Capitolo tredicesimo - Gerard's POV

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Dormiva.

Guardare Frank dormire mi procurava ogni volta una sensazione strana.

Era capitato più volte, che mi svegliassi nel mezzo della notte, e lo osservassi in quello stato di pace.

A volte capitava si contorcesse nel sonno, emettendo di tanto in tanto qualche verso strozzato. Mi chiedevo cosa lo tormentasse così nel profondo. Ne avevo un'idea generale, ma i dettagli non mi erano ancora noti.

Tuttavia, quella notte fu diverso.

Sembrava ancora più tranquillo, più rilassato, e nella penombra della camera potei scorgere un lieve sorriso sulle sua labbra. Riuscivo a malapena a distinguere i suoi tratti visivi, in quel gioco di luci e ombre che creava il fascio di luce proveniente dalla finestra, dalla luna.

Si era addormentato poco dopo, le guance ancora bagnate per il pianto, la mano stretta alla mia. Lo avevo tenuto fino a quando non aveva ceduto.

E anche allora, le sue dita erano rimaste intrecciate alle mie.

Era così strano, se pensavo che fino a non molto tempo fa era completamente solo ed in balia di se stesso, rinchiuso in quel lurido e fetido scantinato, ed era ancora più strano se pensavo a quanto aveva paura di me inizialmente. A quanto mi temesse e al contempo implorasse con le grida e con le urla per il mio aiuto. A quanto indietreggiasse ogni qual volta tentavo di farmi vicino. E, in particolare, a quanto io avessi paura di lui.

E ora mi stringeva la mano.

Ero confuso, ma più di tutto, sollevato; si fidava di me.

Frank si fidava di me, o almeno, abbastanza da consentirmi di toccarlo, toccarlo davvero, pelle contro pelle.

Ero così felice di essermi guadagnato la sua fiducia.

O forse si era semplicemente arreso, dopo tanto tempo solo si era arreso al desiderio di sentirsi vicino a qualcuno. Ma non mi sarei certo lamentato; ero ben disposto ad essere quel suo "qualcuno".

Volevo vederlo allegro perché se lo meritava, ed esserne io la causa, sarebbe stato a dir poco fantastico.

Aiutarlo mi faceva sentire utile. Quando mi aveva parlato, mi ero sentito importante. Utile. In quel momento, quando mi aveva preso la mano, mi ero sentito importante. Mi ero sentito utile. Utile perché mi ero reso conto di star facendo davvero qualcosa di buono.

Quando si trattava di Frank, ai suoi occhi non ero il solito inutile, triste, solo, impacciato, terrorizzato da qualsiasi cosa Gerard.

Ai suoi occhi ero come un salvatore, e forse, quasi un amico.

Non dormii, quella notte.

Nonostante le mie palpebre si facessero sempre più pesanti, secondo dopo secondo, non dormii.

Sorvegliai il suo sonno, accertandomi che nulla potesse rovinare quella quiete.

Avevo davvero pura che potesse andarsene, e probabilmente, fu anche per quello che decisi di non staccargli gli occhi di dosso un solo istante. L'idea che mia madre decidesse di mandarlo via mi preoccupava più di qualsiasi cosa; non volevo se ne andasse, non era ancora pronto.

Non poteva andarsene.

Gli avevo promesso che avrei fatto del mio meglio per farlo restare.

Ed ero intenzionato a mantenere la mia promessa.

-

La mattina arrivò forse troppo in fretta.

Il sole sorse troppo in fretta.

I'll keep you safe. (frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora