9. Godersi un filmetto durante il viaggio

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La navicella passò nel primo anello: vidi la luce intensa, come quella di un portale, che ci avvolgeva, poi le stelle che sembravano allungarsi, longiformi strisce fluttuanti nel cielo macchiato dai colori di lontane nebulose, dal luccicore dei pianeti.

«Abbiamo superato il primo anello di accelerazione» Disse Baby Red.

Deglutii, ed ecco tutto il tempo che servì per raggiungere il secondo anello. Questa volta, lo strattone si sentì più forte: tutta la navetta vibrò, con un clangore metallico da scatoletta di tonno sbattuta contro una forchetta gigante. Anche se ero all'interno di un mezzo, in qualche modo era come se potessi sentire la velocità a cui il mezzo si spostava, come se fosse il mio corpo stesso a viaggiare attraverso lo spazio.

E poi, BOOM, il terzo anello. Oltre quello, oltre ad un ultimo strattone, una vibrazione che mi entrò fin dentro lo stomaco, che mi fece ballare i succhi gastrici come onde dell'oceano che si infrangevano su un minuscolo molo, c'era la pace.

Se rimanevo immobile e in silenzio, potevo discernere il vibrare del pavimento sotto ai miei piedi, il ronzio ritmico dei circuiti e del motore, mentre, vista la velocità a cui viaggiavamo, le stelle erano diventate lunghe strisce di luce, proiettili catarifrangenti nel buio. L'avrete visto migliaia di volte nei film di fantascienza, no? Il viaggio nell'iperspazio, mi pare lo chiamino così.

Pensai che potesse essere una buona idea dormire, ma ero troppo su di giri per riuscire a chiudere gli occhi.

Decisi di guardare un film: magari era una buona idea, un'esperienza unica, godersi un'opera aliena mentre sfrecciavo nello spazio ad una velocità impossibile.

«Baby Red» Dissi «Vorrei guardare un film, possibilmente di origine non-terrestre».

Con l'angolo dell'occhio, vidi il grigio in uniforme che si faceva un té, l'acqua che già bolliva sopra un piano cottura a induzione che era scivolato fuori da una parete. I grigi erano come gli inglesi: cercavano di mantenere una parvenza di normalità in ogni momento, come se essere noiosi e tradizionalisti fossero le cose più importanti dell'universo, ed entrambi bevevano un sacco di té (ma i grigi lo bevevano deteinato, perché la teina era tossica per loro).

«Ma certo, Paula! Sto caricando il catalogo» Disse vivacemente Baby Red. I suoi occhietti scuri mandarono un piccolo lampo e poi si illuminarono, mentre proiettava sopra di sé un cubo tridimensionale. L'impostazione scimmiottava un po' alcune delle piattaforme di streaming più popolari della Terra del momento, con le locandine colorate e i titoli che spiccavano sullo sfondo di un bordeaux così scuro da essere quasi nero.

«Ho aggiustato i filtri per escludere film terrestri. Divertiti!».

Non dovete immaginare gli ologrammi di cui era capace come delle figure azzurrine e spettrali come in Star Wars: le immagini proiettate da Baby Red, come quelle di molta tecnologia moderna, erano così visivamente consistenti da sembrare reali. Non avevo mai usato un Baby Red prima, ma mi sembrò intuitivo provare ad interagire con il cubo olografico come se lo stessi toccando: funzionò.

I sensori di Baby Red erano anche meno sensibili di quelli del mio schermo allo spazioporto, motivo per cui mi risultava più semplice spostare il cubo per vedere le proposte senza cliccarle tutte.
Alcune culture aliene non credevano nelle locandine e i thumbnail selezionati erano delle scene casuali dal film (in una ad esempio c'era quello che sembrava un qualche animale quadrupede che correva visto da dietro, un po' sfocato), altre avevano intere animazioni solo per presentare il film.

I titoli erano tradotti in inglese, ma poiché alcuni concetti erano difficilmente traducibili, i risultati erano spesso incomprensibili o, al limite, esilaranti. Come "Ficcanaso sveglia parcheggio", un film di tipo romantico che come immagine di copertina aveva una specie di sgabello, oppure "Gallo signora lucertola", che prometteva ore di divertimento in questo slice-of-life che raccontava la storia di un (e cito testualmente dalla descrizione della trama) "bambino morto che contava le fusa".

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