Capitolo 6: Bandiera bianca

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- E così Vermouth verrà processata in America?- chiese conferma di ciò che gli aveva appena riferito.

- Esatto. Essendo americana di nazionalità e avendo compiuto crimini anche nella sua terra natale, al contrario degli altri membri dell'Organizzazione che sono di nazionalità giapponese lei verrà processata negli Stati Uniti, ovviamente tenendo conto anche di ciò che ha fatto qui in Giappone- spiegò, facendo cadere la cenere in eccesso della sigaretta che stava fumando nel posacenere sul tavolino del salotto.

- Capisco...E Jodie lo sa già?-

- Immagino di sì, James glielo avrà riferito ancora prima che a tutti considerando che lei è coinvolta direttamente e che sarà chiamata a testimoniare per l'omicidio di suo padre-

- Non sarà facile per lei...- chiuse gli occhi, il pensiero rivolto a quella donna che come lui era diventata un'amica oltre che un'alleata.

- Non preoccuparti, Jodie è in gamba, se la saprà cavare. Inoltre ci sarà James al suo fianco, in quanto suo tutore durante l'infanzia- lo tranquillizzò.

- E lei?- azzardò.

- Se lo vorrà ci sarò- rispose semplicemente, abbozzando un sorrisetto.

Non gli era ben chiaro se con quella domanda il suo giovane amico detective volesse cercare di indagare sul suo rapporto "non professionale" con Jodie, ma dal tono e dallo sguardo ne aveva tutta l'apparenza. In ogni caso, non gli avrebbe confessato nulla di troppo personale.
Seduti in salotto avevano iniziato quella conversazione per evitare di restare entrambi in silenzio tombale a guardare l'orologio, in attesa che l'ospite che stavano attendendo arrivasse. Se non avessero trovato un qualunque diversivo per distrarsi, il nervosismo che tentavano di placare avrebbe preso il sopravvento. Il timore che Shiho cambiasse di nuovo idea era forte, ma non più forte della speranza che la chiamata di quella mattina aveva riacceso in loro.
Non fece in tempo a riprendere il discorso che il campanello di villa Kudo suonò: finalmente era arrivata.

- Vado ad aprire!- scattò come una lepre il ragazzino, più ansioso di lui che quel momento arrivasse.

Spense la sigaretta ormai finita, lasciandola abbandonata nel posacenere. L'ultima sigaretta prima del faccia a faccia, forse quella che avrebbe segnato la fine di una storia e l'inizio di un'altra.
Si alzò dalla poltrona, mettendosi le mani in tasca e camminando lentamente fino all'entrata del salotto, dove si appoggiò con la schiena allo stipite in attesa di veder arrivare i due ragazzi. Voleva accoglierla e farle capire che non ce l'aveva con lei per il modo in cui lo aveva trattato.
Quando li vide arrivare dal corridoio, notò subito che l'atmosfera era tesa. Nonostante fosse stata lei a cercarli, si vedeva chiaramente dall'espressione del suo volto che non aveva perdonato nessuno dei due e che covava del risentimento verso di loro. Shinichi, dal canto suo, camminava di fianco a lei a testa bassa, forse deluso dal fatto che la sua accoglienza amichevole non fosse stata ricambiata. Tuttavia non potevano biasimarla, era giusto che si prendesse i suoi tempi per smaltire la rabbia.
Non appena i loro sguardi si incrociarono, la vide immobilizzarsi sul posto, irrigidendosi e deglutendo a fatica. Non capiva se la paura che aveva di lui fosse perché un tempo aveva fatto parte dell'Organizzazione o per le parole che le aveva detto la volta scorsa. Ai suoi occhi lui era un criminale, uno senza scrupoli e sentimenti.

- Ti sei fatta attendere, principessa...- cercò di sdrammatizzare, chiamandola con lo stesso appellativo con cui già una volta si era rivolto a lei ancora nelle sembianze della piccola Ai, precisamente la prima volta in cui erano rimasti soli e avevano avuto modo di conversare.

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora