Lo spettacolo si concluse con la troupe che usciva nuovamente sul palco e si inchinava profondamente verso di noi, allargando le braccia. In sottofondo era partita una musica nostalgica, simile al Valzer dei Fiori di Tchaikovsky.
Gli attori si facevano avanti uno alla volta per essere presentati per nome, accolti da una salva di applausi, ululati, ticchettii e battere di arti vari.
Quando la persona che avevano travestito da palo si inchinò ci investì una nuvola di profumo ferruginoso, che veniva da sotto i sedili, e nessuno annunciò il suo nome: nonostante l'aspetto umanoide doveva essere nata su Mirmecia, dove si comunica quasi esclusivamente attraverso odori e feromoni.
Non era difficile capire perché l'avessero messa a fare il palo, non si poteva avere un ruolo centrale che al momento di dire le proprie battute si limita a puzzare.
«Perché fanno così?» Mi chiese T-torpk, sfregando insieme la parte interna delle sue zampe raptatorie
«L'inchino?» mi sincerai, schioccando la lingua contro il palato per sembrare interrogativa. In realtà le mantidi non avevano una parola per "inchino", non era una consuetudine sociale tra loro, ma la cosa più simile era "ondeggia-giù", quindi fu quella la parola che usai.
«Sì, l'inchino»
«È un'usanza terrestre. È un modo per ringraziare il pubblico dell'apprezzamento e di aver seguito fino alla fine».
Di apprezzamento ce n'era stato parecchio, a giudicare dalla varietà di reazioni che gli spettatori alieni stavano tributando alla troupe. Mi sembrava di vedere un'himenogonda tra il pubblico che preparava un pacchetto un pacchetto di uova, forse per regalarlo al suo attore o attrice preferita.
«Loro ringraziano noi dell'attenzione?» T-torpk sembrava deliziato «Che strana usanza! È stato un meraviglioso spettacolo, Pkot»
«Ti è piaciuto?».
Mi aveva fatto poche domande, preso com'era dallo spettacolo, quindi non sapevo quanto avesse capito di quel che aveva visto. Come ho già detto, le mantidi aliene non hanno molti punti di contatto con la nostra cultura.
Però lui sembrava assolutamente rapito.
«Voi umani potete davvero vedere queste cose quando volete?»
«Avendo i soldi e il tempo, sì»
«Quante volte hai visto questo spettacolo?»
«Questa è la prima».
Lui inclinò la testa di lato finché non ebbe il collo piegato a novanta gradi nella mia direzione, un modo non-minaccioso per comunicare che avevo la sua attenzione. Tutte le mantidi tendevano ad avere il collo ed il primo paio di zampe molto mobili, e più erano in basso nella gerarchia più tendevano a gesticolare.
Io aveva tenuto il collo e il busto dritto per tutta la conversazione e gli avevo fornito informazioni: con quel gesto T-torpk stava, più o meno inconsciamente, accettando la mia superiorità.
«Quindi non è davvero uno spettacolo famoso della Terra?»
«In realtà hanno fatto un buon lavoro» Spiegai, finendo di battere le mani per l'ultimo attore della troupe «Sono tante storie terrestri messe insieme. Ci sono molti riferimenti alla storia di Garfield che conoscevo già e a diverse altre favole... sì, direi che è una buona opera terrestre».
Lo spettacolo era finito, quindi mi alzai dal mio posto e T-torpk fece lo stesso, quasi emulandomi.
«Mentire anche col corpo per raccontare una storia è geniale, non ci avevo mai pensato» Mi disse il mantide, mentre entrambi lasciavamo liberi i posti a nuovi spettatori «E dire tutti la stessa bugia così! I terrestri sono straordinari. Come vi è venuto in mente?».
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Lo spazioporto
Science FictionQuesta è la storia di Paula, una giovane donna come tante che lavora per il DRICE (Dipartimento per la Regolazione degli Incontri con Creature Extraterrestri) all'interno del più trafficato spazioporto terrestre. Perché, vedete, gli alieni esistono...