Capitolo 19: Il Processo - prima parte -

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Erano ormai trascorsi più di tre mesi da quando l'FBI aveva fatto rientro negli Stati Uniti, tre mesi in cui avevano dovuto fare i conti con il fuso orario e in generale con il riadattarsi alla vita di sempre. Vivere per un anno interno in un altro stato aveva fatto perdere, almeno a lei, tante abitudini che prima erano normalissime, come la pizza tutti i venerdì sera o uscire per le vie di New York e sentire voci parlare in inglese piuttosto che quei suoni melodici tipici della lingua nipponica. Una cosa, tuttavia, era rimasta immutata: l'ombra dell'Organizzazione che ancora cadeva su di loro come un mantello oscuro che sembravano non riuscire a togliersi. Restava una sola di loro da abbattere per poter finalmente concludere quel caso durato anche troppo, la sua nemica storica.
Il processo a Vermouth era iniziato da qualche settimana, l'FBI aveva presentato al pubblico ministero tutte le prove raccolte per incastrarla e stessa cosa aveva fatto la CIA: era infatti venuta a sapere che anche Hidemi Hondou avrebbe presenziato al processo in qualità di testimone diretta dei fatti. Quando avevano presentato le prove, inizialmente il pubblico ministero aveva stentato a crederci (come del resto si aspettavano già), sia perché l'accusata era una famosa attrice, sia perché la storia di una pillola che faceva regredire all'età infantile o di un farmaco in grado di bloccare per sempre l'avanzare dell'età era davvero degna di un film di fantascienza. Tuttavia, non era nemmeno possibile che sia l'FBI che la CIA avessero tempo da perdere nell'inventarsi simili sciocchezze e mettere addirittura in atto un processo; perciò alla fine avevano comunicato a Vermouth, chiusa sotto stretta sorveglianza nella prigione federale, che era stata accusata di omicidio (tra l'altro verso un federale), di far parte di un'organizzazione criminale operante in tutto il mondo e di tutte le altre cose che aveva commesso in quegli anni. Chris Vineyard aveva dunque scelto di farsi rappresentare da un avvocato assegnatole dal Governo, cosa che aveva stupito tutti dal momento che credevano che un'attrice famosa avesse almeno un avvocato valido alle spalle e forse lo aveva anche, ma per qualche strana ragione aveva preferito non usarlo, come se si fosse rassegnata al suo destino ancora prima di partire. Le era sembrato strano, non era da Vermouth arrendersi senza lottare, ma se aveva preferito non usare le sue armi migliori era un punto a suo favore e non poteva lamentarsi per questo.
Il pubblico ministero aveva poi convocato una grande giuria composta da una ventina di membri, come voleva la prassi, tutti selezionati da un gruppo di normalissimi cittadini estranei alla vicenda e quindi imparziali. Come nel caso del pubblico ministero, però, anche i cittadini avevano stentato a credere che una così bella e brava attrice, la quale non era mai stata oggetto di scandali o pettegolezzi, potesse aver commesso simili atrocità. Le faceva rabbia che il ruolo che ricopriva Chris Vineyard la portasse ad essere vista a prescindere come una persona degna di rispetto. La bella facciata esteriore che si era costruita era un punto a suo favore che le giovava non poco; per questo motivo quando era stata chiamata a testimoniare l'omicidio del padre, aveva cercato di essere il più convincente possibile: se la facciata esteriore contava tanto, allora anche lei in quanto agente dell'FBI doveva ricevere un minimo di rispetto. Era stata dura mettersi a nudo davanti a tutti quegli estranei, ricordare quella notte dove il fuoco le aveva portato via tutto. Raccontare la vicenda nei minimi dettagli l'aveva fatta sentire come se avesse rivissuto tutto da capo e la ferita nel cuore che non si era mai rimarginata si era riaperta. Insieme a lei aveva testimoniato anche Hidemi Hondo: aveva immaginato che anche per lei non fosse stato facile raccontare di come era morto suo padre. James insieme ad altri agenti dell'FBI avevano dato man forte, portando infine la grande giuria durante il voto segreto a stabilire di comune accordo che esistevano prove sufficienti per incriminare Vermouth e iniziare così il processo penale. Anche se alcune prove come l'aptx potevano risultare assurde e poco credibili agli occhi di chi non aveva vissuto l'intera vicenda, altre prove erano troppo schiaccianti per non essere considerate attendibili.
Il giorno dopo Vermouth era stata convocata davanti a un giudice magistrale per una prima udienza, nella quale le erano stati illustrati con maggiore chiarezza i suoi diritti e i motivi per cui era stata accusata. Il giudice aveva infine deciso di tenerla in prigione fino alla data del processo, in quanto considerata troppo pericolosa per rilasciarla. Anche qui come nel caso dell'avvocato, Vermouth non aveva obiettato; tuttavia quando il giudice le aveva chiesto se si dichiarava colpevole oppure no, lei aveva sorriso maliziosamente e aveva risposto con un provocatorio "me lo dica lei". A seguito era iniziata la vera e propria preparazione al processo, dove entrambe la parti si erano organizzate al meglio. Il pubblico ministero aveva poi riletto nuovamente tutti i fascicoli forniti da FBI e CIA, parlato nuovamente con i testimoni ed elaborato la strategia migliore. Quanto a Vermouth, probabilmente cercava con il suo avvocato di trovare un appiglio per discolparsi, non si aspettava di certo che le andasse bene l'idea di trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre.
Due settimane dopo si era tenuta l'udienza preliminare, una sorta di mini-processo che precedeva il processo vero e proprio: lì il pubblico ministero aveva invitato i testimoni come lei a presentare tutte le prove che incriminavano l'accusata, mentre dall'altro lato la difesa li aveva interrogati cercando di metterli in difficoltà e di trovare anche solo un errore nelle loro testimonianze che potesse mettere in dubbio la loro veridicità. Tentativo inutile, dal momento che alla fine il giudice aveva dichiarato nuovamente colpevole Chris e stabilito così la data definitiva del processo e il luogo dove si sarebbe tenuto: il 10 ottobre al tribunale distrettuale federale a sud di New York.
Quelle quattro settimane prima del processo le erano sembrate anni, le aveva trascorse con l'ansia di essere sul punto di fare giustizia alla morte di suo padre ma al tempo stesso con la paura di non riuscire ad ottenere nulla. Continuava a chiedersi se ci sarebbe stata, in ogni caso, una giusta punizione per Vermouth. Nulla le avrebbe ridato indietro suo padre, la sua casa o gli anni in cui si era dovuta nascondere fingendo di essere un'altra persona. Anche in quel momento, seduta fuori dalla porta in attesa di entrare in aula e cominciare, stava pensando la stessa cosa. Il gran giorno era finalmente arrivato e lei era molto nervosa. Alcune persone erano già entrate, in particolar modo coloro che intendevano assistere come spettatori al processo; lei invece stava aspettando fuori insieme a James.

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