17.

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Gli anni passarono
ma tu non cambiasti.

Lottasti contro te
stessa
ed altri.

Assecondasti istinti
riempiendoti di
dispiaceri.

Trasportata dalle onde
alla deriva.

Così,
inerme.

Stravolta dolcemente
soffocasti urla e
lacrime per il semplice
timor
di esser udita.

Il cielo su di te
perdeva gradualmente
colore.

La terra sotto di te
pareva disposta a crollare
da un momento
all'altro.

Immobile
da tempo ormai
provasti
invano
ad alzarti.

Nessuna era lì
a porgerti la mano.
Nessuno era lì
disposto ad aiutarti.

Nessuno era lì.

Cullata dalla melodia
sussurrata
dalla soffice
malinconia dal
mare.

Distesa
sparsa su di una
battigia
levasti il capo e lo
sguardo
supplicando di scorgere
un volto,
una vela,
anche solo un ultimo
tramonto.

Non vi era più
nulla.

Distruttiva quiete.

Abbandonata
dimenticata
dolorante
ora sconfitta
ti trascinasti
ancora una volta
nelle acque
che t'avevano rigettata
con impeto
disumano.

Accolta
avvolta
attraversata dolcemente
dal calore
improvviso.

Occhi dischiusi.
Bruciore dovuto alla
salsedine.

Lenitiva quiete.

Udisti il battito
del tuo cuore
squarciare il silenzio
divenendo
colpo dopo
colpo
attimo dopo
attimo
sempre più lieve
fino ad arrestarsi
definitivamente.

Ti lasciasti andare.

Per la prima volta
dopo così tanti anni
ti lasciasti andare.

Per la prima volta
rilassata
anima libera.

Questa volta però
il mare non ti respinse.
Ti prese con sé.

Dopotutto era a lui
che appartenevi.
Dalla nascita.

Finalmente eri
a casa.

Un ultimo tramonto.
Quiete decisiva.

Tutto s'arrestò
per poi
scorrere
rinato e
imperturbato.

Giardino di CamelieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora