Passeggi premuroso
ed inabitatocanticchiando
mi semini adagiofremi a liberarmi
lungo
innevati bianchi
prati d'invernotenendomi per mano
comodo al mio fiancoti rivolgi a me
complicato ed
acquietato.Taciturno come vento
ora mi
parli,mi sorridi.
Schernito
ma mai distante
forse ancora rabbuiato
m'insegni a danzarema in punta di piedi.
Così ti nascondi ad altri
scalzo
non mostrandoti
assumendo una delle forme
più semplici da ricordaree da disegnare.
Così ti nascondi
custodito ma soprattutto
incastrato
nei miei caldi dormientidiscorsi.
M'eri mancato.
Dimentichiamoci
e magari addormentiamociperò
addormentiamoci
guancia contro guancia
naufraghinaufraghi in letti
di foglie mortedi foglie morte di
Prevert .Giacche intransigenti
han tasche
scucitelabbra incrinate
che ancor tremanom'era mancato avvicinarti
a me,richiamare la tua attenzione
accomodarmi spensierata
nei tuoi soliti disinvolti
modi di fare.Quando scrivi di noi
dimmi
posso svelarmi
a te?Saresti in grado di
cogliermi e
non strapparmi?Non ho mai compreso
come annaffiare affetto
e germogliare amore.Insegnami tu,
insegnami ad aver
cura.Noi
navi cabinate,noi
scettici reclusi
e privi di remi.Eccoci relegati
offuscati da
assordanti e
grondanti
fischi di
onde di vetro
ghiacciato.Onde impigliate
e trascurate
fra scogli invernali
malfatti
deformi,scogli sgualciti.
Non smettere,
scrivimi altre lettere.Tu mio respinto
guscio scartatospalanca a me
i tuoi rancori
e spala i
dissapori
riponi quest'armi insanguinate e
ammettiammetti d'esser
stanco e sgranatoincespicato
come me.
Rinasci e porgimi la mano
mentre
affoghi
boccheggiando
senz'aiuto
in pensieri e rancori
che non
posson più dormire
la notte.Sai mi riempie a quest'ora
anche solo
esistere in silenzio
con te.Non lasciarmi.
Ascoltami e non fermarmi
stracciami di graffi
ma di graffi innocui,sfiorami con ruvide labbra
ruvide labbra comprensive
trattieni e stringi
stringi questa mia vivida pelle
impaurita
ma soprattutto parlamicon tenerezza
parlami.
Non lasciarmi.
Ultimamente però
m'amavi
a giorni alterni
a volte era abbastanzama di notte sai
m'eri nitido rovente
covo di rabbia.Bambole di porcellana
spettinate.Coltello ombrato
affilato
lentamente
fruga ed insiste
dentro di noi.La mia ferita così
simile alla tua.
I miei difetti
così mal interpretati
da te
che pregandomi
temi di capire.I miei pianti quasi identici
ai tuoi.
Possono specchiarsi
rivedersi e percepirsi
tentando
magari senza fatica
di congiungersi poi
in un unico solo
punto fermo.Accogli l'idea di proseguire
e risollevati
gioisci al crepuscolofa' che nuove albe
t'attendano.Effonditi verso il fiume
e spargi in me i
tuoi viaggi segreti
ed i tuoi progetti
rinchiusibisognosi
d'esser considerati
validi.Io sarò libera di far
altrettanto
di poter giacere con te di
polverose
folli speranze.Riesci a vedermi calpestata
accerchiata
dalla grigia paura diconfidare?
Questo coltello che
testardo non smette
fruga
cerca caparbio
in me
oscurità.Mentre sanguino
se puoireggimi.
È lo stesso coltello sai
che da anni
ferisce
e poi offre pace
disposto a guarirmi
ma solo dopo aver
ucciso.Da tempo però
non mi spaventa più
da quando sei qui tulo ospito.
Proprio come adesso
in questo modo
in questo mare
in questo lettoospito te.
Tu però non tradirmi,
ma sii la luce che sgorga
dalla tenue ferita
risanandola.E non dimenticare mai
come in autunno
riempivamo i nostri fossi
attraverso la nebbia
con combacianti
risa impacciate
ingenuamente occultate
goffi e commossi
dalle strofe e dai
versi che s'aprivano
dinanzi a noi.Non smettere e
scrivimi altre lettere.