Quelle tre settimane di vacanza non erano di certo servite a farle accettare ciò che era successo. Le aveva trascorse restando per lo più in casa, concedendosi solo qualche uscita al cinema di tanto in tanto ma trovando tutti i film di qualità scadente (o forse era il suo umore ad averglieli fatti sembrare così). Non c'era nulla che le andasse realmente di fare, si sentiva demotivata e incapace di rialzarsi. Quel processo era stata quella che si poteva definire la più grande delusione della sua esistenza.
Nonostante i pochi amici che aveva le avessero chiesto di uscire o cercato in tutti i modi di tirarle su il morale, lei aveva sempre declinato gli inviti. L'unica compagnia che si era concessa era stata quella di Shuichi. Nonostante avesse continuato a ripetergli di non preoccuparsi, lui era andato a trovarla imperterrito quasi ogni sera dopo il lavoro, trattenendosi a casa sua per ore. Non riusciva a capire il motivo di tanto interesse, Shuichi era uno che senza dubbio si preoccupava per gli altri, ma non in modo così esplicito. La stupiva vederlo così vicino, specie dopo i discorsi che avevano affrontato mesi prima in Giappone e sui quali poi non erano più tornati. Fra loro la situazione era rimasta invariata, erano sempre due ex fidanzati, due presunti amici e due colleghi di lavoro. Anche quella sera, come le precedenti, era andato da lei.
Erano erano seduti sul divano e stavano bevendo un bicchiere di Sherry, quando la sua domanda improvvisa le rese finalmente chiaro il motivo per cui in quelle settimane le era stato così tanto addosso.
- Credi ancora nella giustizia?-
Quella domanda era chiaramente riferita a ciò che aveva detto in tribunale dopo la sentenza. Dunque era preoccupato che lei potesse veramente non credere più a quei principi che sono fondamentali per un agente dell'FBI.
- Solo il tempo potrà dirlo. In questo momento non saprei rispondere alla tua domanda- gli rispose in tutta sincerità.
Furono interrotti dal cellulare di Shuichi, che prese a suonare all'improvviso. Le sembrò di vedere un'espressione strana sul suo volto quando lesse il nome sul display, ma non seppe dire con certezza se era stato solo il frutto della sua immaginazione.
- Scusa, devo rispondere- si alzò dal divano, dirigendosi verso il bagno e chiudendo la porta alle sue spalle.
Anche quel gesto le sembrò strano, doveva essere una conversazione davvero privata se non voleva nemmeno che la sentisse. Ma si disse che in fondo lui era fatto così, si impicciava degli affari altrui ma non voleva che nessuno sapesse nulla di lui.
Rimase seduta sul divano a sorseggiare il suo Sherry, fino a quando pochi minuti dopo Shuichi riapparve nel salotto con un lieve sorriso sulle labbra, particolare che non le sfuggì.
- È successo qualcosa?- gli chiese.
- Sì, ho ricevuto una bella notizia che stavo aspettando da un po'- si sedette nuovamente sul divano.
- Davvero? E quale?- si incuriosì.
- Riguarda la mia famiglia- rispose vago.
Come solito, impossibile cavargli una parola di più dalla bocca. Appoggiò la schiena contro il divano, riflettendo sul fatto che anche quando stavano insieme Shuichi non le aveva mai parlato più di tanto della sua famiglia. Sapeva che aveva un fratello minore e una sorellina, che avevano origini britanniche ma nulla più di questo. Le sarebbe piaciuto molto conoscere tutti quanti, capire da chi avesse preso quel caratteraccio e soprattutto godersi per un attimo la fugace felicità di ritrovarsi in quella famiglia numerosa che lei aveva sempre desiderato ma che purtroppo non aveva mai potuto avere.
La voce di Shuichi la riportò alla realtà.
- Ti senti pronta a tornare al lavoro domani?-
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Tomorrow (I'm with you)
FanfictionDopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la b...