Erano trascorse due settimane da quando quell'incubo durato più di un anno era ufficialmente arrivato ad una conclusione. Niente più Organizzazione, niente più uomini neri come corvi dagli alcolici nomi in codice, niente più paura di essere scoperti e finire i propri giorni per mano di criminali dall'identità ignota. I tanto temuti "Silver Bullet" avevano raggiunto il cuore dei lupi cattivi, guadagnandosi l'agognata vittoria. Era l'inizio di una nuova vita per tutti, così come la fine di una tragica storia durata anche troppo. Potevano tornare alle loro vite, consapevoli che non sarebbero più stati gli stessi ma che all'orizzonte li aspettava un futuro migliore. Nulla sarebbe più andato storto. Tuttavia, restavano ancora molte questioni da risolvere prima che l'Organizzazione e tutto ciò che questa aveva comportato fossero chiuse definitivamente in una scatola che nessuno avrebbe più voluto riaprire: una di queste avrebbe previsto un confronto difficile da sostenere.
Prese un ultimo, lungo respiro, prima di premere l'indice sul campanello di casa del Dottor Agasa. Aveva bisogno di scacciare la tensione, perché davanti a lei doveva sembrare il più sicuro e convincente possibile. Ogni minima esitazione avrebbe fatto insospettire la sua amica, che per certe cose aveva un fiuto infallibile.
Dopo pochi secondi la porta si aprì, mostrando la figura dello scienziato sulla soglia.
- Buongiorno Dottor Agasa- lo salutò con un sorriso.
- Salve figliuolo! Prego, entra pure. Avevi bisogno di qualcosa?-
- Ai...cioè volevo dire Shiho è in casa?- chiese, correggendosi nel pronunciare quello che per lungo tempo era stato il falso nome della ragazza.
Aveva ancora difficoltà nel chiamarla con il suo nome di battesimo, perché in fondo per lui sarebbe sempre rimasta Ai Haibara, la "bambina" che aveva condiviso con lui quell'orribile esperienza più di chiunque altro.
- Certo, stiamo preparando il curry! Ti fermi a mangiare con noi?-
- No grazie, ho già un impegno!- si affrettò a rispondere, assumendo però un'aria poco convincente.
- Vai a pranzo con la signorina dell'Agenzia Investigativa?- domandò una voce dal tono familiare.
Non solo il suo corpo era cambiato, ma anche quella voce che prima sapeva di bambina (per quanto Ai avesse sempre mantenuto un tono da adulta) ora era diventata a tutti gli effetti quella di una donna. Ed eccola lì quella donna, di fronte a loro, con il suo sorrisetto sadico e canzonatorio, le braccia incrociate al petto e la schiena poggiata contro una parete.
Una cosa che non era cambiata affatto? Il suo umorismo da brivido.
- No, e comunque non sono affari tuoi!- storse le labbra imbronciandosi.
- Ti ha dato buca? Non è un buon segno...- continuò a prenderlo in giro, compiacendosi dell'effetto ottenuto.
- Vedo che ti senti bene...- ironizzò.
Se aveva tutta questa voglia di scherzare doveva di certo essere di buon umore e questo rendeva il suo compito ancora più difficile di quanto non lo fosse già. Non voleva essere lui a rovinarle una giornata cominciata bene. Doveva indorarle la pillola senza che se ne accorgesse, sperando che la buona sorte fosse dalla sua.
- Benissimo!- rispose lei - Ѐ bello riavere indietro il proprio corpo-
- A chi lo dici!- annuì.
- Bando alle ciance: perché sei venuto?-
Eccola, la fatidica domanda. Era arrivata secca e pungente, come un pugno in pieno viso. Forse non era stato abbastanza accorto, forse Shiho aveva già notato il suo nervosismo.
- Beh, ecco...il fatto è che...- cominciò a farfugliare, non riconoscendosi in quell'atteggiamento insicuro.
- Parla, se nascondi qualcosa sputa il rospo-
- Certo che tu aiuti proprio le persone a mettersi a proprio agio, eh?!- la rimbeccò.
- Non amo perdere tempo, i giri di parole mi innervosiscono. Arriva dritto al punto, Shinichi- lo fissò con quello sguardo cupo e indagatore, che solo lei sapeva fare.
Deglutì rumorosamente: quella ragazza lo inquietava. Non si era mai impressionato troppo davanti a un cadavere o a una pozza di sangue, ma davanti a lei si sentiva come un condannato sul patibolo che attende di vedere la sua testa ruzzolare via dal corpo. Non per niente era cresciuta all'interno di un'organizzazione criminale.
Dopo un lungo sospiro, si decise a vuotare il sacco. Aveva ragione lei, era inutile girarci intorno.
- Potresti venire a casa mia dopo pranzo? C'è una persona che vorrebbe parlarti-
- Una persona?- aggrottò la fronte - E chi sarebbe?-
- Vieni e lo scoprirai- sorrise: adesso era il suo turno di fare il misterioso.
- Non mi fido di te, hai una faccia strana oggi- gli fece notare - Allora, chi è questa persona?-
- Mi spiace, non posso dirtelo- scosse la testa.
- Per quale motivo? Vuoi forse mettermi nei guai?-
Percepì dal suo tono di voce che si stava alterando. Non amava i misteri, specie se la riguardavano in prima persona.
- Certo che no!- la rassicurò - Però non posso dirti chi è-
- Vorrà dire che non verrò!- gli diede le spalle con aria altezzosa.
- Adesso non fare la bambina viziata!- la rimproverò - Non ti succederà nulla, lo sai che puoi fidarti di me-
- Dici?- girò di poco la testa per fissarlo, assottigliando lo sguardo - Come faccio a fidarmi di uno che ha tutti questi segreti?-
Sospirò: era una partita dura da vincere. Se lui era testardo e caparbio, lei lo era almeno dieci volte di più. L'unico modo per chiuderla in breve tempo era scendere a compromessi.
- E va bene, ti do un indizio: è una persona che conosci e che ci ha aiutato molto durante la lotta contro l'Organizzazione-
La vide assumere quella tipica espressione che faceva ogni volta che stava pensando e rimuginando su qualcosa: forse la sua tattica aveva funzionato.
Dopo qualche secondo di riflessione, un lieve sorriso comparve sulle sue labbra.
- Se tua madre voleva vedermi potevi dirmelo subito!- incrociò le braccia al petto.
- Eeeh?!- esclamò sbigottito - Cosa c'entra mia madre?!-
- Hai detto che la persona che vuole parlarmi ci ha aiutato molto nella lotta con l'Organizzazione e che la conosco, giusto? Tua madre corrisponde perfettamente alla descrizione- spiegò, convinta della sua deduzione.
- A-ah...Ma sì, certo! Hai proprio indovinato, eheheh!- ridacchiò grattandosi la nuca, cercando di apparire il meno teso possibile.
Forse era meglio così: farle credere che fosse sua madre la persona in questione l'avrebbe convinta con maggiore facilità. Si sentiva in colpa per quella bugia e sapeva che quando avrebbe scoperto la verità si sarebbe infuriata, ma continuava a ripetere a se stesso che ciò che stava facendo era a fin di bene. Dopo una vita di bugie, inganni e tradimenti, la sua amica doveva sapere la verità, per quanto triste fosse.
- Allora ci vediamo dopo!- si affrettò a salutarla, non vedendo l'ora di andarsene e mettere fine a quel teatrino.
- Aspetta Shinichi- lo fermò.
- C-che c'è?- si allarmò, temendo che avesse smascherato la sua recita.
- Ricordati che me lo hai promesso-
Il suo sguardo si era fatto serio, come poche volte lo aveva visto, capace di penetrarti nell'animo e arrivare al cuore come la lama affilata di un pugnale. Lo faceva ogni volta che cercava di dire "ho paura", ma non aveva il coraggio di esprimerlo a parole.
Trovò strano vederlo in quell'occasione così fuori luogo.
- Che cosa?- chiese, non capendo.
- Che mi avresti protetta-
Si sorprese nel sentire quelle parole, pronunciate tanto tempo fa quando le cose erano iniziate da poco. Il fatto che le ricordasse ancora significava che aveva riposto tutta la sua fiducia in lui, considerandolo il suo eroe. E ora lui la stava in qualche modo tradendo. Nella vita aveva imparato che a volte per fare qualcosa di giusto devi prima necessariamente fare qualcosa di sbagliato. Le due facce della medaglia erano inscindibili, nonostante fossero l'una l'opposto dell'altra.
Fece un lungo respiro, cercando le forze per mentire un'ultima volta.
- Non preoccuparti, non farei mai nulla che potesse metterti in una brutta situazione-
- Lo spero- concluse freddamente, dandogli le spalle - Ci vediamo dopo-
Senza aggiungere altro, salutò il Dottor Agasa e uscì dalla porta, portandosi dietro il suo senso di colpa. Sapeva benissimo che Shiho aveva capito tutto. Aveva solo finto di fargli credere che pensasse a sua madre, ma probabilmente si era già fatta un'idea di chi potesse essere la persona misteriosa. Quelli che li avevano aiutati "molto" contro l'Organizzazione si potevano contare sulle dita di una mano, e ancora meno erano quelli che potevano avere un valido motivo per voler parlare con lei in privato. Il cerchio si restringeva drasticamente, senza lasciare troppi dubbi. La sua amica era tutt'altro che stupida, non ci aveva messo molto a fare due più due.
Sperò che si presentasse sul serio all'appuntamento, ora che sapeva. Con questo pensiero in mente, si chiuse il cancello alle spalle, diretto verso casa sua, dove la persona in questione attendeva notizie.
Alle sue spalle, in quella casa dalle fattezze stravaganti, i suoi dubbi si stavano confermando.
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- Potevi essere più gentile con lui, non c'era bisogno di trattarlo in quel modo- le fece presente lo scienziato, continuando a mescolare il curry.
- E lui poteva evitare di raccontare un mare di bugie- replicò, sedendosi su uno sgabello e posando la testa sul dorso della mano.
- Bugie? Che bugie ti avrebbe raccontato?-
- Non mi dirà che ha creduto sul serio che sia la signora Yukiko la persona che vuole parlarmi- lo guardò storto.
- Perché no? In fondo è vero che vi ha aiutati, forse vuole solo assicurarsi che tu stia bene ora. Si è affezionata a te, sai?- sorrise.
- Se vuole solo assicurarsi che io stia bene può benissimo venire qui a verificarlo di persona, senza invitarmi in gran segreto a casa Kudo per una "riunione di famiglia"- sottolineò in modo sarcastico quelle ultime parole.
- Non essere così acida, sono sicuro che non è nulla di cui preoccuparsi! Shinichi non ti esporrebbe mai a pericoli troppo grandi-
- Dipende...se la persona che gli ha chiesto questo incontro è qualcuno di cui si fida ciecamente, potrebbe farlo senza rendersene conto-
- Mi stai dicendo che hai capito chi è in realtà questa persona?- si stupì.
- Certo che l'ho capito. C'è una sola persona che potrebbe fare una richiesta del genere e che corrisponde alla descrizione che ha fatto Shinichi...- chiuse gli occhi, restando vaga.
- E chi sarebbe?- continuò il Dottore, curioso più che mai.
- FBI- si limitò a dire, alzandosi in piedi - Prendo i piatti, il curry è pronto-
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Appena varcata la soglia di casa, un profumino appetitoso gli solleticò le narici. Sorrise: non si sarebbe mai aspettato che il suo "partner" numero uno in quell'avventura trovasse piacevole esercitare le sue doti culinarie. Aveva detto che era stata sua madre ad insegnarglielo, ma in realtà era qualcosa che sapeva già fare da un pezzo.
Si diresse dritto in cucina, curioso di sapere cosa l'amico avesse preparato per pranzo. Lo trovò ai fornelli, mentre mescolava qualcosa che sembrava essere uno stufato dentro una pentola.
- Sei già rientrato?- gli chiese, non appena percepì la sua presenza alle spalle - Com'è andata?-
- Non saprei- ammise - Ci è voluto un po' per convincerla, è sempre così sospettosa...-
- Verrà oggi?-
- Credo di sì, alla fine le ho fatto credere che la persona che la voleva incontrare fosse mia madre, ma dubito che se la sia bevuta. La conosco, non si fa ingannare facilmente- scosse la testa.
- Mi spiace averti messo in questa posizione scomoda- accennò un lieve sorriso - Ora dovrò fare del mio meglio per tirartene fuori-
- Credo che sarà lei quello a doversene tirare fuori- ricambiò il sorriso.
- Mi sa che hai ragione- ammise.
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale nessuno dei due osò pronunciare parola. Erano tante le cose da dire, forse troppe.
- Io credo che la perdonerà, signor Akai- disse infine - Forse le ci vorrà del tempo, ma quando capirà che anche lei ha pagato il prezzo delle sue azioni allora la sua rabbia si placherà-
- Spero sia come dici tu, ma non ne sono molto convinto- confessò, senza mostrare segno di dispiacere in questo.
- Coraggio, abbiamo sconfitto un'Organizzazione criminale, cosa vuole che sia una ragazzina dall'aria truce?- cercò di sdrammatizzare, per alleviare quella tensione che tutti stavano accumulando.
In tutta risposta, l'agente dell'FBI sorrise, nascondendo ciò che realmente sentiva in un angolo sconosciuto del cuore, che aveva reso impenetrabile a chiunque. La vita e il lavoro che aveva scelto gli avevano imposto di essere stoico in qualsiasi momento, ma restava pur sempre un essere umano dopotutto. E come tutti non poteva cancellare gli errori commessi, poteva solo sperare di non commetterli più.
- Vedo che ha preparato il pranzo, non doveva disturbarsi- cercò di cambiare discorso.
- Figurati, sono ospite in casa tua da parecchio ormai, mi sembra il minimo- replicò.
- Ѐ stato un piacere poterla aiutare e collaborare con lei-
- Stavo pensando la stessa cosa, giovane Sherlock Holmes- smise di mescolare, girandosi verso di lui e mettendosi le mani in tasca, com'era consueto fare - James e Jodie ti vorrebbero nell'FBI-
- Ѐ una proposta allettante, ma credo che resterò a fare il detective a Tokyo-
- Peccato, sarebbe piaciuto anche a me continuare a collaborare con te- ammise.
- Sono sicuro che ci saranno altre occasioni- sorrise - Due appassionati di Holmes non si annoiano mai!-
- Oh, questo è sicuro!- annuì.
Ci fu un altro breve momento di silenzio, nel quale l'agente si voltò nuovamente verso i fornelli e assaggiò lo stufato che bolliva in pentola.
- Direi che è pronto- sentenziò.
- Allora preparo i piatti- si diresse verso la credenza - Prima mangiamo e meglio è. Shiho potrebbe arrivare da un momento all'altro-
Non ricevette risposta a quella frase, sentì solo nel silenzio di sottofondo il bollore della pentola che andava affievolendosi, segno che era stata tolta dal gas. Senza più toccare l'argomento, apparecchiò la tavola e pranzò insieme all'amico, gustandosi quel meraviglioso stufato prima della tempesta.
ANGOLO AUTORE
Salve a tutti! Comincio doverosamente col ringraziare tutti quelli che sono arrivati alla fine del capitolo senza lanciare pomodori allo schermo! Questa è la seconda storia che scrivo su questo fandom, ad alcuni di voi che ho avuto il piacere di conoscere l'avevo anche già annunciata e ringrazio queste persone per avermi incoraggiata da subito nello scriverla! Ci tengo particolarmente perchè purtroppo non ci sono molte storie sulla coppia Shuichi/Jodie, e così incoraggiata da altre fan ho deciso di provare a scriverci qualcosa. Spero che questa storia vi piaccia e che alla fine vi lasci almeno un qualcosina, ne sarei già felice! Per me è molto importante riuscire a scriverla e portarla a termine, per motivi personali legati alla scrittura che vanno al di là del fatto che la storia sia basata sulla mia OTP. Perciò ringrazio di cuore da subito chi deciderà di seguirla, recensirla o anche solo leggerla in silenzio!
Non so con che frequenza riuscirò a postare i capitoli (che comunque non saranno molti), perciò mi scuso in anticipo se ci vorrà un po'.
Concludo con una cosa che avevo scritto anche nella precedente fiction: se qualcuno di voi che è sul fandom da più tempo di me dovesse notare delle somiglianze con altre storie vi prego di comunicarmelo in modo tale che possa modificare il testo, perchè ci tengo a non fare plagi nemmeno involontari.
Grazie di nuovo!
Baci
Place
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Tomorrow (I'm with you)
FanfictionDopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la b...