Capitolo terzo - Gerard's POV

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Corsi.

Corsi fino a quando i piedi non mi fecero male, fino a quando i polmoni non minacciarono di scoppiare.

Corsi fino a quando non raggiunsi casa.

Mikey, Ray, dov'erano?

Erano usciti con me? Non m'importava.

Mi lasciai cadere contro il muro, incassando la testa tra le spalle, nascondendola tra le gambe.

Non me lo aspettavo.

Mi aspettavo ragni, topi, sporcizia, forse anche un cadavere. Ma non mi sarei mai immaginato di trovare in quella cantina, nella cantina della casa abbandonata, una persona.

Beh, questo comportava che più di tanto abbandonata, non lo era.

E non mi aspettavo che quella persona fosse un ragazzino.

E, Dio lo sa, non mi aspettavo che quel ragazzino fosse incatenato.

Perchè era laggiù?

Chiusi gli occhi, stringendoli, quasi volessi che non si aprissero più. Ma, stampata dietro le palpebre, c'era la sua immagine. L'immagine di quel viso emaciato, di quelle occhiaie, di quelle guance sporche, di quei capelli unti, di quegli occhi imploranti.

Mi tappai le orecchie, ma continuavo a sentire il suono di quei versi, disumani, gutturali, disperati.

E urlai anche io, nel vano tentativo di sovrastarli, di avere un po' di pace da quel baccano, di poter pensare lucidamente.

Tremavo. Ne ero cosciente. Tremavo in maniera incontrollabile.

Non poteva essere reale, non doveva essere reale.

Perchè se lo fosse stato, avrebbe significato che quella casa aveva una storia alle spalle. E non la classica storia della famiglia felice, una storia completamente diversa, che non volevo sapere.

Perchè un ragazzo non si ritrova imprigionato in una cantina senza un motivo.

Era stata la mia immaginazione. Sicuramente era stata lei.

Lui era solo una visione, una proiezione delle mie paranoie, una scusa, un pretesto che il mio cervello s'era inventato pur di farmi scappare da quel postaccio.

Eppure...Eppure sembrava così vero.

Non ero mai stato coraggioso, non lo sarei mai stato.

Nel momento in cui me ne ero andato, circondato dai miei stessi strilli isterici, l'avevo dimostrato anche a Mikey e Ray. L'aurea di rispetto che avevo creato intorno a me era andata a puttane.

Ma non m'importava. In quel momento avevo solo paura.

Paura che quel...quel...che venisse a prendermi, che mi facesse del male.

Dovevo preoccuparmi?

E se avevo visto qualcosa che non avrei dovuto vedere?

Ero in pericolo?

Forse...Forse era lui in pericolo?

Serrai ancora di più le palpebre, aumentai l'intensità delle mie grida. Sentivo come se tutto intorno a me stesse girando vorticosamente.

Non percepii le lacrime rigarmi le guance, al pensiero di essermi cacciato in una questione più grande di me.

Non percepii la porta dell'ingresso sbattere.

Non percepii il calore del corpo di mio fratello, il suo braccio cingermi le spalle.

Udii a stento le sue parole, sotto le mie urla.

I'll keep you safe. (frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora