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Cadere

cadere e
risvegliarmi in te

reggersi e poi
nascondermi
e poi scontrarmi

verso di te.

Inciampare nelle tue
insicurezze e
non perderti
cercandomi,

scivolare
fra cigolanti porte
di vecchi e
freddi timori.

Porte semichiuse,
sono qui

ospitami.

Dormire abbracciati in
uno di quei bordelli
svuotati da poco.

Desiderato
riposo,

eccoci
sollievo.

Voce lenta e
sospiri,
mi fermi

ansimo
ansima,
mi guidi
ma
muovendoti con
cautela
su quella linea
ormai sbiadita

cancellata
dalla premente
voglia di
ricominciare
e di riscrivere
una storia nuova

quasi nostra.

Affollati d'attesa
e poi

calmi
esplosi

liberi.

Un rischio,

un semplice
atto di fede.

Tenue slancio
di cui avverto
l'incontrollabile
bisogno di poter
finalmente correre e

lasciar andare.

Un salto
affrontato così
ad occhi serrati
e poi

adagiarsi
sospesi
con leggerezza
nella linea fra dubbi e
certezze,

lampante
paura di improvvisa
forse immotivata
fiducia.

Eccolo
è lì davanti a me
che
trema e

cambia forma.

Mi ferma
e poi mi trascina,

come si fa a
lasciarsi amare?

.
Passare oltre
questi nostri
corpi confusi,

ascoltami e
non soffermarti sui
dolori passati.

Incontrarti e
riconoscersi in
sparse e buie
condivise
solitudini.

I tuoi pensieri
quasi più
rumorosi dei miei,

i miei rancori ancora
più invadenti e
stridenti dei tuoi.

Potevo anche
non parlarti
e tu a modo tuo
m'ascoltavi,

t'allontanavo e
tu subito tornavi.

Respingerti ma
tenendoti
vicino.

Troppi
troppi fiori secchi da
rimuovere

ma a te non importa.
Li sposti
adagio
tenendomi per mano,

parlami di te.

Chino su di me
se vuoi
puoi riposarti.
Sembri così
stanco.

Improvvisa tenerezza
freme e
acuta proviene
dall'imminente temuto
distacco.

Sai restare?

Io so solo fuggire,

vuota d'affetto
mi ripongo spesso
altrove.

Non reggermi,
spostati
non voltarti e va' via.

E se il vento dovesse

fermarsi?

Parlo troppo, vero?

Avevi accumulato
negli anni
tante ombre
simili alle mie,

potevo notarlo dal
modo in cui
silenzioso
mi osservavi.

Avvertivo
ciò che nascondevo
mentendo
persino a me stessa.

Inconsapevoli
eravamo salvi.

Era ancora troppo presto
per guarire.

Come si ricostruisce su
rovine arse
e abbandonate?

Eppure tenersi
affiatati
riscaldava,

delicata
tranquillità.

Rifugio dalla rabbia.

Sapevo di non riuscire
ad essere quiete sicura
per te
eppure fra risa
racconti
e gesti
camminavamo
sostenendoci con forza e
sfiorandoci a malapena.

C'affrontavamo armati
ma con armi senza colpi.

Capirsi
e poi
un passo alla volta
innocenti

scoprirsi.

Arrivammo
al punto d'illuderci
di poter
aspirare ad essere
presenti e
magari anche amati.

Inondati di vita fresca.
Rinati,

amanti fioriti.

Quanti urti d'infanzia
accumulati

da lì forse
si può entrare
bussando
nella follia dell'altro
e ricominciare.

Un albero in fiamme scosso
da un fulmine

un fulmine ignaro
d'essere impetuosa
distruzione
e poi
dolce travolgente
rinascita.

.
T'osservo attenta,
tu che con mani e
sguardo gentile
mi contieni,

un lampione
inconsapevole,

premuroso
e ostinato
m'illumini ovunque,

così quel che avverto
s'espande e supera
inondando
ciò che
per abitudine ancora
nego.

Temo d'esser appena
scivolata fra le tue

braccia.
Oscurità accecante,

riesco a vedermi.

Ansia d'amare,
s'apre e
si riavvolge infantile
su se stessa
pare onda gelida
incauta,

pentita.

Avvenimenti e
ricordi
come foglie al vento

foglie stropicciate
tenute sempre
fin troppo
strette fra le
dita.

Allenti la presa.
Puoi farlo.

Travolti dall'estate
quasi senza respiro
smarriti e magari
incoscienti.
Svincolati
e liberi

liberi d'esser separati
dagli obblighi
verso altri.

Immersi in sussurrate
promesse
strette a notte fonda.

Lieve palpitare
corpi nudi

corpi nudi timorosi
di dare e non riuscire a
ricevere.

Entrare nelle tue
preoccupazioni
e qui distendermi,

aggiustare delicatamente
ciò che altri
con ruvida violenza
hanno distrutto.

Attenderò poi
di scorgerti
nelle mie paranoie
seduto fra mie parole
curiose e trattenute,
rassegnate
e mancate d'ascolto.

Puoi restare.

Non ti ferirò
devo dirtelo,
son stanca d'essere
colpita.

Crollo per amore,
prendimi.
Vaso di tulipani
poggiato su un tavolo
all'ingresso.

Intenso inaspettato

equilibrio raggiunto.

Decido di fermarmi.

Intimità d'esser capiti
Stavolta scelgo di
restare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 02, 2022 ⏰

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