?- Risponde.

Lei non aggiunge nulla, no, lei si gira e va verso la cucina.

In cucina ci sono le valigie.

"Me la cavo io" ha detto, e odio dubitare di lei, ma non riesco ad andare in camera mia ed aspettare.

E lui si avvicina a lei e traballa e lo so che quasi non si regge in piedi.

-Sì. Noi ce ne andiamo.-

E a quelle parole, lui le afferra il braccio e lo stringe forte, lo so, vedo le sue unghie sbiancare.

Perché sono fermo? Dovrei aiutarla eppure non ci riesco, non ce la faccio.

-Tu non te ne vai da nessuna parte, puttana.- Sussurra, e vorrei piangere. Come può parlarle cos?

Devo andare in camera mia.

Non posso andare in camera mia.

Non ora.

-Non...Non puoi fermarmi.-

Ma lui non l'ascolta, no, non ha mai ascoltato, lui non é capace d'ascoltare.

Lui prende la bottiglia che tiene in mano e la fa schiantare contro al tavolo, e stringo gli occhi perché il rumore é così improvviso e i cocci volano ovunque.

Ho paura di quello che vuole fare con quella bottiglia.

Ho paura di cosa possano tagliare quei vetri.

Ho paura di lui.

Ho paura per lei.

Ho paura.

E non vorrei mai dover tornare a vedere.

-

La gioia che mi esplose nel petto in quel preciso istante non era paragonabile a nient'altro che avessi avuto modo di provare nei miei miserabili 15 anni di vita.

Quando ero libero, vivevo coperto dalla sottile tela di paura che quel mostro aveva creato.

Quando ero rinchiuso, vivevo consumato dal terrore della Morte.

Quando mi aveva liberato, ogni mia certezza era svanita.

Eppure, in quel momento, nulla poteva ostacolare la mia felicità.

La felicità d'aver ritrovato un po' di speranza e di poter finalmente percepire un lieve senso di sicurezza.

Gerard era inginocchiato di fronte a me, mi osservava con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, un sorriso che non faceva altro se non rispecchiare il mio, rovinato dalle lacrime ma altrettanto entusiasta.

Potevo restare.

Potevo restare in quella casa calda e vissuta e rassicurante, in compagnia dell'unica persona che gradualmente riusciva a farmi sentire di nuovo me stesso e a guadagnarsi la mia fiducia.

I'll keep you safe. (frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora