Il rifiuto

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La mattina seguente il mio primo pensiero fu Sanem.
Mi preparai velocemente e mi diressi in agenzia con l'intenzione di chiarire con lei.

Salii la scalinata che portava agli uffici e trovai Cey Cey che parlava al cellare.
Non volli sapere con chi discutesse ma gli chiesi immediatamente dove fosse Sanem perché volevo parlarle il prima possibile.
Cey Cey, con lo sguardo preoccupato,  mi disse che Sanem stava parlando al telefono con lui e che non sarebbe venuta al lavoro perché si voleva licenziare.
Cosa stavano sentendo le mie orecchie!
Possibile che questa sua decisione fosse dovuta al mio comportamento della sera precedente?
Non potevo assolutamente accettare questa sua decisione.
Presi il cellulare dalle mani di Cey Cey ma non appena Sanem sentì la mia voce interruppe la telefonata.
Richiamai il numero, mi rispose credendo fossi Cey Cey e, prima che chiudesse nuovamente, le domandai cosa stesse facendo,  come mai non fosse ancora in ufficio.
Sanem mi rispose, con tono quasi scocciato, che non si sarebbe presentata perché aveva deciso di licenziarsi.
Ah si!
Le domandai quale fosse il motivo della sua decisione e ricevetti una  risposta poco convincente.
Osman, il suo fidanzato, preferiva averla a casa, non voleva che lei lavorasse.
Cercai di stare calmo, il pensiero di non rivederla mi stava già agitando.
Le chiesi nuovamente di venire in agenzia e, prima di sentire la sua risposta, chiusi la chiamata.
Dovevo raggiungerla, dovevo parlarle e guardarla negli occhi mentre mi diceva che non voleva tornare.

Dovevo raggiungerla, dovevo parlarle e guardarla negli occhi mentre mi diceva che non voleva tornare

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In poco tempo arrivai al negozio dei genitori di Sanem, ero sicuro di trovarla lì e così fu.
Ayahn, la sua amica del cuore, era seduta fuori dal negozio aspettando Sanem che era entrata a prendere delle bibite.
Non fece in tempo ad uscire dal negozio che le tolsi dalle mani la bottiglietta di gassosa per sorseggiarla.
"Buona questa gassosa" le dissi.
Ayahn capì subito che volevo stare da solo con Sanem così, con una scusa, salutò frettolosamente e se ne andò.
Restammo soli, io e Sanem e, senza perdere tempo, le chiesi di venire con me in agenzia.
Nulla da fare... una vera capoccia!
Mi rispose nuovamente che non aveva intenzione di lavorare.
"Bene, allora neppure io" le dissi con tono amichevole, presi un giornale e mi sedetti su una delle due sedie che si trovavano fuori dal negozio.
Guardai Sanem e le dissi di non preoccuparsi per me, di entrare tranquillamente in negozio, io sarei stato a meraviglia, in fondo lì avevo tutto, sia da bere che da mangiare.
Sanem entrò in negozio ed io, tra un sorso e l'altro, mi misi a leggere il giornale.
Il tempo passava e mi venne fame così presi una mela ed iniziai a mangiarla mentre, al di qua della vetrina, mi misi a guardare Sanem che puliva il bancone del negozio.
Ad un tratto Sanem si girò e mi guardò ed io non riuscii a trattenermi dal farle l'occhiolino e mandarle un bacio.
Decisi di "giocare" un pò con lei, di stuzzicarla e così ad ogni mio morso di mela corrispose un occhiolino e in Sanem, ogni volta, cresceva la rabbia.
Era buffa ma bellissima, ne ero sempre più affascinato e sempre più la desideravo soprattutto ora che ero venuto a conoscenza della sua rottura con Osman.

Era buffa ma bellissima, ne ero sempre più affascinato e sempre più la desideravo soprattutto ora che ero venuto a conoscenza della sua rottura con Osman

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