3. Questa lettera è stata scritta da una stella o da un fungo

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«Managgia» Sibilò Falco fra i denti. Pronunciava molte parole in modo buffo, una delle cose che si dimenticava più spesso era la doppia N.

«I mimmi sono socievoli» Commentai «Di che ti lamenti? Sarà una passeggiata»

«Non mi chiamano per parlare con quelli lì»

«Ah no. Sei un burocrate, per cos'altro ti chiamano? Scartoffie e diplomazia».

Falco mi guardò in un modo che avrei potuto definire solo come "tormentato": le rughe sulla fronte, ai lati della bocca, intorno agli occhi, marcate come non le avevo mai viste, e i denti appena scoperti, in una sorta di silenzioso ringhio. Non capii.

Gli abitanti del pianeta Mimmum con me erano sempre stati estremamente cortesi, cerimoniosi e al contempo facili da capire, per via della loro cultura che vedeva le bugie come il più grande peccato possibile, mentre verità e giustizia erano cose che venivano insegnate loro già in culla, inculcate a forza finché ognuno di loro non diventava una specie di cavaliere della luce. O meglio, ognuna di loro: i maschi erano rarissimi su Mimmum, un bene prezioso per la popolazione, e oltre il novanta percento della gente era di sesso femminile.

«Che c'è?» Domandai «I mimmi non sono pericolosi»

«E allora perché vogliono conquistare la Terra?» ribatté Falco, drizzando la schiena e allontanandosi finalmente da me. Ah, che liberazione, non ne potevo più del suo fiato sul collo!

«Probabilmente un gruppetto di scapestrati ha pensato che il sistema giudiziario della Terra faccia schifo rispetto al loro, il che è assolutamente vero» spiegai «Perciò hanno pensato che se conquistano il pianeta, ovviamente, lo possono gestire meglio di come fanno gli esseri umani. E anche questo è vero».

Falco non lavorava allo spazioporto da quanto ci lavoravo io, era più nuovo alle stranezze culturali degli altri, e a volte si spaventava per stupidaggini. Continuava a guardarmi atterrito.

«Sono forti, i mimmi» Disse

«Sono fortissimi, per carità divina, ma non li ho mai visto dare un pugno a qualcuno o qualcosa neanche per sbaglio. Sono più educati di Madre Teresa di Calcutta»

«Madre Teresa di Calcutta?»

«Sì, la tipa che è andata in India, quella che... non conosci Madre Teresa?»

«Hn hn» lui scosse la testa in segno di diniego

«Ma dove sei vissuto... ah, già».

A volte me lo dimenticavo, che sia lui che il Prisma che gli galleggiava sempre intorno provenivano da una dimensione diversa dalla nostra. Cioè, in realtà da due dimensioni diverse: si erano incontrati allo spazioporto e si erano immediatamente legati.

«Vabbé, ce l'avete un'icona di pace, nel posto da cui vieni?».

Appoggiai la guancia sulla mano, attendendo una risposta. Falco ci pensò un po' su, poi si indicò.

«Credo di essere io, l'icona della pace da dove vengo» Disse

«E va bene, e allora diciamo che i mimmi sono come te»

«Non credo proprio. Comunque ci vado...»

«Buon per te. Goditi i due miliardi».

Io non li avrei visti mai, due miliardi. Lui, invece, li trattava come se fossero briciole.

Non appena Falco se ne fu andato, uscii dalla casella di posta elettronica alternativa e rifeci il login in quello principale, notando con un pizzico di irritazione che erano appena arrivate altre quattro e-mail, di cui una in un linguaggio che non conoscevo e che non avevo mai visto in vita mia: avrei dovuto girare quella mail alla lavoratrice del settore arcano, che l'avrebbe decifrata prima di rimandarmela.

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