pt.1 [Afterglow-Ed Sheeran]

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N.A: sto scrivendo una storia, anche se mi sta facendo molto schifo e mi è venuto un piccolo blocco. Ad ogni modo prima stavo ascoltando la musica e in mente ho avuto quest'immagine, spero vi piaccia. (la canzone che stavo ascoltando quando mi è venuto in mente tutto è quella che ho messo sopra).
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Mi trovo su un tetto, a guardare le luci della città, vedo il Colosseo e San Pietro, e tante piccole persone che camminano per via del corso. Sento le sirene di qualche ambulanza, e i rumori delle macchine, che mi ricordano di stare in quel mondo, quel mondo così vivo e sveglio, che un po' mi spaventa, quel mondo così estraneo a quella che sono io.
Sono sola, con un pacchetto di camel blu in mano, un pacchetto vecchio mesi e mesi con sigarette che rubo giorno per giorno da mia madre. Non sono nemmeno tutte uguali ma me ne importa poco. Avrei così tanta voglia di fumare, ora che sento le lacrime scendermi dagli occhi, pensando a quel vuoto che da anni mi occupa il petto. È strano da dire e da pensare, ma il vuoto in un qualche modo occupa dello spazio, quel vuoto, toglie spazio ad altre sensazioni che ormai non provo più.
Guardo lo smalto nero mangiucchiato sulle mie unghie, e le cicatrici sulle mie braccia, alcune hanno ancora del sangue incrostato altre invece sono bianche, e sono così perché hanno affittato un luogo sulle mie braccia da ormai anni e poi quelle due cicatrici, le più profonde, sui miei polsi, chiudo gli occhi ripensando a quel momento, in cui la piccola Clarke Griffin si è persa per sempre, in cui ho detto addio alla mia infanzia, alla mia innocenza, alla mia spensieratezza.
Prendo una sigaretta dal pacchetto, e mi rendo conto di non avere un accendino "cazzo" inizio ad imprecare, quando sento una presenza dietro di me "ti serve questo?", una ragazza sicuramente qualche anno più grande di me, con dei capelli castani scuri, legati in una cipolla, con un undercut, un taglio al sopracciglio, dei bellissimi e affascinanti occhi verdi, un septum che fuoriesce da quel bellissimo naso alla francese, indossa dei jeans neri, un top bianco e una camicia rossa, vedo che ha la mano in avanti e mi rendo conto solo ora che mi sta porgendo un accendino, ha delle mani bellissime, delle dita lunghe e sottili, con degli anelli "grazie" sussurro, prendendo quel clipper nero con lo stemma dei pink floyd, "ti dispiace se mi unisco?" mi chiede, ha una voce delicata, ma molto, molto attraente, mi sposto leggermente e le faccio segno di sedersi sul cornicione del tetto vicino a me "come mai non ti ho mai vista prima?", in effetti era la prima volta che venivo qua, questa mattina stavo passeggiando con il cane e ho visto questo tetto, "è la prima volta che vengo, di solito vado al parco, ma mia madre ha scoperto il mio nascondiglio e ne dovevo trovare un altro".
Dopo alcuni minuti il silenzio è interrotto di nuovo dalla sua voce, "l'accendino ti serve per la sigaretta o volevi solo averlo per gusto?", ero così concentrata su quella ragazza misteriosa che mi ero dimenticata di accendere la sigaretta, la metto tra le mie labbra, distrutte dalle continue volte che le mordo fino a far uscire il sangue, e l'accendo, per poi porgere l'accendino alla ragazza, che a sua volta caccia fuori un pacchetto di marlboro rosse e se ne accende una
"perché ti nascondi da tua madre?"
"non racconto i cazzi miei agli sconosciuti"
"Lexa Woods" dice porgendomi la mano sinistra, visto che la destra era occupata con la sigaretta
"Sono mancina, se non lo avessi notato, la mia mano sinistra è occupata" facendole notare la sigaretta che tengo tra l'indice e il medio, dopo che le ho detto questo incastra la sigaretta tra le labbra e mi porge la destra
"Lexa Woods" dice in modo poco chiaro visto che le labbra tenevano la sigaretta, le porgo la mano
"Clarke Griffin"
Riprende la sigaretta, butta fuori un po' di fumo "Ora non siamo più sconosciute"

"3 anni fa mio padre è morto in un incedente, era in macchina perché io gli avevo chiesto il gelato e a casa non c'era, da quel giorno mia madre mi incolpa per la sua morte, come se non bastassi io" sussurro l'ultima frase "ad ogni modo, cerco di non essere a casa quando lei non lavora, solo che ha trovato il parco dove di solito vado e avevo bisogno di un altro posto, ma se ti dispiace condividerlo con me, me ne vado, sono sicura che Roma sia piena di posti così"

"Puoi rimanere. Tu non sei di qui vero? Hai un accento strano"
"Sono nata in puglia, in un paesino in provincia Lecce, ma ci siamo dovuti trasferire qui perché a mia madre era stato offerto un lavoro al bambin gesù"
"Dal tuo tono di voce presuppongo che non ti piace stare qui"
"Non è casa mia, non mi è mai piaciuta la città, abitavamo in campagna e mi piaceva, passare da una casetta in un paesino di massimo mille persone, ad una città come Roma non è semplice. Tu invece, sei di qui, e questo si sente, anche abbastanza" sorride, anche se stiamo al buio, vedo quel sorriso, quei denti perfetti e bianchi che luccicano in mezzo a tutta questa oscurità
"Si, nata, cresciuta e quasi morta qui, sono di Rebibbia, per quanto riguarda i miei, beh mia madre, Indra si chiamava, è morta quando avevo 5 anni, invece Titus, quello che la legge chiama mio padre e chiuso in carcere per traffico di droga"
"Quasi morta?" si toglie la camicia e mi mostra il braccio sinistro dove spunta un piccolo buchino, probabilmente causato da un ago
"Avevo 15 anni, avevo trovato della roba di mio padre e avevo deciso che avrei potuto fare un piacere a tutti e a me stessa, purtroppo la domestica mi ha trovata e portata in ospedale" la guardo "non dire mi dispiace, ti prego, la trovo una cosa stupida da dire in questi casi"

"Infatti non lo stavo per dire" le porgo i polsi e lei osserva "Io 15 anni li ho adesso, e questi sono di 3 anni fa"
"Cazzo"
"Ora sei te quella che non deve dire mi dispiace"
"No, ho detto cazzo perché hai 15 anni, ed io che ci volevo provare con te"
"Chi ti ha detto che sono interessata"
"Sei lo stereotipo della ragazza bisessuale fatto persona, le convers nere, la bandana, dei mom jeans e uno zaino della vans"
"Parli tu, che invece sei lo stereotipo della ragazza lesbica, undercut, camicia, anelli e taglio al sopracciglio"
"Sono proprio io, comunque non hai smentito di essere bi"
"Questo non include comunque che tu debba piacermi"
"Piaccio a tutte"
"Quindi sei la ragazza che flirta e che poi si porta a letto tutte per una botta e via"
"Non tutte, non te"
"Non sono abbastanza attraente per te"
"Al contrario, sei molto attraente, ma hai qualcosa di diverso, qualcosa da scoprire Klark"

In tutto questo tempo, le nostre sigarette si erano consumate, entrambe non avevamo fatto più di 2 tiri, troppo concentrate in quella conversazione
Distolgo lo sguardo e osservo di nuovo il paesaggio davanti a me "Bella Roma di notte vero?"
"Si bellissima" ma sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso, mi alzo e riprendo lo zaino
"Beh Lexa, è stato bello, ma ora torno a casa, mia madre sarà già uscita per il turno e io voglio andare a dormire" mi incammino ma mi blocca per un polso
"Aspetta, non so se ti rivedrò più, insomma Roma è grande, quindi devo fare per forza una cosa o me ne pentirò per sempre"
Si avvicina a me, mi mette una mano sul collo e mi avvicina a lei "Posso?" io annuisco, ha chiesto il consenso, è tutti sanno che niente è più attraente del chiedere il consenso;

Si avvicina ancora a me fino a eliminare la distanza tra le nostre bocche, prima è un bacio a stampo, poi sento la sua lingua accarezzarmi il labbro inferiore, automaticamente apro leggermente le labbra e sento la sua lingua iniziare a muoversi in sincro con la mia, sento il sapore della sua marlboro, molto più amaro, mescolarsi con il sapore della mia camel, le sue mani mi accarezzano i fianchi e io sono appesa al suo collo, sono in punta di piedi, è molto più alta di me, ci stacchiamo per mancanza di aria
"Ci rivedremo Woods"
"Ti aspetto qui, Klark"

Detto questo mi giro e me ne torno a casa, ripensando solamente a quel bacio, e a quella ragazza che in meno di un'ora ha riempito quel vuoto che sentivo da 3 anni.

Tornerò, Lexa Woods.

su un tetto per una sigaretta- CLEXA FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora