Capitolo 39: L'ultimo atto

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- E così non riusciamo a trovare tracce di Irina, non sappiamo da dove cominciare a cercarla, sospettiamo che Charlotte e Daniel Harrington nascondano qualcosa ma non riusciamo a fargli sputare il rospo- fece il punto della situazione Yuriy - Siamo fermi ad un punto morto. Qualcuno ha idee su come uscirne?-

- Forse dovremmo insistere e mandare di nuovo Jodie a parlare con la vedova- osservò Camel.

- Non penso che dirà più nulla di quanto non mi abbia già detto- scossa la testa lei.

- Forse dovremmo fare un giro nel quartiere russo di Brighton Beach, chiamato anche "Little Odessa": la maggior parte di persone di origini russe o dell'est Europa si trovano lì- suggerì Shuichi.

- Già, ma proprio per questo è come cercare un ago in un pagliaio. Inoltre, se fai domande in giro sulla mafia finirai con l'attirare l'attenzione su di te e non è una buona cosa. Quelli ci mettono un secondo a farti fuori- lo avvertì Yuriy.

- Lo so bene che è rischioso, ma se non rischiamo non ci muoveremo di un passo da qui-

- Sei temerario amico, lasciatelo dire- commentò il russo.

Stavano discutendo ormai da mezz'ora senza riuscire a trovare una soluzione. Quell'indagine si stava rivelando più complicata del previsto e di certo il fatto di essere sovrappensiero non la aiutava. Da quando Shuichi era tornato in ufficio aveva notato un cambiamento in lui. Aveva un'aria strana e sembrava disposto a rischiare il tutto e per tutto a differenza di Yuriy. Non che questo fosse insolito, Shuichi era uno che amava sfidare la sorte, ma in quel momento era come se volesse dare il meglio di sé, proprio come aveva fatto durante le indagini sull'Organizzazione. Si stava impegnando al massimo ed era disposto a tutto pur di risolvere quel caso, come se fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto. Inoltre, si chiedeva cosa si fossero detti ancora lui e James. Aveva l'impressione che anche quest'ultimo le stesse nascondendo qualcosa.

La suoneria del suo cellulare che squillava la riportò alla realtà, attirando anche l'attenzione dei colleghi. Guardò il numero sul display e si accorse che non era un numero che aveva salvato nella rubrica.

- Va tutto bene?- le chiese Shuichi, notando la sua espressione stranita.

- Sì, è solo che non riconosco questo numero-

- Che sia Charlotte che ha deciso di chiamarti?- ipotizzò Yuriy.

- Se è così allora meglio rispondere subito- intervenne Camel.

Messa sotto pressione dai quei tre impazienti, rispose alla chiamata.

- Pronto?-

- Signorina Sterlin?- rispose una voce flebile dall'altro capo.

Aveva un forte accento straniero, dimostrato anche dal fatto che aveva sbagliato a pronunciare il suo cognome. Di certo, chiunque fosse, non era di nazionalità americana. Inoltre, nonostante stesse quasi sussurrando, poteva affermare con certezza che si trattasse di una voce femminile.

- Sono io. Chi parla?-

- Mi chiamo Oksana Morozov e sono domestica di famiglia Harrington- cercò di parlare in inglese il più correttamente possibile.

Sgranò gli occhi a quella rivelazione: perché mai la domestica di Charlotte la stava chiamando? Dove aveva trovato il suo numero? E soprattutto perché parlava a bassa voce e sembrava avere fretta di terminare quella telefonata il prima possibile, come se temesse di essere scoperta? Poteva esservi solo una spiegazione a tutte quelle domande: Oksana la stava chiamando all'insaputa di Charlotte perché molto probabilmente aveva delle informazioni che quest'ultima non aveva rivelato durante il loro colloquio avvenuto il giorno prima.

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora