Uscii dall'agenzia di corsa e senza guardare in faccia nessuno.
Non so se fosse più forte la rabbia per quello che mi stava succedendo o la paura di perdere il mio lavoro da fotografo per il quale avevo affrontato tantissimi sacrifici allo scopo di ottenere riconoscimenti importanti.
Ripensai alle parole di Emre, ma come poteva non capire che non avevo nessun interesse per l'agenzia.
La mia vita erano le fotografie, la libertà di poter viaggiare per il mondo e poter documentare.
Chi poteva odiarmi a tal punto da volere la mia rovina?
Non avevo nemici, almeno così pensavo fino a quel momento.Avevo bisogno di stare da solo con i miei pensieri per poter trovare una soluzione.
Presi la tenda e tutto il necessario per trascorrere la notte fuori casa e mi diressi al bosco di Istanbul.
Lasciai l'auto sulla strada e mi addentrai seguendo un sentiero.
Camminai per un pò fino a trovare uno spiazzo circondato da pini altissimi e decisi di fermarmi lì.
Montai la tenda e mi accinsi ad accendere un fuoco con alcuni legni trovati nelle vicinanze.
Mentre stavo controllando che il fuoco non si spegnesse, sentii una voce chiamare il mio nome.
No, forse mi ero sbagliato.
Poco dopo sentii ancora pronunciare il mio nome.
Allora qualcuno mi stava cercando.
Decisi di addentrarmi nel bosco per capire chi mi stesse chiamando.
Camminai per poco quando, voltandomi di spalle, sentii delle urla provenire da dietro.
Mi voltai e chi mi trovai difronte... Sanem!!
Non mi aveva riconosciuto e cominciò ad agitare il legno che teneva tra le mani cercando di colpirmi.
Le gridai di fermarsi e, finalmente, Sanem mi riconobbe.
Mi disse che mi stava cercando per parlarmi di qualcosa di importante.
Certo, questo lo avevo capito altrimenti non avrebbe avuto nessun motivo per attraversare il bosco.
Era diventato buio ormai ed eravamo circondati dal canto delle cicale.
Sanem era ancora spaventata così le dissi che non potevo offrirle il solito thé ma potevamo prepararne uno al limone.
Sanem acconsentì subito, senza pensarci troppo.
Le tolsi il legno dalle mani e le feci strada verso la mia tenda.Ci sedemmo attorno al fuoco e dopo aver bevuto il thé le chiesi se stesse bene.
Sanem mi rispose che il thé le aveva fatto bene e si sentiva meglio.
Le chiesi cosa ci facesse nel bosco e come fosse riuscita a trovarmi.
Mi disse di essersi recata alla capanna ma non avendomi trovato si era diretta verso casa e, sulla strada, avendo visto la mia auto, aveva deciso di incamminarsi per il bosco.
Rimasi colpito, Sanem si era diretta al mio rifugio credendo di trovarmi lì!
Mi stava cercando, voleva trovarmi a tutti i costi e per farlo era arrivata ad attraversare il bosco non pensando ai pericoli ai quali si sarebbe esposta.
Perché? Per me?
Le chiesi il motivo per il quale volesse trovarmi.
Sanem mi ripeté che doveva dirmi qualcosa di importante e così io le dissi di averlo capito e le ricordai che anche la sera precedente, a casa mia, aveva cercato di dirmi qualcosa ma, sfortunatamente, non era riuscita.
Pertanto le suggerii di parlarmi in quel momento.Sanem mi disse che era venuta a cercarmi per dirmi qualcos'altro, di altrettanta importanza, e che solo in un secondo momento avrebbe potuto parlarmi dell'argomento della sera precedente.
Ero confuso, le dissi di non aver compreso il suo discorso ma le chiesi di procedere, l'avrei ascoltata.
Sanem esitò un attimo come se avesse paura di svelarmi il motivo per il quale mi aveva cercato, come se avesse nuovamente paura di una mia reazione eccessiva, come quella alla quale aveva assistito in agenzia.
La capii, la guardai dolcemente negli occhi per darle coraggio.
Sanem sospirò ed iniziò a parlare.
Mi disse che, l'indomani, i rappresentanti turchi dell'agenzia fotografica di cui facevo parte sarebbero venuti ad interrogarmi e, poiché nessuno riusciva a mettersi in contatto con me, decise di venire a cercarmi personalmente.
Sospirai, mi avrebbero interrogato come si fa con i malviventi anche se, in realtà, ero io ad aver subito un furto.
Ed ero io che stavo rischiando la reputazione e la carriera.
Mi alzai tenendo la tazza di thé in mano e andai ad appoggiarmi al tronco di un albero.
Senem mi seguì scusandosi, non era sua intenzione darmi ulteriori brutte notizie ma nessuno era riuscito a contattarmi e tutto il personale era in ansia per me perché avevo lasciato l'agenzia senza dire nulla.
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Le mie verità
عاطفيةCan Divit, fotografo di fama mondiale, torna nella sua Istanbul. La permanenza nella sua città natale è limitata a pochi giorni ma ... avviene l'incontro con la donna che gli cambierà la vita. Can Divit si racconta e ripercorre, insieme a noi, i mom...