pt.5 [Stay with Me-Sam Smith]

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Non so se voi l’avete mai provata, quella sensazione di appartenenza a qualcosa, magari un luogo o una persona.

Io non l’avevo mai provata, in 15 anni di vita mi sono sempre sentita estranea, al mondo, alle persone, come se qualcuno mi avesse messa qui in mezzo per sbaglio, che poi tra parentesi è così, tutto e tutti intorno a me sembravano aver trovato il loro obiettivo.

Per farvi un esempio, non so se siete mai andati in una cartolibreria, avete presente i contenitori con i diversi pennarelli/penne/evidenziatori, solitamente sono divisi per colori, ognuno è stato messo nel giusto contenitore, circondato da altri come loro, bene ogni tanto c’è quel deficiente che decide di prendere un pennarello e metterlo nel contenitore diverso, immaginate mettere un pennarello nero in mezzo a quelli gialli, era così che mi sentivo ogni giorno, poi però è arrivata lei, mi ha presa e mi ha rimessa nel contenitore giusto.
Mi sento finalmente appartenente a qualcosa, adesso in mezzo alle sue braccia, che mi stringono in modo da proteggermi dal mondo.

Sono sveglia già da un po', ma ho deciso di far finta di continuare a dormire mentre Lexa mi accarezza i capelli, sento la sveglia che viene subito spenta da Lexa che sussurra un “Cazzo, stai zitta”, cerco di trattenere un sorriso che mi stava uscendo spontaneo, poi sento dei piccoli baci sulla mia tempia “Koala, svegliati”, la sua dolcezza non ha limite, apro lentamente gli occhi che incontrano subito quel verde che mi ha fatta sentire completa in un secondo, ci conosciamo praticamente da due giorni, anche se con un’interruzione di un mese, ma sento come se le potessi lasciare la mia stessa vita tra le mani. “Buongiorno” mi dice baciandomi di nuovo la tempia, parlando di baci, dopo quello dato la prima sera sul tetto non ce ne sono stati altri, ma in questo momento sento questa forte attrazione che non riesco a reprimere, mi alzo leggermente e faccio incontrare le nostre labbra in un tenero bacio a stampo, sento che si irrigidisce, forse non voleva, mi allontano “Scusa, pensavo che-” ma vengo interrotta dalle sue labbra che si fiondano di nuovo per un altro tenero bacio, chiede subito di approfondirlo e come la prima volta le lascio libero accesso.

“FORZA PICCIONCINE DOBBIAMO ANDARE IN PALESTRA, POTRETE LIMONARVI PER FESTEGGIARE LA VITTORIA”
“ANYA ESCI SUBITO”
“Se escissi continuereste ad amoreggiare e tu ti devi preparare quindi alzate quei bei culetti e iniziate a prepararvi” dice per poi uscire dalla camera lasciando le porta aperta
“Scusala, NON CONOSCE LE BUONE MANIERE”
“TI HO SENTITA”
“ERA IL MIO INTENTO”

Io sorrido, hanno un bellissimo rapporto e si vede che Anya è una brava ragazza, o forse donna, non so quanti anni abbia, credo un’età compresa tra i 20 e 25 ma non vorrei sbagliarmi, dagli occhi posso vedere che ci tiene veramente a Lexa, io invece, d’altro canto, non penso di starle molto simpatica.

“Vado a farmi una doccia e a prepararmi, vai in camera mia e scegli i vestiti che vuoi, a pomeriggio andiamo a prendere i tuoi, va bene?” annuisco e mi sposto in modo che lei si possa alzare, mi lascia un altro bacio al volo e va a prepararsi.

Entro in camera sua ed è proprio come lei, i mobili sono scuri, ha due chitarre, una acustica e una elettrica poggiate su un muro, poi ha appesa, sopra il suo letto matrimoniale, rigorosamente con delle lenzuola nere, la bandiera lesbica, ovviamente non poteva mancare, ed è molta ordinata, al contrario di me che lascio spesso tutto in disordine, mi dirigo verso l’armadio e cerco dei vestiti che potrebbero andarmi non esageratamente larghi. Prendo un paio di jeans neri, la camicia che aveva quella notte e una maglietta bianca, ritorno in camera mia e mi cambio.

“Posso entrare?” la cosa che adoro di più di lei è che chiede il consenso per tutto, ed è probabilmente per questo che mi fido così tanto di lei
“Si” quando entra mi guarda e non dice nulla, inizio a preoccuparmi, forse ho preso delle cose che non voleva che prendessi, o magari sono inguardabile con questi vestiti 20 volte più grandi me “Sto male?”
“No, no, no sei stupenda” si avvicina a me, mi prende per i fianchi e mi attira verso lei
“Sei sicura? Sono enormi, forse sto male, poi i pantaloni mi cadono”
“Davvero Clarke, sei magnifica, per i pantaloni ti vado a prendere una cinta”
“NO” mi rendo conto che forse ho urlato troppo “La cinta no, ti prego, vanno bene così” l’ultima volta che ho visto una cintura è stata quando mia madre l’ha usata per spaccarmi la schiena, vedo che mi scruta e noto della rabbia farsi spazio dentro ai suoi occhi
“Ha usato quella vero?” non le rispondo “CLARKE TI HO FATTO UNA DOMANDA RISPONDIMI” mi spavento leggermente quando sento che alza la voce
Probabilmente attirata delle urla Anya entra in camera,

su un tetto per una sigaretta- CLEXA FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora