➵1. Per favore, balla per me

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"Colui che danza cammina sull'acqua e dentro una fiamma."
Garcia Lorca
Song: Prom queen - Molly Kate Kestner♪
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La musica mi mostra la strada.

La sua melodia è l'unica cosa che mi serve per condurre il mio corpo in questo ballo, che per me può durare per sempre. Il sangue brucia, i muscoli si flettono e io tengo gli occhi chiusi per concentrarmi ancora di più. Vorrei che non finisse mai, perché ogni volta che comincio ho voglia di continuare, continuare, continuare. Gira, muovi, abbandonati. Una vocina nella mia testa me lo ripete tutte le volte che danzo, le mani che seguono i miei movimenti leggiadri, i piedi che non fanno alcun rumore. C'è solo il suono della canzone nella stanza, solo io che ballo, nella mia dimensione di tranquillità. Un mondo dove nessuno mi dice chi sono, come devo essere, privo di dolore e pesi, solo io che imparo a volare, nonostante la gabbia dove mi hanno rinchiusa. Quando sono nella realtà cerco di spaccarla, questa prigione. Urlo, stringo quelle sbarre fino a farmi sanguinare, rompere le ossa, rovinare la pelle, ma non riesco mai. Invece è completamente diverso quando mi abbandono alla danza. Lei mi doma, cerco di liberarmi con i movimenti, con il mio respiro irregolare, volteggiando e diventando un'unica cosa con la sinfonia che ascolto. E ci riesce sempre a farmi trovare la libertà, non fallisce mai, ma non ho ancora trovato il modo quando non ballo. Ma finché posso farlo, che problema c'è? Sì... fin quando posso farlo.

Una richiesta. Sto danzando per una preghiera che mi è stata fatta, sennò non l'avrei mai fatto.

"Per favore, balla per me."

Spesso non ho il coraggio davanti a lei, quindi aspetto di andare in camera mia, ma questa volta le parole sono uscite dalla sua bocca. Non ho saputo dirle un no, anche se la mia anima è diventata ghiaccio, la più fredda del mondo, come la maschera che porto. Sono precipitata in un oblio dove non posso uscire, e solo muovermi a tempo può rimettermi a posto. Non c'è altra soluzione, non più, ma non è un problema distruggere la mia anima per aiutarne un'altra. La vita che vivo mi fa schifo, ma cerco di non darlo a vedere, facendo sorrisi finti e recitando fino a quando rientro nella mia stanza, ma anche quando esco di casa. Soltanto davanti a lei fingo. Non perché non mi fidi, ma perché non se lo merita, ha già sofferto abbastanza e io non posso essere un altro peso. Basta che stia bene... di me non importa. Lascio che la mia anima si distrugga, lentamente, nonostante la danza la curi. Poi ricomincia comunque a deteriorarsi, diventare fumo, congelarsi sempre di più, facendo scomparire una ragazza che non sono più io.

Ormai sono Eirlys White, la ragazza di ghiaccio.

Costretta a vedere sua sorella sulla sedia a rotelle ogni giorno, mentre la guarda con occhi sognanti, desiderando di ballare di nuovo. Ma non può, per quel cazzo di incidente, causato da quel figlio di puttana!

Mi blocco e stringo le mani in pugno, tornando in questa dimensione che detesto con tutto il cuore. Osservo il salone per calmarmi e per riprendere aria: la libreria posta sul muro a sinistra, lo stereo posato su un mobile angolare, varie riviste e libri sparsi qua e là, il tavolo di fronte alla libreria con sopra i miei fiori preferiti, freschi e profumati. Infine guardo il divano dove mia sorella Anne è seduta, un'espressione di meraviglia sul volto, con i capelli neri leggermente davanti al viso paffuto. Non riesco a decifrare il suo sguardo, quello che trasmette la sua postura e l'atteggiamento che ha. La musica finisce e lei fa un sospiro, facendo un segno per dirmi di avvicinarmi, ma io non mi muovo di un passo. Ho un pensiero fisso, che ancora mi rimbomba nella testa e mi fa quasi impazzire. Troppo, forse eccessivamente assillante, nella mente ho solo una parola, semplice e tagliente, che mi fa avere le vertigini.

Vendetta.

Entro in cucina, evitando Anne per qualche minuto, riempiendomi un bicchiere d'acqua e bevendolo in poco tempo. Ho abbassato la mia maschera davanti a lei, soltanto perché i miei pensieri mi hanno portato a quel dannato incidente. Le ha rovinato la vita, è stata la fine, per entrambe. Io la vedo morta ogni giorno, Anne che non può più ballare con me, che non può più viaggiare, che non può più venire con me a lezione di danza. Sbatto un pugno contro il ripiano, respirando irregolarmente e tenendo gli occhi fissi su un punto impreciso. Voglio che il responsabile paghi, sennò... lo farò io, con le mie stesse mani.

Vindicta - Un desiderio mortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora