Capitolo ottavo - Frank's POV

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-Frank, vai.-

Sta piangendo. Perché sta piangendo?

-Vai, adesso!-

Fuori, si sente un tonfo. Rumore di un motore che si spegne, di ruote che scivolando sull'asfalto. E' tornato.

Ha inchiodato.

Lo si è sentito.

E' tornato ancora una volta in quello stato.

-No...- riesco solo a sussurrare.

Perché lei non chiude la porta a chiave? Perché gli permette di entrare?

Due mani sulle spalle.

Mi sta guardando.

Ha paura.

Ho paura per lei.

-Frank, nasconditi, sei ancora in tempo, chiuditi in una stanza e non uscirne finché non te lo dirò io.-

Scuoto la testa.

Non posso lasciarla sola.

Non posso.

Non vedo bene, vedo tutto sfocato.

-Vai.- Una leggera spinta, verso le scale. Un sorriso tirato. -Me la cavo io, non piangere.-

Non ci credo. Come posso crederle?

Ma ho paura.

Tanta paura.

E salgo al piano superiore.

Non voglio nascondermi, voglio aiutarla, non voglio che le faccia male.

Silenzio. Silenzio per alcuni attimi.

Non aprire quella porta.

Non aprirla.

Ti prego, vattene, non aprir la porta. Non aprire la porta.

Ti prego, ti prego, ti prego.

E poi lo vedo.

E' tutto un incubo.

Signore, dimmi che è un incubo, Signore, aiutami a svegliarmi.

Ha la bottiglia in mano.

Ha quello sguardo in faccia, odio quello sguardo.

Lei trema.

Ha aperto la porta.

E' entrato.

-

Le scene si susseguirono, una dopo l'altra.

Una più terribile dell'altra.

Colpivano come pugni, affondavano nella carne come coltelli.

La notte scorsa non avevo avuto un incubo.

Avevo compensato con questa visione, per quel che valeva.

Tremavo, ma come potevo controllarmi?

Quella bottiglia.

Oh, Dio, la bottiglia...

Tutto quel sangue, tutte quelle lacrime tutto quel buio...

No, no, no.

Non potevo abbandonarmi ai ricordi, non potevo farmi schiacciare.

Era così difficile, non farsi schiacciare, quando il peso dei ricordi era così straziante.

I'll keep you safe. (frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora