Mi mancava il ticchettio dei tasti mentre lavoravo.
Il computer a cui stavo finendo di esaminare una richiesta di atterraggio, inviata da una nave madre circa tre giorni fa, era un apparecchio estremamente sofisticato, capace di tante e tali operazioni che alcune di queste sconfinavano nell'inutile. Piuttosto che usarlo per vedere che faccia avrei avuto se fossi stata una blatta, mi sarebbe piaciuto invece avere una tastiera vera. Lo schermo del mio strumento di lavoro era dotato di un touchscreen sensibilissimo, che rispondeva ad ogni minimo sfioramento con prontezza e precisione. Anche quelli accidentali.
Mi affrettai a cancellare la lunga sfilza di EEEEEE che avevo digitato sullo schermo, aprendo una finestra di comunicazione con un collega per chiedere lo sgombero della pista.
Era una giornata piena: piena di lavoro, di impegni, di pensieri, vessata da un'afa che avrebbe potuto sciogliere i nostri clienti più acquosi. D'altronde non era così strano, visto che ci trovavamo (non potete vederlo, ma al solo raccontarlo sospiro) nel mese di luglio.
E questo sapete cosa vuol dire?
Io lo so. Quando fai un lavoro come il mio può capitarti spesso di saper le cose e, in fede mia, a volte vorrei davvero essere un'ignorante come quando sono arrivata qui. E invece sono acculturata e stanca.
La parola luglio indica il settimo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano, ma è anche una bizzarra offesa che su Sofficios Due significa "senza-sangue", una parola dialettale che alcuni idroscorpioni di Skirm usano per indicare le cose morbide, nonché il mese terrestre più soggetto ad alterazioni temporali e giorni extra (ora che ci penso, mi devono ancora pagare per la settimana di straordinari). Soprattutto, luglio vuol dire "inferno di Paula".
Paula sono io, e lavoro allo Spazioporto da circa sette anni.
Sono convinta che non vi sia altrove sulla faccia del nostro bel pianeta (e spero bene che sia bello, visto i prezzi che facciamo pagare per venirci in vacanza) un altro luogo con una concentrazione tanto alta di alieni e, a dirla tutta, stranezze e seccature di tutti i tipi. Qui approdano e da qui partono turisti, diplomatici, team di scienziati ed esploratori. Talvolta invasori. E noi siamo pronti a riceverli con le migliori tecnologie ed un'organizzazione che ci sforziamo per rendere del tutto impeccabile.
Non vi dirò esattamente dove si trova né come raggiungerlo, perché così non dovrò avere a che fare con nessuno di voi. Il problema è questo: a luglio la gente è in vacanza, vuole avere posti nuovi dove andare, e sulla Terra il clima è ottimo per i viaggi interstellari. Così sembra che le prenotazioni dei voli si concentrino tutte esattamente, inesorabilmente, nella metà di luglio.
Ogni anno, da sette anni.
Abbiamo troppi clienti. Non vi darò la possibilità di darmi altro lavoro.
Una figuretta barcollante si stava avvicinando alla mia scrivania, ma io ero troppo impegnata a leggere la risposta del collega sul mio schermo iper-tecnologico.
"Richiesti frombolieri per lo sgombero dell'apposita pista"
"È un'emergenza?" Chiesi, digitando in fretta
"Negativo"
"Vatteli a prendere".
Ma guarda un po' tu, che razza di pigrone. I "frombolieri" sono quei poveracci che hanno combinato qualche casino burocratico, e allora vengono relegati a sgomberare le piste di atterraggio da creature volanti, passanti o vandali in vista dell'arrivo di astronavi. Di piste ce ne sono cinque diverse, adibite a ospitare astrovetture di grandezze diverse: quelle per le navi madre erano le più difficili da tenere in ordine, perché erano così grandi che a volte non ci si accorgeva neanche di esserci dentro.
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Lo spazioporto
Science FictionQuesta è la storia di Paula, una giovane donna come tante che lavora per il DRICE (Dipartimento per la Regolazione degli Incontri con Creature Extraterrestri) all'interno del più trafficato spazioporto terrestre. Perché, vedete, gli alieni esistono...