Il mio incubo

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La cena finì, io mi trovai al bar con Cey Cey.
Qualche volta voltai lo sguardo verso i tavoli dove Sanem era seduta con Osman.
Li vidi parlare, chissà cosa si stavano dicendo, si tenevano le mani.
Era troppo per me, non riuscivo ad accettare che stessero insieme.
Era stata una giornata intensa così indossai gli occhiali da sole e, sconsolato, mi diressi alla mia auto.
Misi in moto e lasciai il luogo senza dire nulla a nessuno.

Mi diressi verso casa e durante il viaggio mi tornò alla mente la sera trascorsa con Sanem alla capanna

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Mi diressi verso casa e durante il viaggio mi tornò alla mente la sera trascorsa con Sanem alla capanna.
Ripensai al momento in cui la tenni tra le mie braccia mentre cercavamo di seguire il ritmo della musica.
Il suo viso era bellissimo, il suo sorriso era dolcissimo.
Mi sembrò di sentire ancora la sua testa poggiarsi al mio petto.
E poi il bacio... lo sbaglio che feci al Galà dell'azienda quando, al buio, scambiandola per Polen, la baciai.
Un errore che mi svegliò il cuore; un errore che, da quel momento, mi fece provare tantissime emozioni.
Tutto era impresso nella mia mente, come alla festa di Fabri quando la presi per mano e la portai via.
Non avrei sopportato ancora per molto di vederla con un altro uomo.
Dovevo capire cosa fare... o lottare per lei o lasciare Istanbul come avevo già fatto tante altre volte.
In fondo per me era la normalità lasciare la mia città per poi ritornarci dopo tanto tempo.
Ma questa volta era diverso e probabilmente se fossi partito non sarei tornato mai più.

Ma questa volta era diverso e probabilmente se fossi partito non sarei tornato mai più

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I pensieri assalirono la mia mente, ero confuso.
Mi fermai, non riuscivo a guidare e fu in quel momento che mi accorsi che era lì.
Sanem mi guardava, il suo viso, il suo corpo apparvero davanti a me.
La campagna pubblicitaria per l'associazione delle donne era partita e, come mi aveva annunciato Akif, era veramente una bomba!
Le immagini che ritraevano Sanem erano molto belle, avevo fatto un bel servizio fotografico.
Ma no, non era merito mio ma di Sanem e della sua bellezza.
Scesi dall'auto e rimasi li, non so per quanto tempo, a contemplare la donna che aveva rubato il mio cuore.

Scesi dall'auto e rimasi li, non so per quanto tempo, a contemplare la donna che aveva rubato il mio cuore

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