Capitolo 30: Desideri esauditi

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Controllò l'ora sul cellulare per l'ennesima volta da quando era arrivato al Forest Park. Aveva deciso di andarci comunque, perché sperava che Jodie lo raggiungesse anche se la loro conversazione a casa di lei non era finita nel migliore dei modi. Nella sua mente aveva immaginato la gioia di Jodie nel ricevere quel regalo e nel sapere che desiderava avere una seconda occasione con lei, ma non aveva fatto i conti con la ferita che lui stesso gli aveva inflitto sei anni prima. In quel momento aveva capito che ogni volta che Jodie gli sorrideva, dentro iniziava a sanguinare. Sanguinava e sorrideva per nasconderlo. Quando aveva rotto con lei aveva dato per scontato che fosse forte al punto di piangerci sopra una notte e poi rialzarsi in piedi, per lui che aveva fatto della freddezza il suo marchio di fabbrica era difficile comprendere l'amore fino in fondo; poi negli anni a venire si era reso conto di quanto brava fosse come attrice. Era salita sul palcoscenico e aveva interpretato il ruolo della ex ragazza che aveva accettato di essere solo un'amica e una collega, in pace con se stessa mentre recitava quella parte. La commedia che gli spettatori vedevano da fuori, tuttavia, era per lei una tragedia.

Non appena arrivato lì aveva fatto una passeggiata nel parco per scacciare la tensione e perché in ogni caso era troppo presto per vedere la pioggia di comete prevista per la mezzanotte. Aveva ormai fumato diverse sigarette, perdendone il conto. Si era soffermato a guardare dei ragazzi giocare a basket nel campetto del parco, ma la partita non era così entusiasmante da riuscire a distoglierlo dai suoi pensieri. Alla fine, dopo aver girovagato all'interno del parco per un'ora buona, era andato a sedersi in una delle lunghe panche di legno davanti alla tribuna semisferica bianca dove in estate facevano spesso concerti dal vivo. Aveva notato con rammarico che c'era più gente di quella che aveva previsto nel parco, ma d'altra parte era comprensibile: a New York non c'erano molti posti dove poter vedere il cielo senza alterazioni date dall'inquinamento luminoso, persino lì era comunque visibile e presente. Per godere della vista di un cielo limpido era necessario farsi almeno tre, quattro ore di macchina guidando fuori città. Se non avessero dovuto lavorare il giorno dopo avrebbe anche potuto farlo.

Si era guardato intorno per vedere se fra la gente già seduta ci fosse anche lei, ma non aveva scorto la sua figura. Alla fine aveva scelto una panca dove non ci fosse nessun altro: non poteva evitare le altre persone sedute intorno ma almeno poteva ritagliarsi uno spazio per lui e per Jodie, sempre che si fosse fatta viva. Voleva un momento di intimità solo per loro.

Ormai erano trascorse tre ore da quando aveva messo piede nel parco, mancavano solo cinque minuti allo scoccare della mezzanotte e di lei nemmeno l'ombra. Dunque aveva fatto la sua scelta e aveva deciso di non venire, preferendo un concerto in un anonimo locale a quelle meteore che invece aveva detto di voler vedere. Aveva preferito Clay a lui. Non poteva biasimarla, in fondo era ciò che meritava per non averle mai mostrato niente più di un affetto per una persona cara; tuttavia si chiedeva come fosse arrivata a quella scelta dopo aver pianto disperatamente davanti a lui guardando le loro foto. Forse si era calata così tanto nel suo ruolo di attrice da non riuscire più ad uscirne o forse, semplicemente, la paura di essere ferita di nuovo era più forte dell'amore che provava per lui. Aveva attivato un meccanismo di autodifesa per impedirgli di penetrare ancora più a fondo nel suo animo, più di quanto non avesse già fatto. Clay era la via più semplice e meno dolorosa. Ci aveva provato a combattere, ma quella battaglia l'aveva persa ancora prima di cominciarla. Aveva dato ascolto a Shiho, ma forse avrebbe semplicemente dovuto restare fermo sulle sue posizioni.

Meno due minuti a mezzanotte. Alzò lo sguardo al cielo e vide la prima cometa della serata cadere e disperdersi chissà dove. Si chiese cosa ci facesse ancora seduto lì, a sperare fino all'ultimo di vedere Jodie arrivare. I sogni non si realizzano guardando il cielo e pregando silenziosamente, questo lo sapeva bene.

Fece per alzarsi quando sentì qualcuno correre alle sue spalle, avvicinandosi sempre di più. Il suono dei tacchi che battevano veloci sulla pavimentazione di pietra che formava una passatoia a metà fra le due file di panche risuonò nell'aria. I passi rallentarono e si fermarono di fianco a lui. Girò il capo alla sua destra e la vide, leggermente piegata in avanti e con il respiro affannato per la corsa. Si fissarono per istanti che parvero anni e infine lui si spostò verso sinistra per farle spazio. Senza dire nulla, Jodie si sedette accanto a lui cercando di recuperare il fiato necessario ad affrontare un dialogo.

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora