Capitolo 37: Conversazioni scomode

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Era rimasto a fissarla per tutto il tempo che aveva trascorso davanti alla lapide del padre, restando immobile e silenzioso proprio come quelle lastre di marmo e pietra. Aveva mantenuto una certa distanza, per rispettare quel momento di privacy in cui non voleva intromettersi troppo: per questo motivo non era riuscito a sentire cosa dicesse, ma il solo fatto che fosse rimasta a lungo con la schiena ricurva e le mani salde a terra era stato sufficiente a fargli capire la tristezza che stava provando. Non sapeva dire se fosse ciò che era successo fra loro la sera prima a farla stare così, il pensiero di quel padre che le era stato portato via troppo presto oppure entrambe le cose: l'unica cosa di cui poteva essere certo era che Jodie fosse profondamente infelice.

Quando fu abbastanza vicina a lui si accorse che i suoi occhi erano gonfi e arrossati, nemmeno tutto quel trucco che si era insolitamente data quel giorno serviva a mascherarlo. Lo aveva capito subito non appena aveva messo piede in ufficio: Jodie non era una che si truccava troppo, non le piaceva e non ne aveva bisogno: riusciva ad essere bellissima anche con un velo di rossetto e una sottile linea di matita nera sopra le ciglia; se quel giorno aveva esagerato con il correttore era per nascondere delle probabili occhiaie più accentuate delle sue. Lui stesso aveva dormito poco e male, pertanto poteva comprenderla bene.

Si rendeva perfettamente conto di averla quasi completamente ignorata, chiuso nel suo muto silenzio, così come sapeva che questo suo atteggiamento aveva contribuito a ferirla ancora di più. Ma lui non lo aveva fatto con l'intenzione di vendicarsi di quanto gli aveva detto la sera prima, non avrebbe mai fatto una cosa simile anche se quelle parole lo avevano amareggiato: voleva semplicemente evitare scontri e litigi al lavoro, davanti agli occhi dei colleghi che proprio il giorno prima avevano trasformato la loro relazione nell'argomento di tendenza. La verità era che sperava di poterle parlare il prima possibile per chiarire quel litigio che, se prolungato oltre il dovuto, avrebbe portato a conseguenze irreparabili. Per questo motivo, dopo aver fallito nel tentativo di ottenere informazioni da Daniel Harrington, si era separato con una scusa da Camel e Yuriy e si era diretto da lei. L'aveva seguita da quando era uscita dalla casa di Russel, passando per il fiorista e infine lì, in quel cimitero dove dormiva l'uomo più importante della sua vita.

Si concesse ancora qualche secondo prima di parlare, guardandola dritto in quegli occhi dello stesso colore del cielo limpido, occhi che lo fissavano pieni di sorpresa e forse anche un po' di timore.

- Non tornavi più in ufficio e mi sono preoccupato- le disse infine.

- La mia chiacchierata con la vedova di Harrington è durata più del previsto e alla fine ho deciso di usare la pausa pranzo per venire da papà, non lo facevo da un po'- rispose lei.

Percepì la sua titubanza nel rispondere, come se non sapesse che linea tenere. In fondo si erano lasciati in malo modo durante l'ultima conversazione e quella mattina non si erano mai rivolti la parola.

- Non hai mangiato?- le chiese.

- Non avevo molta fame-

Faticava a guardarlo negli occhi, ma non sembrava che fosse a causa della rabbia. Piuttosto aveva l'impressione che volesse scappare da lì perché si vergognava, probabilmente delle sue stesse parole. Sapeva di averlo ferito e si vergognava di averlo fatto in quel modo.

- Se vuoi possiamo fermarci lungo la strada a prendere un boccone veloce. Non ho pranzato nemmeno io a dire il vero-

Jodie spalancò gli occhi e lo guardò incredula: non si aspettava quell'invito, doveva essersi convinta che non volesse più avere nulla a che fare con lei.

- Ma ormai la pausa è finita, dobbiamo tornare al lavoro...- replicò.

- Non ci metteremo molto, prendiamo qualcosa da asporto e ritorniamo in sede-

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora