"sono innamorato di te, Sanem"

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Il tragitto fu breve ed in poco tempo arrivammo a destinazione.
Parcheggiai vicino all'ingresso di un cancello e scendemmo entrambi dall'auto.
Quella che stavo per fare a Sanem era una super sorpresa.
Avevo programmato questo giorno in ogni minimo particolare ed eravamo arrivati al momento, per me, più importante.
Volevo mantenere la sorpresa fino alla fine così presi i miei occhiali da sole e, avvicinandomi, li feci indossare a Sanem la quale, non capendo il mio gesto, mi chiese cosa stessi facendo.
"Ti stanno bene... veramente" esclamai.
"Grazie mille" mi rispose Sanem.
"Veramente bene! Non ho portato le chiavi, tu non muoverti da qui e comportati bene, mi raccomando. Torno tra un minuto."
Voltai le spalle a Sanem e mi diressi verso l'entrata mentre la sentivo chiedere: " dove... signor Can, dove va?".
"Torno subito" la tranquillizzai.
Misi il piede destro su uno pneumatico che si trovava appoggiato al caseggiato di entrata, feci leva e salii sul tetto scomparendo in un attimo dalla vista di Sanem.

 Misi il piede destro su uno pneumatico che si trovava appoggiato al caseggiato di entrata, feci leva e salii sul tetto scomparendo in un attimo dalla vista di Sanem

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Sanem continuò a chiamarmi:
" signor Can!?"
Ricomparvi pochi minuti dopo.
Aprii il portoncino dall'interno ed esclamai: " Sanem, benvenuta!".
Era felice di rivedermi, mi fece un bellissimo sorriso che le illuminò il dolce viso ed io non mancai nel ricambiare offrendole, a mia volta, un sorriso che "sapeva" di felicità.
Quello che mi fece più sorridere fu l'imitazione che Sanem fece di me.
Indicò l'ingresso con il dito indice alzando contemporaneamente il mignolo, proprio come è mio solito fare, e disse: " lì dentro?".
"Esatto qui dentro" risposi.
"Da quando hai i miei occhiali, ti atteggi come me!".

Sanem venne verso di me, varcò l'ingresso ed io chiusi il portoncino dietro di noi

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Sanem venne verso di me, varcò l'ingresso ed io chiusi il portoncino dietro di noi.
La presi per le mani e l'aiutai a scendere i pochi gradini, circondati da siepi molto alte, che portavano al grande giardino che si trovava davanti a noi.
Sanem alzò il viso e si trovò difronte ad una villa antica.
La villa dei miei genitori, la villa dove avevo trascorso la mia infanzia.
Avevo deciso di raccontarmi a Sanem, di farle conoscere il vero Can Divit.
Non mi era mai successo di mettermi in gioco, di scoprire tutte le mie carte ma con Sanem era diverso, volevo che venisse a conoscenza di quella che era stata la mia vita fino a quel momento, fino al giorno del nostro incontro.
Con grande stupore mi chiese: " e come mai siamo venuti qui?"
"Siamo qui perché penso che questo sia uno dei posti più belli da dove poter ammirare Istanbul ".
Sanem iniziò ad agitarsi: " se ci scopre il proprietario si arrabbierà!".
Sorrisi, non poteva sapere che quella villa era di mia proprietà.
"Non può arrabbiarsi, perché questa casa è mia quindi...".
Mi avvicinai, andai dietro di lei e le sussurrai all'orecchio: "... solo io posso arrabbiarmi con te".
Sanem volse lo sguardo verso la villa esclamando: " qui è veramente bello!!".
Successivamente, dopo aver pensato, mi chiese: "ma... se questa villa è sua perché ora non vive qui?".
"Una volta vivevo qui, ci ho trascorso tutta la mia infanzia, poi quando mio padre... decise di iniziare una nuova vita, nella sua nuova casa, questo posto fu abbandonato. Ma ovviamente è un posto dove mi sento molto bene, da dove posso ammirare questa bellissima città. Ogni volta che torno ad Istanbul, come posso, vengo qui in segreto".
Gli occhi di Sanem brillarono, il suo sguardo sembrava quello di una bambina alle prese con una grande scoperta.
Fece un grande e dolce sorriso e disse: "ora sono curiosa!".
Si voltò e si incamminò verso la terrazza da dove si poteva ammirare una meravigliosa Istanbul.
La seguii osservandola.
Era meravigliata da quello che vedeva tutt'intorno... c'erano alberi, siepi, fiori... una meraviglia!
Si, quella villa era una meraviglia... proprio come Sanem.
Non riuscivo a distogliere il mio sguardo da lei.
Avevo avuto una bellissima idea nel programmare quel pomeriggio.
Stavamo bene insieme, eravamo spensierati, non esisteva nulla e nessuno oltre a noi.

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