Costeggiata da sprazzi
di palazzi di quartiere
vacillavo al tocco
del nitido
marmo scheggiato.
Giacevo indifesa
nel mio
prato.
Anni di cenere
assorti
spesi inseguendo
stabile, carezzevole
sicurezza
nelle braccia di un
altro.
Congelati nel sacro
profondo pozzo
che illumina la via
dell'amore,
riscaldati lievemente
da cristalli di
ghiaccio
radunati lungo
il percorso.
Il portinaio irrequieto
s'arresta
anche stanotte attende
quel melodico rintocco
dell'orologio,
quel fatale rintocco
che gli riporta alla mente
la sua amata.
Precisamente quando lei
ogni notte
lo salutava.
Dolce profumo di
lavanda
che invadente scavava
nel suo ventre,
lì trovava dimora
sostando tra lo stomaco
ed il cuore impaziente
fino a quando
controvoglia,
leggero,
inevitabilmente
volava via
nell'auto dell'uomo
coi mocassini neri,
un uomo senza amore.
Un ladro di zona
ha appena sparato ad
una donna,
era la sua prima volta.
Respiri impressi, ruvidi
nell'eterno.
S'arresta un corpo
sfiorito in un
emporio sgomberato,
si raggomitola su di un
pavimento nel reparto
salumi.
Luce intermittente
riecheggia la sua nostalgia
dell'abbandono del padre e
dell'umiliazione
della madre.
Il cane del benzinaio
sussulta e abbaia
ogni volta che un taxi
aggressivo
invade la
strada.
Ricorda con rammarico
quando la persona a cui
teneva maggiormente
l'aveva gettato
in un vicolo di
stridenti gatti bui.
Non puoi evitarlo.
È un miscuglio di Regole
che non sopportano
la pressione
del continuo cambio
di stagione.
Ed allora crolla la
metafisica.
Ti riavvolgi,
riformi patetiche
costrizioni
ti vincolano
ed impediscono di scendere
ad una diversa fermata
della metro.
Una decisione che
oggi mi diventa prigione.
Affacciata,
le mani fra i capelli
al balcone.
T'appresti a sporgerti
da rami senza
foglie
o vuoi che venga lì
da te
a liberarti dai tuoi bianchi
fogli?
Non può più saziarmi
quest'acqua salmastra
dolce di mare,
onde chi beve inevitabilmente
soffoca.
Dopo un po'
ti abitui ed
inizi ad accettare ogni
tenue soffio.
La sofferente tragedia
dopotutto resta questa,
il sipario
non cala mai.
